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“Acqua granda” la chiamano i veneziani quando l’ondata di marea è eccezionale.

Lo è stata. Ben 187 centimetri, seconda misura dal primato del 4 novembre1966 in cui aveva raggiunto i 194. E il mare ha invaso Venezia per l’80% del suo territorio. Anche le passerelle si sono rivelate inutili.

L’acqua è talmente alta da far suo tutto. Case, negozi, ristoranti. E gli edifici famosi in tutto il mondo. Dalla Basilica di San Marco al Teatro La Fenice. Ed è acqua salsa, che s’infiltra corrodendo.

E il mitico Mose, il sistema di paratie che doveva salvare la Serenissima dalle ondate di piena, in continuo peggioramento coi cambiamenti climatici? Non pervenuto. Almeno per ora. Iniziato nell’ormai lontano 2003, si stima in funzione nel 2021. Ma dopo ingenti investimenti pubblici, ruberie e commissariamento, oggi i dubbi sul Mose riguardano l’invecchiamento delle stesse paratie. Con costi manutentivi alquanto esosi.

Eppure il Mose resta un salvagente necessario per Venezia. Nonché per tutti noi che di quella bellezza abbiamo assoluta necessità.

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mose

Il nuovo assioma politico-economico sembra ormai essere: “facciamo un’opera pubblica per migliorare il nostro privato”.

Così tutti noi capiamo, senza appello, che il Mose non serviva a spartire le acque tra il mare e Venezia, ma a spartirsi il bottino.

Nonostante le tavole della Legge. E dell’autentico Mosè.

Ps: sull’argomento rimando ad un mio passato post, di due anni fa…

 https://espress451.wordpress.com/2012/05/28/onda-su-onda/

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A volte si compiono atti che, ignari, ne anticipano altri.

Ieri sera facendo zapping, cioè surfando tra un canale e l’altro, non mi resi subito conto che “canale” sarebbe stata la cifra delle mie notturne riflessioni.

Scorgo i canali di Venezia su Rai3 e i miei circuiti mentali attivano immediatamente tre movimenti interni: moto affettuoso verso la Serenissima, uno dei miei luoghi dell’anima, moto informativo notando che si tratta di “Report”, moto fastidioso intravvedendo tra riflessi e canali uno di quei “grattacieli di mare” che sono le navi da crociera.

Allora mi fermo sull’ “onda” e scopro nell’ordine, con un’indignazione via via crescente, i seguenti fatti:

– Il bacino di Venezia, nonostante il decreto Monti che vieta i passaggi di navi da crociera sottocosta, continua ad essere oltraggiato da tali colossi. Motivo? Per rendere attuativo il decreto bisogna pensare a soluzioni alternative, tra cui l’apertura di un nuovo canale, soluzione peggiore del problema. Il passo più logico, evitare l’ingresso in laguna, non è neppure considerato. E intanto il moto ondoso erode sempre più velocemente “le pietre di Venezia”. Con buona pace di John Ruskin.

– Le cerniere del tanto discusso Mose, la diga che dovrebbe proteggere Venezia dall’acqua alta, fanno già acqua da tutte le parti. Ma le parti coinvolte fanno finta di nulla.

– Controllori e controllati negli appalti sono un’unica grande famiglia per cui il conflitto di interessi non c’è più, essendo ormai unico.

– Anche per questo motivo l’America’s Cup ha avuto la sua vetrina inaugurale nelle acque di Venezia. Che il comitato organizzatore e il finanziatore siano imparentati al Consorzio che si occupa anche del Mose è un fatto puramente casuale.

E’ così che ieri sera, facendo zapping, mi è venuto il “mal di mare”. A me che piace navigare.

Ps: Un plauso a Claudia Di Pasquale che ha realizzato la sua inchiesta con competenza professionale e chiarezza espositiva.

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