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Posts Tagged ‘Moravia’

Sta diventando il nostro “abito” quotidiano, il nostro “modo d’essere”. Accettare i numeri gravi delle giornaliere perdite di vite umane per SarsCov2. Inquietante e doloroso.

Eppure ci stiamo “abituando”. Come se soffermarci troppo, prendendone piena consapevolezza, non fosse possibile. Per preservarci, per sopravvivere. Come accade in guerra.

Vengono in mente le parole usate da Moravia nel suo romanzo “La ciociara”: “Questo per dire che ci si abitua a tutto e che la guerra è proprio un’abitudine e che quello che ci cambia non sono i fatti straordinari che avvengono una volta tanto ma proprio quest’abituarsi, che indica, appunto, che accettiamo quello che ci succede e non ci ribelliamo più.

Noi, che piangiamo sconvolti le vittime di un terremoto, ci stiamo scordando le lacrime.

Un altro risvolto brutale, per nulla umano, di questa pandemia.

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premio strega

Cosa è rimasto, dopo 70 anni, dell’antico spirito che animava il “Premio Strega”?

Sfumata la presenza delle piccole case editrici, regna ormai sovrano e prevedibile il monopolio di Mondazzoli.

Abbandonata persino la sede storica, quel Ninfeo di Villa Giulia che accoglieva in modo piccolo e antico e ritirato poeti e scrittori.

Dimenticata la gara all’ultimo voto tra penne di peso. Per intenderci, calibri come Moravia, Levi e Soldati a contendersi la vittoria nella stessa edizione.

E neppure più una riga letta da alcuno dei romanzi in gara, come se la parola scritta non meritasse una seppur minima inquadratura temporale.

Facendo così sbiadire le intenzioni di Maria Bellonci e del suo Premio Strega.

Liquore a parte, che ancora resiste. Forse per il suo magico nome.

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Nubifragio nel Messinese

Ad un tratto la verità brutale ristabilisce il rapporto tra me e la realtà. Quei nidi di vespe sfondati sono case, abitazioni, o meglio lo erano.” –  Alberto Moravia, da “Ho visto morire il Sud” (in “L’Espresso”, 7 dicembre 1980).

Parole scritte poco meno di trent’anni fa, quando l’Italia del Sud si aprì in Irpinia inghiottendo 3000 persone e devastando un intero territorio.

Eppure sono parole diventate tristemente atemporali. Anche in questi giorni in cui il nostro territorio continua ad avere l’acqua alla gola.

E quando succede al Sud sembra tutto più vulnerabile, perché appare, purtroppo, un po’ più lontano da tutto. Anche dal nostro comune sentire.


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