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Posts Tagged ‘migranti’

Premesso che da giorni in tanti si ha il mare scuro e luttuoso di Cutro in testa e nel cuore.

Premesso che ogni parola a riguardo sembra insufficiente e irrispettosa.

Premesso che la presenza silenziosa (vedi Presidente Mattarella) è spesso l’unico modo per esserci davvero.

Premesso che ciascuno è libero di esprimersi (senza fastidiare gli altri), anche per festeggiare il proprio genetliaco.

Una semplice domanda. Era proprio necessario, nei giorni dolorosi di Cutro, esercitarsi in un karaoke social di privato compleanno, da rappresentante (con carica pubblica che non va a riposo, né serale né festivo) delle istituzioni?

Less is more. Affinché a “cantare” siano intelligenza ed eleganza. Almeno in certe occasioni.

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L’attenzione è sempre selettiva, quindi spesso migrante.

Annegare a centro metri dalla riva sembra poco fatale. Ci sarà da comprendere. Nel frattempo riflettiamo e preghiamo. A testa bassa (con un po’ di vergogna).

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L’efebo orante, in occasione della scoperta di un deposito votivo negli scavi di San Casciano dei Bagni, 8 novembre 2022.

I bronzi riemersi dagli scavi di San Casciano, 24 statue votive conservate in perfetto stato all’interno dell’acqua calda della sorgente, muove riflessioni esistenziali rispetto a quelle archeologiche, alquanto ovvie.

Gli oggetti ci sopravvivono. Raccontandoci. Seppur inchiodandoci alla nostra umana transitorietà.

In tanta, e comunque preziosa, “sopravvivenza”, un pensiero corre a chi fatica a “restare vivente” nel breve arco di un’esistenza. Con le acque che a volte non proteggono ma si chiudono nefaste su respiri ancora piccoli, e sguardi di molti che si voltano altrove.

Installazione di Federico Clapis, “Welcome” – 2019

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Non so voi, ma io mi sono stancata di sentir dire che la Libia è porto sicuro.

Pazienza le chiacchiere da bar, tram, piazza et affini. Proclamato però a gran voce da figure istituzionali no, non ci sto.

Che la “faccenda” migranti sia tutt’altro che facilmente risolvibile, evitando banali buonismi e assurdi cattivismi, è un fatto lapalissiano. Altro però sono le fake news, costruite ad arte per “scaldare” le masse, negando fatti oggettivi e incontrovertibili. A detta delle stesse organizzazioni internazionali, quali ONU  e Unhcr. O non valgono neppure più quelle perché non votate dal popolo?

I campi profughi libici tutto sono fuorché un luogo sicuro. Chiedersi perché molte delle donne in arrivo siano incinte è una domanda logica da porsi, che porta come conseguenza diretta agli stupri perpetrati di consuetudine sul genere femminile, e non solo, nei campi di detenzione della Libia. Definito però “porto sicuro”.

Forse è ora che la coscienza civile si ribelli, dicendo basta almeno alle fake news. Cominciamo da lì. Un’informazione oggettiva e seria, che su alcuni paletti non transiga. Se un luogo è oggettivamente nero non si può ammettere che venga raccontato come bianco.

Tutto il resto, decisioni e spartizioni, è successivo.

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Weekend di “ponti” quello appena trascorso.

Ponti tragici che non sono visivamente più, ponti politici drammaticamente inesistenti, e ponti resi inaspettatamente possibili al punto da divenire storici.

Venerdì mattina in sei secondi la demolizione controllata dei resti del ponte Morandi. E in quel polveroso sbriciolarsi era presente la memoria della tragedia e l’amara simbologia di un intero Paese.

Sabato la conclusione, chissà se davvero catartica, dello sbarco forzato a Lampedusa della nave Ong “Sea Watch” e dei suoi migranti, con arresto della capitana. La politica nazionale e internazionale del tutto assente, come se porti e ponti fossero questioni in cui le persone non rientrano affatto. La soluzione non sarà né facile né scontata, perché diverse norme e disposizioni sono state violate ma il soccorso in mare resta legge antica e primaria.

