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Posts Tagged ‘migranti’

Serge Doceul, “La mer à la pointe du Kador (Morgat)”

Comunque la si guardi non c’è un vincitore.

Perché la vicenda “Aquarius” ha scoperchiato un vaso di Pandora. Che era malamente nascosto tra le sabbie ipocrite e mobili del mare nostrum.

Non vince l’Europa, che sta evidenziando profonde divisioni e sostanziali differenze. Politiche e umanistiche.

Non vince la diplomazia, ormai dimenticata a favore di battute ad effetto, accuse pretestuose ed epiteti offensivi.

Non vince la politica, non più praticata nella sua arte di visioni sul futuro perché costretta al tempo breve di un tweet.

Non vince il volontariato, tacciato di possibili utili affaristici intorno al soccorso.

E soprattutto non vince il migrante che, dopo aver attraversato a fatica schegge di mare, ritrova intorno a sé schegge di sale.

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A proposito di migranti, di cui tanto si dibatte in questi giorni (mentre il mare spesso batte loro, e l’umanità tutta viene battuta dalle tante, troppe parole) è illuminante il testo di Cesare Cremonini “Kashmir-Kashmir”.

Perché ci ricorda che, spostando il punto di vista, tutto cambia. Ma proprio tutto.

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La notizia che la marcia dei pinguini sia stata quest’anno una strage di cuccioli, con ovvie conseguenze sul futuro della specie, mi ha fatto pensare alla nave di bambini migranti, molti dei quali sbarcati soli. Dopo un viaggio lungo e rischioso. Come quello dei piccoli pinguini.

Da una parte una natura aspra, complice l’uomo. Dall’altra un mondo sottosopra, ancora complice l’uomo.

Con gli ultimi nati ad arrancare a fatica nella corsa alla sopravvivenza. Siano essi pinguini o bambini.

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Sembra l’immagine che più di tutte riassume un anno tanto disgraziato. Omran Daqnish, il bambino siriano estratto dalle macerie di Aleppo, è il volto dell’umanità nel 2016. Ovvero con lo sguardo perso di chi ha già visto troppo in termini di orrori e perdite.

Scenari di guerra in diverse parti del mondo, Siria in primis. Esodo epocale di uomini in fuga da bombardamenti e devastazioni e rappresaglie. Atti insensati di terrorismo in ogni dove, aeroporti, lungomari, mercatini. La terra che trema seminando morte e travasa acqua sottraendo vita. Gli uomini che, stanchi delle decisioni dei potenti, votano contro l’establishment. Brexit, Trump e il referendum italiano ne sono l’esempio più evidente. E il Novecento che chiude definitivamente le sue porte con la scomparsa di Fidel Castro.

Sballottati tra i marosi di un tempo storico veloce, insulso, violento, cerchiamo con affanno un qualche labile riferimento nei punti cardinali. Quelli che ti indicano un accenno di rotta. Ma anche quelli vengono meno. Un addio difficile a chi ci ha insegnato a dissacrare come Dario Fo, ai due Umberto maestri chi del dire, Eco, chi del curare, Veronesi. A chi ci ha regalato un modo di leggere il mondo come Ettore Scola, di recitarlo come Giorgio Albertazzi, di pensarlo come Marco Pannella. O di tenergli testa, come Muhammad Alì. E a chi ci aveva reso la Notte meno scura, come Eli Wiesel. O la giornata più leggera come Anna Marchesini o Paolo Poli. Con la musica, sul fondo, che a sua volta tace: David Bowie, Prince, Leonard Cohen, George Michael a lasciarsi sguarniti anche di note per l’anima.

Di tregua c’è necessità. Di pace c’è fame. Amen.

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Che il referendum pro muro anti-migranti dell’Ungheria di Orban non abbia raggiunto il quorum è un segnale forte con cui rendere omaggio a tutte le vittime migranti del Mediterraneo.

Ora è tempo di azioni concrete per far cessare il “Fuocoammare”.

