È stato il calciatore più grande. O meglio, il calciatore per antonomasia. Al punto che lo scrittore Jorge Amado diceva: “Se il calcio non si fosse chiamato così, avrebbe dovuto avere come nome Pelè.”
Tre mondiali vinti col suo Brasile, oltre 1200 gol, amato da tutti. Calciatore del secolo per la FIFA, Pelè è stato dichiarato “Tesoro nazionale” e “Patrimonio storico-sportivo dell’umanità”. Ecco perché veniva chiamato “O Rei”. E lo sarà per sempre.
Sembra incredibile che tutta quella potenza esplosiva che sul campo di calcio ha reso Diego Armando Maradona il più grande calciatore di tutti i tempi sia spenta. Per sempre. Il Pibe de oro, la mano di Dio.
In fondo uno scugnizzo napoletano. Veloce a schivare gli avversari, amante della vita e dei suoi eccessi. Chiaro e scuro, luci e ombre, sugli altari e nella polvere. Ma sempre amato, osannato, perdonato. Come solo un dio.
L’estasi sui campi di calcio. Dribblava sul tappeto erboso andando a gol, in modo rapido e magico, regalando stupore e felicità a chi lo guardava compiere miracoli. Come un dio, appunto. I Mondiali 1986 vinti superando l’Inghilterra col gol considerato il più bello del secolo, quasi un riscatto argentino alla sconfitta nella guerra delle Falkland. E due scudetti col Napoli che lo ha sempre venerato e ora lo piange come un figlio. Collocandolo tra i suoi Grandi. Totò, De Filippo, Troisi e Pino Daniele.
E le cadute fuori dal campo. Tra cocaina, alcool, esagerazioni, amicizie pericolose, depressione, donne, tradimenti, operazioni. Con la consapevolezza di essere risorto più volte dall’abisso. Come solo un dio.
Il regista Emir Kusturica nel documentario girato su Maradona lo definisce un dio mesopotamico, Gilgames. Un dio a cui perdoni ogni eccesso. Perché tanto ti dà.
Non fosse stato un calciatore forse Maradona sarebbe stato un rivoluzionario. Per quella sua capacità di attirare le masse con un naturale carisma. Come il suo amico Fidel Castro, anche lui spentosi proprio il 25 novembre. O come Che Guevara, che portava tatuato su di sé.
Ma non poteva che essere un calciatore Diego Armando Maradona. Per essere il più grande di ogni tempo. Un dio del pallone.
Solo nazionali europee nella fase semifinale dei Mondiali di calcio 2018: Francia, Belgio, Croazia, Inghilterra.
Ma il calcio sudamericano dove si è perso? Per quale motivo quella spettacolare fantasia di gioco è rimasta al palo? E la celebre danza con cui si confonde l’avversario che fine ha fatto?
Consoliamoci con una canzone, forse già estivo tormentone. “Amore e capoeira”, da allegra feria.