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Posts Tagged ‘Oscar’

Archiviata la notte degli Oscar 2022 tra offese (di Chris Rock alla moglie di Will Smith), pugni (di Will Smith a Chris Rock), aspettative realizzate (“I segni del cuore”, remake americano da “La famiglia Belier”) e altre tradite (il nostro Sorrentino con “È stata la mano di Dio”), vale la pena tornare su un film capolavoro, “Parasite”, Oscar 2020, inizio del tempo Covid.

Trasmesso qualche sera fa in prima visione sulla tv generalista, è ora disponibile su Raiplay. Da vedere, assolutamente. Per il rocambolesco intreccio, per il dipanarsi vorticoso tra i generi, per le profonde riflessioni morali, per i continui richiami metaforici, per gli attenti movimenti di macchina, per la stupenda fotografia. E per la misura ritmica, incalzante sempre, anche nel ralenti. Perciò perfetta.

Geniale il regista sud-coreano Bong Joon Ho a raccontare, con disincantato sguardo, un meccanismo inizialmente innocente, destinato però a rotolare, scelta dopo scelta, sempre più in “basso”. Con due famiglie, i Kim e i Park, agli antipodi, seppur spesso sullo stesso piano. Tra scale, odori, acqua. Con vita e morte a rincorrersi, senza saperlo.

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Aveva reso breve il suo nome aristocratico tanto lungo (Arcangela Felice Assunta Job Wertmüller von Elgg Esapañol von Brauchich), per poi fare di quella lunghezza la cifra dei suoi titoli filmici. Diventati dei veri cult, da “Mimì metallurgico ferito nell’onore” a “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto”, solo per ricordarne alcuni. Storie di profondità, ammantate di leggerezza. Già respirata sui set di Federico Fellini, di cui divenne aiuto regista ne “La dolce vita” e “8½”.

Prima regista candidata agli Oscar con “Pasqualino Settebellezze”, Lina Wertmüller ebbe poi il prestigioso riconoscimento “alla carriera” solo lo scorso anno. Sempre con il sorriso e gli immancabili occhiali bianchi. Che facevano intravedere uno sguardo attento sul mondo. Del resto di sé diceva: ”Sono curiosa, mai autobiografica, di me so tutto, sono gli altri che mi interessano come una entomologa”.

Grazie Lina.

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È stato il primo James Bond, e anche il più amato. L’agente segreto 007 per antonomasia, Sean Connery, compie 90 anni.

Nella riservatezza, come sempre, tenendo fede al personaggio che lo ha reso famoso. Al punto da rischiare di vederlo tale in altre sue notevoli interpretazioni, dal frate Guglielmo di Baskerville ne “Il nome della rosa” al poliziotto Jimmy Malone in “The untouchables – Gli intoccabili” che gli valse l’Oscar. Quasi fosse l’agente Bond ad operare sotto copertura. Prestante, elegante, misterioso. In ogni occasione.

Del resto questo ruolo sembrava già scritto nel suo destino. A sedici anni infatti, quando lavorava in una drogheria di Edimburgo, portava spesso il latte al “Fettes College”, proprio la scuola frequentata da 007 nei romanzi di Ian Fleming.

Quindi auguri a Connery, Sean Connery.

Ps: Il tè poco inglese e molto “addizionato” fatto bere ad Alexei Navalny, oppositore politico di Vladimir Putin, ci riporta alle operazioni segrete di James Bond. Purtroppo però qui nulla è finzione narrativa.

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Ennio Morricone e la consegna dell’Oscar, 28 febbraio 2016

È sufficiente l’attacco di una delle sue colonne sonore perché sia subito evidente il film per cui è stata scritta. Questo fa di Ennio Morricone, 90 anni in questi giorni, un compositore di fama mondiale, come dimostra la stella che gli è stata attribuita sulla Walk of Fame a Hollywood.

I numeri sono da capogiro: più di 500 colonne sonore scritte, oltre 70 milioni di dischi venduti, due Oscar di cui uno alla carriera “per i suoi contributi magnifici all’arte della musica da film”, tre Grammy Awards, quattro Golden Globes, sei BAFTA, dieci David di Donatello, undici Nastri d’Argento, due European Film Awards, un Leone d’Oro alla carriera e un Polar Music Prize.

Ha lavorato con i registi più diversi, da Elio Petri a Brian de Palma, da Oliver Stone a Giuseppe Tornatore, da Dario Argento a Bernardo Bertolucci, da Mike Nichols a Quentin Tarantino. Anche se la svolta nella sua carriera avvenne negli anni Sessanta quando l’ex compagno di scuola alle elementari, Sergio Leone, gli chiese di scrivere il tema conduttore del suo primo western all’italiana, “Per un Pugno di Dollari”E con il grande regista italiano il sodalizio continuerà fino al superbo “C’era una Volta in America”.

È proprio la sua punteggiatura sonora, così evocativa, sublime, perfetta, a rendere leggendarie le pellicole che portano la sua firma musicale. Da “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” a “Mission”, da “Novecento” a “The untouchables”, da “Nuovo Cinema Paradiso” a “Il buono, il brutto, il cattivo”.

Note talmente potenti da vivere di vita propria, oltre l’immagine filmica.

 

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È uno dei film che più ha contribuito a diffondere nel mondo l’immagine di Firenze e della sua bellezza.

