
Non farti spaventare dall’altezza e dal percorso. E’ una meraviglia dei sensi scendere di livello tra un tornante e l’altro a piedi, senza prestare attenzione a null’altro, la via è solo pedonale, che alle finestre naturali sempre diverse che si spalancano davanti a te.
Strada Krupp (dal nome del costruttore, delle omonime acciaierie tedesche, che amava Capri risiedendovici a lungo), definita a ragione “un’opera d’arte”, ha inizio dai “Giardini d’Augusto”, uno di quei luoghi dell’anima in cui a Capri l’apoteosi della natura si fa particolarmente evidente: pini, ulivi, ginepri, oleandri, ibiscus, a mostrare prepotentemente la loro presenza.
Si comincia: davanti a te si snoda questo lungo nastro color biscotto, che sembra adagiarsi morbido e simmetrico sul fianco della montagna. Seta che si srotola sulla roccia. Sotto, un mare che mostra orgoglioso la sua gamma di verdi e di blu.
Ma è al primo tornante che occhi e bocca insieme formano le “o” di meraviglia: ecco i faraglioni, tre cavalieri antichi piantati in quell’acqua di sale che è la loro dimora.
Un tornante dietro l’altro, ogni scorcio offre un nuovo assaggio di quella che è la Capri meno urlata, “regina di rocce” come disse Neruda, quella che vi rimane inscritta nelle pieghe più nascoste, pelle-essenza-odore. Penso all’incanto di un appuntamento al sesto tornante, come succedeva poco dopo l’inaugurazione della strada, nel 1902, quando in quel tornante fu creato un ambiente per colazioni all’aperto. E ancora oggi lì è visibile uno slargo che invita ad una sosta più lunga di una pausa.
Tempo lento, espanso, allungato come questa via. Mentre la percorri persino le lancette si arrendono di fronte a quello scenario, in cui, come scrisse il reporter di viaggio Bayard Taylor, “la delizia dello sguardo ti riempie completamente“.
Ad ogni affaccio, da quello che per qualche ora diventa il tuo privato terrazzo, un distillato di Bellezza. A quel punto fai tuo il pensiero di Taylor: “Era una veduta meravigliosa, indescrivibile; come posso renderla a parole?“.
Terminata la via, ancora un centinaio di metri, una sessantina di gradini e Marina Piccola è lì, con la Torre Saracena a guardia di quel gioiello. Ma un’altra esperienza ti aspetta per essere portata via, nelle tasche del cuore. Entrato nell’acqua blu lapislazzulo, sposti lentamente lo sguardo dall’orizzonte alla spiaggia, alzi gli occhi e davanti a te si staglia imponente e maestosa la montagna che hai appena disceso, altissima dalla tua attuale postazione marina. La testa comincerà a girare, primo indizio di un mancamento, per la vertigine che quella natura, la Natura, ti procurerà.
In quel preciso istante ti sentirai in ginocchio davanti all’Assoluto.

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