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portafoglio

Nel tempo a. 5s. (prima dell’avvento “5 stelle”) esisteva il ministro senza portafoglio. Significava che non aveva ministero per cui avere potere/libertà di spesa.

Oggi, nel tempo d. 5s. (dopo l’avvento “5 stelle”), esiste l’onorevole-cittadina senza portafoglio. Significa, oltre che semplicemente l’ha perso come può accadere a chiunque, che non avrà libertà di rimborso per le spese sostenute.

Noi “cittadini” semplici ce ne facciamo una ragione e consigliamo alla cittadina Lombardi di fare altrettanto, evitando inoltre nell’ordine:

1) di diventare la gaffeur dell’anno: dopo la cafonal battuta su “nonno” Napolitano, questa sulla sua perdita in vista di rimborso non getta buona luce sul francescano distacco dei “5 stelle” dai pubblici emolumenti.

2) di usare la parola “compassione” per ritrovare l’ormai famoso portafoglio. Un termine tanto alto è davvero fuori luogo per una vicenda tanto piccina. Aver compassione significa “immedesimarsi nel dolore dell’altro”. Che per il portafoglio perso la cittadina Lombardi stia così male da aver bisogno dell’altrui empatia è difficile crederlo.

3) di annunciare alle telecamere con aria tra il divertito e lo sfottò che quelle spese a rimborso erano di caffé e biglietti del bus. Che caduta di stile per chi mostra reiterata supponenza di fronte alla vecchia politica! Comunque, nonostante la sottrazione di rimborso, lo stipendio Lombardi di questo mese resta ancora congruo: 10.750 euro. A meno che certe inveterate “abitudini”, pur polemizzate, siano già state acquisite…

Ps: faticoso tenere aggiornato il gaffe-book della cittadina Lombardi. Scrivo del portafoglio e lei già dichiara che il Movimento 5 stelle voterà, quale candidato Presidente della Repubblica, quello che uscirà dalle “Quirinarie” (sob), anche fosse Totò Riina (sigh). Da bambina deve essere stata assente quando spiegavano il gioco del silenzio.

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Il film “Signore e signori, buonanotte” è del 1976. Sono trascorsi quasi quarant’anni da allora, eppure l’intervista tra lo speaker del Tg3, interpretato da Marcello Mastroianni, e l’onorevole di turno è talmente attuale da risultare surreale, nonché inquietante.

Tuttavia è anche illuminante l’esegesi finale del politico. In quella spiazzante ammissione, l’elettorato vede in me un prevaricatore. Se invece voleva scegliere un uomo probo, onesto e per bene, ma che dava i voti a me?, è contenuta tutta la nostra italiana colpa.

Di furbetti del quartierino.

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