Appena ho sentito Papa Francesco a proposito del “pugno” mi sono detta: “E l’altra guancia che noi cristiani dovremmo porgere?“.
Poi riflettendoci è stata evidente la reazione istintiva del Papa. Che, pensando ad un’offesa alla propria madre mossa persino da un suo amico, avrebbe reagito con un “pugno”.
E ho ripensato ai miei studenti più piccoli, quelli che tra i 14 e i 15 anni passano il loro tempo ad offendere le madri dei propri compagni, con particolare riferimento al mestiere più antico del mondo, sullo stile dei ragazzini del film “Stand by me“. Volendosi comunque bene. Pur dandosele, sometimes, di santa ragione.
E così mi rendo conto che in questa espressione, “santa ragione”, torniamo ai discorsi di questi giorni e di questi tempi, in cui certe “ragioni” rischiano di essere “santificate”.
Penso davvero che il Papa abbia detto la frase del “pugno” senza pensarci. Ma forse, specie se portatori di ruoli tanto alti, l’uscita delle parole dovrebbe avere un tempo un po’ più riflettuto. Oppure, dopo l’uscita istintuale, spiegarne il senso. Perché questo è il tempo delle strumentalizzazioni. Soprattutto in campo religioso. E la curia romana, che Papa Francesco sta cercando di assottigliare, aspetta nell’ombra passi falsi. O meglio, quelli istintivi. Che la curialità non conosce.