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Posts Tagged ‘montagna’

Ora risulta ferita la Marmolada. Anzi, mutilata. Senza una sua parte, di ghiaccio e roccia. Che, svalangando a valle, ha travolto vite umane. Quasi un tributo per il suo malessere. Ormai tragicamente evidente.

Ma la Natura è tale che troverà i suoi aggiustamenti. Come è sempre accaduto.

Diverso sarà per “quei ‘cosi con due gambe’ che fanno tanta pena”, come poetava Gozzano, con malinconica lungimiranza.

Eppure è proprio dell’umano vedersi invincibile. È la hybris greca, l’orgogliosa tracotanza che ci fa agire pensandoci i migliori nella scala dei viventi. Quasi onnipotenti.

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cervino 2015

Certe date sembrano adatte per particolari eventi. Il 14 luglio è data foriera di conquiste, di prese.

Nel 1789 l’oggetto conquistato fu La Bastiglia, la temuta prigione-fortezza di Parigi. Nel 1865 fu la volta di una vetta considerata inviolabile per l’arditezza delle sue pareti, il Cervino, montagna alpina di 4478 metri d’altezza.

Quel giorno il Cervino fu conquistato per la prima volta dal versante svizzero, da una cordata unica di sette alpinisti guidata dall’inglese Edward Whymper. Purtroppo la discesa vide un gravissimo incidente in cui persero la vita quattro uomini del gruppo. Tre giorni dopo, il 17 luglio, dal versante italiano lungo la Cresta del Leone, giunsero in vetta, ignorando l’incidente, la guida valdostana Jean-Antoine Carrel e l’abate Gorret.

L’ascesa, la fatica, la conquista. Metafora dell’uomo e del suo cammino. Alla ricerca di nuove vette. Sempre.

cervino

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charlie-munsey-lago-moraine

Ce ne siamo accorti tutti. Fa freddo. Un freddo quasi ghiacciato.

Questo tipo di freddo, con temperature polari, mi porta a visualizzare laghi quasi gelati di montagna.

In cui la trasparenza è ancora una priorità. Bellissima e rigenerante.

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Avevamo già assunto la lentezza dei movimenti tipica del periodo estivo, quando la calura ha la meglio su di noi costringendoci ad un lento pede, e invece improvvisamente… Brusco calo delle temperature e penisola bagnata soprattutto al nord. Cosa è successo?

Tutta opera dei “Santi di ghiaccio” – San Pancrazio, San Servazio e San Bonifacio di Tarso – del 12-13-14 maggio. E’ infatti tradizione popolare, diffusa in particolare nel centro nord Europa, che intorno a metà maggio si abbia un abbassamento delle temperature e il ritorno ad una fase perturbata prima del definitivo arrivo della bella stagione.

Dal punto di vista scientifico il fenomeno sarebbe dovuto ad uno “scontro” anticiclonico conseguente allo scioglimento dei ghiacci in montagna, tipico di questo periodo.

E allora pronti al cambiamento! Con gli ombrelli ancora protagonisti in scena!

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Non farti spaventare dall’altezza e dal percorso. E’ una meraviglia dei sensi scendere di livello tra un tornante e l’altro a piedi, senza prestare attenzione a null’altro, la via è solo pedonale, che alle finestre naturali sempre diverse che si spalancano davanti a te.

Strada Krupp (dal nome del costruttore, delle omonime acciaierie tedesche, che amava Capri risiedendovici a lungo), definita a ragione “un’opera d’arte”, ha inizio dai “Giardini d’Augusto”, uno di quei luoghi dell’anima in cui a Capri l’apoteosi della natura si fa particolarmente evidente: pini, ulivi, ginepri, oleandri, ibiscus, a mostrare prepotentemente la loro presenza.

Si comincia: davanti a te si snoda questo lungo nastro color biscotto, che sembra adagiarsi morbido e simmetrico sul fianco della montagna. Seta che si srotola sulla roccia. Sotto, un mare che mostra orgoglioso la sua gamma di verdi e di blu.

Ma è al primo tornante che occhi e bocca insieme formano le “o” di meraviglia: ecco i faraglioni, tre cavalieri antichi piantati in quell’acqua di sale che è la loro dimora.

Un tornante dietro l’altro, ogni scorcio offre un nuovo assaggio di quella che è la Capri meno urlata, “regina di rocce” come disse Neruda, quella che vi rimane inscritta nelle pieghe più nascoste, pelle-essenza-odore. Penso all’incanto di un appuntamento al sesto tornante, come succedeva poco dopo l’inaugurazione della strada, nel 1902, quando in quel tornante fu creato un ambiente per colazioni all’aperto. E ancora oggi lì è visibile uno slargo che invita ad una sosta più lunga di una pausa.

Tempo lento, espanso, allungato come questa via. Mentre la percorri persino le lancette si arrendono di fronte a quello scenario, in cui, come scrisse il reporter di viaggio Bayard Taylor, “la delizia dello sguardo ti riempie completamente“.

Ad ogni affaccio, da quello che per qualche ora diventa il tuo privato terrazzo, un distillato di Bellezza. A quel punto fai tuo il pensiero di Taylor: “Era una veduta meravigliosa, indescrivibile; come posso renderla a parole?“.

Terminata la via, ancora un centinaio di metri, una sessantina di gradini e Marina Piccola è lì, con la Torre Saracena a guardia di quel gioiello. Ma un’altra esperienza ti aspetta per essere portata via, nelle tasche del cuore. Entrato nell’acqua blu lapislazzulo, sposti lentamente lo sguardo dall’orizzonte alla spiaggia, alzi gli occhi e davanti a te si staglia imponente e maestosa la montagna che hai appena disceso, altissima dalla tua attuale postazione marina. La testa comincerà a girare, primo indizio di un mancamento, per la vertigine che quella natura, la Natura, ti procurerà.

In quel preciso istante ti sentirai in ginocchio davanti all’Assoluto.

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