Feeds:
Articoli
Commenti

Posts Tagged ‘Napoli’

Dopo 33 anni all’ombra del Vesuvio torna lo scudetto, il terzo per il Napoli e per Napoli.

Un’impresa quasi epica da parte di un gruppo eterogeneo e coeso, caparbiamente voluto dal Presidente De Laurentiis e guidato da un mago coi piedi per terra, Mister Spalletti. Certaldese doc, come il suo predecessore più famoso, Giovanni Boccaccio. E come lui con un felice tempo napoletano. Risposta pronta, a volte mordace, visione chiara, a volte predittiva.

E poi la squadra. Questo Napoli è un mondo in miniatura: giocatori da ogni parte del globo che, invece di atteggiarsi a solite primedonne, mettono in campo il senso compiuto del mediano di Ligabue, “A coprire certe zone / A giocare generosi“.

Si meritano la vittoria. Col beneplacito del loro (ma anche nostro) beniamino Maradona. E il gotha dei napoletani appartenenti a tutti noi, da Edoardo De Filippo, a Totò, da Massimo Troisi a Pino Daniele.

Pubblicità

Read Full Post »

Siamo nei giorni del ricordo del grande Massimo Troisi, che avrebbe compiuto 70 anni il 19 febbraio e che a breve rivedremo in sala con il docu-film “Laggiù qualcuno mi ama”, omaggio di Mario Martone all’attore napoletano più amato dopo Edoardo De Filippo e Totò.

Se ne andava, per quel cuore malato, alla fine delle riprese de “Il postino”, in cui si rende esplicito il suo essere poeta della vita, capace di raccontarne felicità e fragilità. Insieme a quello sguardo un po’ sornione, tanto malinconico, che lo aveva reso celebre.

I titoli dei suoi film condensano la sua filosofia di vita e il suo rapporto col pubblico: “Ricomincio da tre”, “Scusate il ritardo”, “Le vie del Signore sono finite”, “Pensavo fosse amore invece era un calesse”, fino a “Non ci resta che piangere” insieme ad uno strepitoso Benigni in un surreale viaggio nel tempo con Leonardo e le sue invenzioni.

Il suo vestire ed essere Pulcinella nasce da ragazzo, e della maschera amava, come ricordava lui, “l’imbarazzo, la timidezza, il non sapere mai da che porta entrare e le sue frasi candide“. Quel modo di essere che lo fa conoscere al grande pubblico televisivo nel 1977 con “La smorfia” insieme agli amici Lello Arena ed Enzo Decaro nel programma “No stop”, intuizione anti-narrativa del geniale regista Enzo Trapani.

E Troisi c’era già tutto, parlare strascicato quasi incomprensibile ma mimica universale, calzamaglia nera, follia quasi surrealista dell’improvvisazione. Iniziando un viaggio breve ma denso che lo renderà, attraverso un talento immenso, eterno folletto, poeta bambino.

Read Full Post »

Ora che i riti laici e sacri sono conclusi, sembra ancora più irreale che Maradona non sia più. A trasudare talento ed eccesso. Ed è allora che ti rendi conto che il Pibe de oro è già entrato nella leggenda. Essendo lui stesso mito, personaggio epico, dio pagano. Quindi immortale.

Pasolini diceva che “il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo“. Nel caso di Diego Armando Maradona l’aura di sacralità era ammantata di fragilità. Con la vita a spumeggiare però sempre e comunque. Alla maniera di un bambino quando, felice, gioca col suo pallone.

E noi, fortunati, a bere vita per interposta persona. Come nel palleggio di riscaldamento, divenuto celebre, prima di Napoli-Bayern Monaco sulle note di “Live is life” degli Opus. Colonna sonora perfetta a tale surplus di vitalità. Che per qualche istante ci illudevamo potesse essere anche nostro.

Grazie Diego.

 

Read Full Post »

Sembra incredibile che tutta quella potenza esplosiva che sul campo di calcio ha reso Diego Armando Maradona il più grande calciatore di tutti i tempi sia spenta. Per sempre. Il Pibe de oro, la mano di Dio.

In fondo uno scugnizzo napoletano. Veloce a schivare gli avversari, amante della vita e dei suoi eccessi. Chiaro e scuro, luci e ombre, sugli altari e nella polvere. Ma sempre amato, osannato, perdonato. Come solo un dio.

L’estasi sui campi di calcio. Dribblava sul tappeto erboso andando a gol, in modo rapido e magico, regalando stupore e felicità a chi lo guardava compiere miracoli. Come un dio, appunto. I Mondiali 1986 vinti superando l’Inghilterra col gol considerato il più bello del secolo, quasi un riscatto argentino alla sconfitta nella guerra delle Falkland. E due scudetti col Napoli che lo ha sempre venerato e ora lo piange come un figlio. Collocandolo tra i suoi Grandi. Totò, De Filippo, Troisi e Pino Daniele.

