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Posts Tagged ‘palcoscenico’

È uscito di scena definitivamente Gigi Proietti, lasciandoci ammutoliti e già orfani di quel riso lieve e profondissimo, elegante e scanzonato che riusciva a smuovere emozioni e pensieri nello spettatore, migliorandolo.

Un animale da palcoscenico, capace come pochi di usare in ogni sfumatura un camaleontico linguaggio del corpo insieme ad un’ampia gamma vocalica. Mimica e intonazione intrecciate con sapienza scenica. Istrionico in ogni ruolo, come i guitti di un tempo antico.

Sapeva catturarti anche solo attraverso uno sguardo sornione, muovendosi però su ogni registro, dal testo classico all’improvvisazione pura.

E l’ultima uscita di scena, un autentico coup de theatre. Andarsene nel giorno del suo ottantesimo compleanno, in quel giorno di nascita, il “giorno dei morti” su cui giocava sempre, “la data, eh… Viene data… “.

La stessa sottile ironia, che in lui diventava maestria, con cui riusciva a sbeffeggiare, in una famosa performance, uno chansonnier francese dicendo davvero poco, eppure facendo arrivare moltissimo.

Grazie Maestro per averci regalato arte di sublime leggerezza.

Ps: qualche giorno fa un altro grande attore, Sean Connery, ci ha abbandonati… Che fatica… Rimando al mio omaggio per i suoi 90 anni del 25 agosto scorso.

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Fra i suoi molteplici volti nascosti, c’è essenzialmente quello d’un soave, ben educato e diabolico genio del male: è un lupo in pelli d’agnello, e nelle sue farse sono parodiati insieme gli agnelli e i lupi, la crudeltà efferata e la casta e savia innocenza.

Natalia Ginzburg su Paolo Poli, attore italiano (Firenze, 23 maggio 1929 – Roma, 25 marzo 2016)

PS: Mancherà assai la sua capacità, intelligente e luminosa, di dissacrare con grazia leggera. Specie in tali tempi bui.

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Luca-De-Filippo (1)

Il Teatro da oggi è più triste. E noi più soli.

Il Peppeniello di “Miseria e Nobiltà”, che Luca De Filippo imparò dal nonno e dal padre a recitare in modo perfetto fin da ragazzino, torna definitivamente tra le quinte, lasciandoci sguarniti di consolazione. Per quei valori che questa famiglia di teatranti ha portato sul palcoscenico.

Come ha ricordato il suo amico e collega Toni Servillo, “Luca era umanità e talento, un vuoto che pesa“.

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In scena c’è l’Italia. Tutti la osservano, con preoccupazione e timore.

L’Italia è ammalata. Gravemente. I suoi tessuti appaiono ormai allo stremo.

Si sta discutendo di cure, medici, farmaci, luminari.

E intanto il diagramma della febbre continua a salire.

Tutti i suoi figli sono allarmati, capiscono che si tratta di ore cruciali.

Si giunge al suo capezzale per un consulto straordinario. Un ultimo tentativo per salvarla.

Sta per arrivare qualcuno con ricette speciali, forse. Ma ai miracoli i suoi figli non credono più.

Per ora aspettano. E sussurrano tra loro. La malata, come dice Eduardo De Filippo, “ha da passa’ ‘a nuttata“.

Nel frattempo c’è chi si allontana definitivamente dal palcoscenico. Evitando le luci. E uscendo da un fondale dipinto.

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