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Posts Tagged ‘Nascita’

La vedi spuntare tra pieghe e ringhiere.

Giovane, timida, fresca. A fare da esca

ai pensieri stipati, riposti e nascosti.

Si respira, leggera, primavera.”

Ps: è primavera, la dodicesima, anche per questo blog…

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Un augurio affettuoso di Buon Natale a tutti i viaggiatori di “espress451”.

Che cuori, menti e passi di ciascuno possano infine tornare a ricevere Luce.

E anche qualche dolcezza…

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Auguri di un Natale Sereno. Seppur straordinario.

Che la Nascita possa annunciare agli Uomini di Buona Volontà il rientro in una ritrovata ordinarietà.

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“Margherite affacciate sul mondo” – Photo by Ester Maero

La nascita porta inscritto in sé, quasi per definizione, l’evento miracoloso.

Ma la rinascita? Il ciclo vitale che ricomincia? Atto di pura fede che si compie davanti all’occhio umano.

Ecco perché la primavera è, per definizione piena, la vita che si rinnova.

Gemme, fiori, foglie novelle. E su tutto un verde tenero, bambino. Che compie i primi passi. Incerti ma fondamentali.

Ps: questo blog compie oggi sette anni. L’età delle prime corse riflessive…

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Che sia soprattutto “Natale”, ovvero “nascita”. Inizio, speranza.

Affettuosi auguri a tutti i “passeggeri”, pendolari e viaggiatori, di “espress451”.

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Qualche settimana fa ho affrontato con la “mia” (antica illusione quella per cui consideriamo sempre un po’ nostre le persone con cui ci intratteniamo…) classe seconda di liceo l’argomento “Poesia”. Complesso, lo so. Ma ogni volta so anche che tale “operazione” (capirete tra poco perché la definisco tale) mi regala albe e tramonti, direttamente sui banchi. Sarà perché la poesia è connaturata a tutti noi viventi, è solo necessaria una levatrice che porti “alla luce” la vita più intima che, interna a ciascuno di noi, già pulsa.

E così ho assistito, ancora una volta, al miracolo della nascita poetica, che è poi la nascita più autentica, profonda,  e animica di ogni essere umano. Perché entra in contatto con le parti più nascoste e potenti del sé.

Dopo aver spiegato ed esemplificato l’acrostico, ovvero quel particolare tipo di componimento, solitamente dedicatario, che porta per ogni verso nelle sue lettere iniziali un nome proprio, ho chiesto a loro di provare a scriverne uno, ricordando di raccontare, attraverso i versi, la persona il cui nome fa acrostico.

Vi riporto qualche esempio, ricordandovi che sono ragazze/i quindicenni, quelle/i che solitamente vengono descritti “sdraiati” e “smanettoni”, cioè nullafacenti, alias nullapensanti.

Fabio, nuotatore fin da bambino, si è raccontato così:

Fin da bambino/Amavo nuotare/Battevo gli avversari/In tutte le gare./Ora son sempre uguale.

Michele, solitamente tranquillo ma attento ad ogni evento, si descrive in questo modo:

Mi/Immergo/Completamente./Ho/Eleganza,/Lentezza/Esagerata.

Assia, con un suo sfaccettato mondo interno, scrive di sé:

Aiutami,/Sono/Sola/In questo/Abominio.

Sebastiano descrive la bellezza di Rebecca:

Rossa/E/Bella/E/Calda/Come la notte/Appena prima che arrivi.

Giada racconta il proprio rapporto con Edoardo:

Eravamo/Due ruote di legno,/Ora/A mala pena/Riesco a/Distinguerti nel mio/Orizzonte di tristezza.

Cosa ne dite? Possiamo ancora definirli nullapensanti?

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Adesso considera un po’ questi qua davanti. Hanno preoccupazioni, contano i chilometri, pensano a dove devono dormire stanotte, quanti soldi per la benzina, il tempo, come ci arriveranno… e in tutti i casi ci arriveranno lo stesso, capisci. Però hanno bisogno di preoccuparsi e d’ingannare il tempo con necessità fasulle o d’altro genere, le loro anime puramente ansiose e piagnucolose non saranno in pace finché non riusciranno ad agganciarsi a qualche preoccupazione affermata e provata e una volta che l’avranno trovata assumeranno un’espressione facciale che le si adatti e l’accompagni, il che, come vedi, è solo infelicità, e per tutto il tempo questa aleggia intorno a loro ed essi lo sanno e anche questo li preoccupa senza fine.”

Jack Kerouac, da “Sulla strada”.

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E’ stato allestito in Piazza Castello, il cuore di Torino. Con Palazzo Reale a fargli da fiabesca quinta teatrale.

E’ un presepe semplicemente bello. E suggestivo. Perché dà l’impressione di essere una fiaba in movimento.

Le colorate figure in legno sembrano infatti camminare, attraverso quei gesti in cui il Maestro scenografo Luzzati li ha fissati.

Quasi un cammino incantato nel bosco per arrivare ad adorare la Nascita. Ciascuno nel suo ruolo che, dal pastore al re, acquista la stessa ed identica importanza nel disegno provvidenziale.

Ogni personaggio pronto, nel suo passo sereno, a raccontare ancora una volta la Storia su cui si fonda la cristianità.

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