E le cadute fuori dal campo. Tra cocaina, alcool, esagerazioni, amicizie pericolose, depressione, donne, tradimenti, operazioni. Con la consapevolezza di essere risorto più volte dall’abisso. Come solo un dio.

Il regista Emir Kusturica nel documentario girato su Maradona lo definisce un dio mesopotamico, Gilgames. Un dio a cui perdoni ogni eccesso. Perché tanto ti dà.

Non fosse stato un calciatore forse Maradona sarebbe stato un rivoluzionario. Per quella sua capacità di attirare le masse con un naturale carisma. Come il suo amico Fidel Castro, anche lui spentosi proprio il 25 novembre. O come Che Guevara, che portava tatuato su di sé.

Ma non poteva che essere un calciatore Diego Armando Maradona. Per essere il più grande di ogni tempo. Un dio del pallone.

Read Full Post »

Ottanta, in modo alternativo. Come é sempre stato lui: garbato, ironico e appunto “alter”. Così Renzo Arbore augura a se stesso un “altro” compleanno. In linea col suo navigare.

Primo disc jockey italiano, geniale scopritore di talenti, inventore di nuove e surreali formule radiotelevisive. Sempre in direzione alternativa, quella non contemplata dai più.

Proprio i nomi dei suoi successi raccontano la sua scelta “altra”: “L’altra domenica” , “Quelli della notte” , “Indietro tutta”. Andando in realtà molto più avanti degli altri. Con sguardo altrove, sulle note del suo amato swing.

Al re della notte, auguri di un “altro” compleanno.

Read Full Post »

Risultati immagini per totò

E’ stato un genio. Riconosciuto post mortem. Come spesso accade.

Ha raccontato l’uomo qualunque col talento di chi qualunque non è.

E resta attuale. Nella gestualità istrionica, nelle battute fulminanti, nella profondità malinconica.

Grazie Principe Antonio de Curtis per averci regalato schegge del tuo mondo poco terreno.

Read Full Post »

francesco_rosi

Francesco Rosi è stato il cinema civile. Le sue inchieste, le sue domande, i suoi film nascevano da una visione alta, civile appunto, della vita. Un insegnamento attuale, sia per il risultato filmico (lo sfruttamento edilizio nella sua Napoli raccontato ne “Le mani sulla città” non mostra il suo mezzo secolo di vita) che per il pensiero sotteso.

A tal proposito mi piace ricordare una sua riflessione, che appare un faro nel buio di questi giorni:

L’arte si accompagna sempre a una sofferenza. È un tormento e nello stesso tempo una gioia. Si passa, molto velocemente e intensamente, da momenti di gioia ed esaltazione a momenti di depressione e di dubbio, continuamente. Non si è mai sicuri di aver raggiunto la verità di quello che si voleva dire, mai certi di essere capaci di assumersi la responsabilità del legame fra sé e gli altri. Non si può essere solitari. La creazione in origine è certamente un atto solitario, ma l’oggetto della creazione appartiene a tutti, è un oggetto sociale. Essere creatore deriva da questa esigenza: ci si rende conto di avere una responsabilità nei confronti di tutti, e occorre assumersela completamente, malgrado i dubbi e le sofferenze.” (da Gilles Jacob et al., Lezioni di cinema).

Ps: nel frattempo si è anche spenta l’attrice svedese Anita Ekberg. La sua immagine, superba e bellissima, che entra con il lungo strascico del vestito nella fontana di Trevi ne “La dolce vita” di Fellini entra definitivamente nella storia.

anita-ekberg-dolce-vita-fellini-marcello-mastroianni-3

Read Full Post »

pino daniele

A me me piace ‘o blues e tutt’e 
journe aggio cantà’
pecchè so stato zitto 
e mo è ‘o mumento ‘e me sfuca’.”

Da “A me me piace ‘o blues” di Pino Daniele (Napoli, 19 marzo 1955- Roma, 4 gennaio 2015)

Ps: tacciono la sua voce e la sua chitarra. E con loro si fanno silenziosi i ricordi di ciascuno legati alle sue canzoni.

Read Full Post »

città scienza

Italia – Napoli – Bellezza – Cultura – Scienza – Lavoro – Rogo – Dolo – Dolore – Rabbia.

Ancora una volta gli Italiani (tanti, ma non proprio tutti) sono arrabbiati, alias indignati.

Non avere cura delle proprie eccellenze è peccato. Sfregiarle rende il peccato mortale. Anche quando diventa pratica corrente.

Read Full Post »