“Camera con vista” di James Ivory compie 30 anni, ma la pellicola con tre Oscar vinti continua a sprigionare incanto per la potenza di tutti gli elementi in gioco. La felice scrittura di E.M.Forster dal cui romanzo è tratto il film, la maestria registica di Ivory non nuovo a tali risultati, il delicato equilibrio attorale su cui spicca una notevole Maggie Smith, la magica luce di cui appare ammantata la città medicea e la sua assolata campagna.

Come dimenticare infatti quella collina di spighe mosse dal vento in cui la rivelazione si rende palese ma non ancora possibile? Sarà necessaria la terra d’Albione a sciogliere i nodi. Rendendo sempre più forti i legami tra gli inglesi e la Toscana.

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Sorriso malandrino, pronto a diventare luciferino. E una capacità attoriale di livello superiore. Tale da consegnarli tre Oscar e quindici nomination.

Jack Nicholson. Un nome, una leggenda. Tanto che i suoi 80 anni appaiono un mero accidente anagrafico.

Le sue interpretazioni stanno a dimostrarlo. Da “Shining” a “Chinatown”, da “Il postino suona sempre due volte” a “Qualcuno volò sul nido del cuculo”. Film questo capace di far affacciare per la prima volta il grande pubblico sull’abisso della malattia mentale e dei manicomi. Con Nicholson sublime a camminare come un funambolo sul filo di quel precipizio.

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“Il cliente” di Asghar Farhadi, Premio Oscar come miglior film straniero 2017, é il racconto di in avvicinamento progressivo verso le proprie linee d’ombra, rompendo gli equilibri relazionali. Elevando al quadrato la riflessione. Perché i protagonisti, giovane coppia borghese di attori, portano in scena “Morte di un commesso viaggiatore”.

Le crepe iniziali nei muri della loro casa di Teheran non sono che il metaforico segno di frattura del loro mondo interno. L’instabilità e la paura diventano così la cifra filmica dominante. Insieme alla discesa verso le proprie parti oscure quando qualcosa di violento irrompe nel fluire quotidiano.

Perdono e vendetta, indulgenza e brutalità, suspense e scelta costringono lo spettatore ad indagare sui confini variabili delle azioni umane. Che Shahab Hosseini, nel suo ruolo di marito protettivo, rende magistralmente credibili.

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the imitation game

“The imitation game” è candidato a otto oscar, tra cui miglior film e miglior attore protagonista.

Si tratta, per realizzazione e recitazione, di una pellicola di alto livello. Più ancora per la storia che racconta. Che è vera, incredibile e segreta. O almeno tale è stata per decenni perché secretata dalla sicurezza britannica.

Scoprendo la vicenda del matematico britannico Alan Turing non si può che rendergli onore. Grazie a lui e alla sua “macchina”, un protocomputer, fu decriptato il codice nazista “Enigma”, e in virtù di quelle informazioni la seconda guerra mondiale fu fermata due anni prima salvando 14 milioni di persone. Lo stesso sbarco in Normandia fu un effetto di quei segreti messaggi decriptati.

Tutto bene? No, perché nel racconto si scopre anche che Turing si suicidò a soli 41 anni per l’accusa di omosessualità a cui era seguita la condanna ad una castrazione chimica obbligatoria. A cui il matematico, distruggendo lentamente le sue geniali facoltà intellettive, resse per un anno. “Scegliendo” poi di sottrarsi a quei medicinali che snaturavano, con gli effetti collaterali, la sua stessa persona. Solo nel 2013, anche a fronte di un appello da parte di importanti esponenti del mondo scientifico internazionale, la regina Elisabetta II ha elargito la grazia postuma per Alan Turing.

Colpiscono anche, nel film, i tormenti etici legati alla conoscenza di informazioni segrete che tali dovevano rimanere per non essere scoperti, rendendo inutile la conoscenza di tutto quanto si sapeva. Con il collaterale effetto, anche qui, di scegliere chi “salvare” e chi “sommergere”. Sostituendosi forse all’Onnipotente. E provocando, nello spettatore, molteplici e complesse domande. Scardinando anche intime fedi.

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sofia-loren

Buon compleanno a Sofia Loren, icona internazionale di bellezza e bravura.

Ci sono fotogrammi della sua vita cinematografica divenuti ormai parte dell’immaginario collettivo, dal tragico e smarrito accasciarsi de “La ciociara” al seduttivo spogliarello di fronte all’ululante Mastroianni in “Ieri, oggi, domani”.

Premi, riconoscimenti, consacrazione. Ad un’attrice che ha portato sulla scena talento, sensualità, eleganza. Con uno sguardo che continua a raccontare l’incanto per il mondo. Anche oltre la celluloide. Il grido gioioso “Robbertooo, Robbertooo!” per annunciare l’Oscar a “La vita è bella” di Benigni ne è stato l’esempio più famoso.

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la capria

Sembra essere uscito in perfetta sincronia con l’Oscar di Paolo Sorrentino l’ultimo libro di Raffaele La Capria, “La bellezza di Roma”. Fu lo stesso scrittore a dichiarare poco tempo fa: ” Jep Gambardella? Un po ‘mi somiglia “. Del resto l’elegante disincanto e lo sguardo rassegnato sul degrado morale di Jep hanno la cifra dell’autore di “Ferito a morte”, insieme a quel panama bianco che accompagna entrambi.

E’ proprio Roma, come nel film “La grande bellezza”, ad emergere attraverso questi racconti di La Capria, una Roma bella, pur nelle sue contraddizioni e nella sua smania di potere. Una città di tutti, perché, come sostiene lo scrittore, ” tutte le strade conducono a questa Città invisibile: tutte le strade conducono a Roma, e qui si perdono … “.

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