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Posts Tagged ‘Novecento’

Si è spento Boris Pahor. Era vecchio si dirà. Già, ma i testimoni dell’Orrore dovrebbero essere esentati dall’umano destino mortale.

Scrittore triestino, di quella Trieste crogiolo di popoli e culture, testimone sempre vigile contro i crimini del nazifascismo ma pure contro la repressione comunista nei territori dell”ex Jugoslavia. E anche delle devianze del nostro tempo.

Boris Pahor è stato il padre di un memorabile testo come “Necropoli”, libro autobiografico intenso e sconvolgente, in cui racconta la sua esperienza del Campo di concentramento di Natzweiler-Struthof sui Vosgi, affinché la Memoria non si perda e la Storia non sia passata invano. Ma oltre alla fedele testimonianza delle atrocità dei lager nazisti, “Necropoli” è anche un emozionante documento sulla capacità di resistere e sulla generosità dell’individuo. Perché Pahor, pur avendo perso in quell’orrore molta parte di sé e dei suoi compagni, sottolinea comunque l’umanità mai del tutto sconfitta.

Perdiamo un custode rigoroso del “filo spinato” del Novecento, ma anche del nostro tempo.

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Più arduo e solitario il cammino senza un tal nocchiero.

Difficile condensare il regista Bernardo Bertolucci in una sola parola, ma forse Maestro si avvicina. Per quel di più, magis appunto, insito nella parola “magister“.

Per padre il poeta Attilio che gli fa amare lo scavo nella parola, per vicino di casa il giovane Pasolini che lo vuole aiutante nel suo primo film.

Il resto è storia del cinema. Perché “Ultimo tango a Parigi”, “Novecento”, “L’ultimo imperatore” , “Il té nel deserto”, “Piccolo Buddha” sono capolavori assoluti, pietre miliari della settima arte. E Bertolucci è l’unico italiano ad aver vinto il premio Oscar come miglior regista.

Mi piace ricordarlo con i versi di una poesia, “Decisioni per un orto”, di suo padre Attilio che ho avuto l’onore di incontrare in occasione del Premio Montale: “Bisogna rivalutare questo orto / recingerlo dove è aperto di rete metallica / azzurra“.

Ecco, penso che l’azzurro, colore dei poeti, sia quello con cui sta ora “giocando” il Maestro Bertolucci. L’ultimo imperatore del cinema.

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italia per stranieri

Per loro, l’Italia è selvaggia, inospitale, antica, raffinata, decadente, angusta, meravigliosa, primitiva, troppo battuta dal sole, a volte lamentano una qualità del cibo pessima. Ai loro occhi, gli italiani sono alternativamente incivili e cortesi, cor­diali e insensibili, privi di tenerezza e poveri, degenerati e virili, schietti e galanti.

Chi potrebbe aver detto tali parole di noi italiani?

Gli aggettivi che ci descrivono sembrano riecheggiare attualità e invece, a sorpresa, sono il punto di vista, riportato dal curatore, Francesco Longo, della sezione scrittori stranieri del numero, “Granturismo”, della rivista letteraria “Nuovi Argomenti”, a proposito di coloro, come Bachman, Pound, Cheever, Hemingway che passarono del tempo in Italia nel Novecento.

Come a dire che, nella terra dei “gattopardi”, proprio nulla cambia.

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arnoldo foa

E’ stato un grande attore italiano, interprete magistrale del Novecento.

Ma Arnoldo Foà era soprattutto la “voce”, dal timbro profondo ed inconfondibile. Con cui rendeva uniche le sue innumerevoli e brillanti performance. Attraversando da protagonista la vita culturale del “secolo breve”.

Un autentico primo attore, che però amava dire: “Mi piacciono di più i sorrisi amichevoli delle congratulazioni.”

Davvero un altro secolo.

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