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Siamo gli innumerevoli
raddoppia ogni casella di scacchiera
lastrichiamo di corpi il vostro mare
per camminarci sopra

Non potete contarci:
se contati aumentiamo,
figli dell’orizzonte
che ci rovescia a sacco

Nessuna polizia può farci prepotenza
più di quanto già siamo stati offesi
faremo i servi, i figli che non fate
le nostre vite i vostri libri di avventura

Portiamo Omero e Dante,
il cieco e il pellegrino
l’odore che perdeste
l’uguaglianza che avete sottomesso

Da qualunque distanza
arriveremo a milioni di passi
noi siamo i piedi e vi reggiamo il peso
spaliamo neve, pettiniamo prati

Battiamo tappeti
raccogliamo il pomodoro e l’insulto
noi siamo i piedi
e conosciamo il suolo passo a passo

Noi siamo il rosso e il nero della terra
un oltremare di sandali sfondati
il polline e la polvere
nel vento di stasera

Uno di noi, a nome di tutti,
ha detto “non vi sbarazzerete di me
va bene, muoio, ma in tre giorni
risuscito e ritorno”

In braccio al Mediterraneo
migratori di Africa e di oriente
affondano nel cavo delle onde.
il pacco dei semi portati da casa
si sparge tra le alghe e i capelli
La terraferma Italia è terrachiusa.
Li lasciamo annegare per negare.

Erri De Luca, “Solo andata”

 

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Papa

Papa Francesco, ricevendo il Premio “Carlo Magno”, si è chiesto: “Che cosa ti è successo Europa umanistica, paladina dei diritti dell’uomo, della democrazia e della libertà? Che cosa ti è successo, Europa terra di poeti, filosofi, artisti, musicisti, letterati?“.

Unfortunately, umanesimo è parola dimenticata, i diritti latitano, i poeti sono in esilio.

E ciò che conta sono interesse, bilancio, burocrazia. In un unico termine, business. Che, quasi sempre, è “guardare all’oggi per sé”.

Tenendo così sempre più lontane quelle parole che non sono solo umanistiche, ma prima di tutto umane: speranza, accoglienza, sogno.

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rifugiati papa 6

Papa Francesco, al ritorno dal suo viaggio/conforto all’isola di Lesbo, ha condotto con sé alcuni migranti. Come li ha scelti? Già, in quale modo è avvenuta la sua “scelta”?

Perché, purtroppo, è dell’umano, anche se Altissimo, essere costretto a scegliere. Quale criterio adottare? Ulteriore snodo che si scioglie, anche per il Papa, solo col sorteggio. Metodo democratico, certo, ma riconducile pur sempre al gioco, alla sorte. Quindi la “scelta” papale è avvenuta attraverso il caso.

E se invece fosse Dio a giocare a dadi, in posta i Suoi umani?

Che però si domandano, ci domandiamo, “Perché?“.

Ps: nel frattempo, purtroppo e ancora, un altro naufragio di più di 400 migranti in questo “mare nostrum” ormai straziato.

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Bansky, "Girl with a Balloon" - Londra 2002

Bansky, “Girl with a Balloon” – Londra 2002

E’ stato un anno di sfregiate libertà, con matite spezzate nel suo inizio e musiche interrotte al suo termine. E il tentativo di piegarci nel godimento stesso della vita, sia esso una vignetta satirica o uno spettacolo teatrale.

E’ stato un anno di rincorse libertà, attraverso un dolente Mediterraneo. Che ha chiuso tra le sue onde migliaia di sogni migranti. E tracce di un cammino possibile ed auspicabile per tutti noi.

E’ stato un anno di immaginate libertà, da caldo asfissiante e smog soffocante.  Che ci ricordano i tempi ridottissimi che la Terra ci impone per porre rimedio. L’ultimo possibile.

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Lesbo

Sbarchi record di migranti sull’isola di Lesbo, già isola dell’amore.

Tragedia e disperazione caratterizzano l’arrivo dei profughi in questo lembo di terra greca. Ma anche la speranza che per loro inizi un nuovo corso.

Con i versi della poetessa Saffo ad accoglierli: “Raccoglimi dolcemente scrollando la polvere dai miei vestiti“.

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