Domenica il colpo di teatro di un comunicatore abile. Il Presidente americano Donald Trump attraverso un tweet, come tra amici che si incontrano per una pizza, invita il Presidente nord coreano a dirsi ciao, stringendosi la mano, nientepopodimeno che sul confine tra Corea del Sud e Corea del Nord. Kim Jong Un accetta ed è Storia. Quella passeggiata minima e lunghissima è stato un ponte gettato tra due sponde distanti e divergenti. Ma non così lontane.

Un buon segno. Di cui il mondo intero ha fame.

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Siamo in carenza. Di risorse.

Ma non solo economiche e naturali.

Siamo in carenza di pensieri e visioni. Di parole cercate con cura e saggia misura. Di gesti meno eclatanti e più eleganti. Di buona educazione e di antico equilibrio. Per non perderci definitivamente tra dichiarazioni sensazionali e azioni poco concrete.

Siamo pericolosamente in carenza di risorse umane.

E dalla carenza all’assenza il passo risulta alquanto breve.

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Vignetta di Makkox

Ancora migranti morti nel “Mare nostrum”. Che di “nostro” ha solo più l’indifferenza.

Il Mediterraneo degli anni duemila rischia così di essere tramandato solo quale mare di morti. Con tesori perduti sui suoi fondali, come ha tratteggiato di recente il disegnatore Makkox.

Lo spunto è arrivato dal libro “Naufraghi senza volto” di Cristina Cattaneo, medico legale che ha raccontato di quei “tesori” trovati addosso ai corpi dei migranti annegati: una pagella scolastica, un sacchetto di terra patria, una tessera di biblioteca.

Perle rare, sprofondate in mare.

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Quando i pescatori tornano con le reti vuote, se non per qualche granchio impigliato tra le maglie, è segno che la valutazione del tratto di mare scelto per la sua pescosità è stata errata.

E se “prendere granchi” fosse diventato lo sport prediletto di questo Paese che ha l’intero Stivale nell’acqua, reale e metaforica?

E chi, con piena responsabilità, deve valutare, situazioni e infrastrutture, indizi e segnali, sta sulla spiaggia, piedi a mollo, a sottovalutare sempre l’ondata di piena. Prendendo appunto granchi.

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Il vice premier maggiore (tra due) e primo in comunicazione è davvero un abile giocatore, dal rilancio continuo sul tavolo da gioco governativo.

Zero soldi sui suoi rilanci, che non solo non ammettono pause di respiro pensato ma sono anche amplificati, quando non urlati, attraverso i social.

Migranti allo stop, censimento ai Rom, scorta Saviano mah, così vaccini non va.

Sarà ancora permesso prendere fiato? Rallentare per ragionare? O il gioco prevede di “sparare” senza mirare, in nome dell’illegittima difesa per spopolare?

Per favore, posso uscire per un po’ dal gioco? Sottraendomi all’incrocio di fuoco?

Ps: da quando le vaccinazioni sono questione del Ministero degli Interni? Forse che l’Interno debba occuparsi anche della sicurezza del nostro intimo corpo?

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Le parole sono veicoli di comunicazione. Non sempre consapevole.

Il termine “crociera”, usato in modo allegro e decontestualizzato dal ministro degli Interni per descrivere il travagliato viaggio della nave Aquarius, porta inscritto il “crociare” marinaresco, l’incrocio appunto delle rotte. Ma ogni “incrocio” è dato dall’intersecarsi di linee, tali da formare una “croce”, il simbolo cristiano per antonomasia.

E così dalla “crociera” dei migranti si giunge in breve alla “crociata” dei politicanti.

Ps: curioso che nell’antichità la “crociata” avesse l’intento di forzare i blocchi dei porti orientali.

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