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Posts Tagged ‘Mauro Corona’

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Ogni volta che penso a Erto, il mio vecchio paese, quello abbandonato dopo il Vajont, con le vetuste case una attaccata all’altra e le vie di acciottolamento buie e strette, la memoria va verso l’inverno. Il primo ricordo è il tempo degli inverni, la memoria è quella della neve. Notti infinite, silenzi laboriosi, lunghi, pazienti.” – Mauro Corona

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Vincent Van Gogh, "Uliveto" - 1889

Gesù andò in un podere, chiamato Getsemani, e disse ai discepoli: ‘Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare.’ E, avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo ‘Padre mio, se è possibile passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!’.” – Gesù nell’Orto degli Ulivi, dal Vangelo di Matteo.

L’ulivo è un albero serio, dal dolore contenuto e dignitoso e dalla sofferenza non gridata. Non ama il chiacchiericcio salottiero, le assemblee, le tavole rotonde. Vive del suo passato doloroso e non parla di radiosi avvenire o ricchi futuri. E’ un albero nobile, bello e disperato. Cresce nutrendosi di un dolore antico, che lo deforma e lo contorce in curve impressionanti. L’ulivo non vuole attirare l’attenzione, anzi, cerca di nascondersi il più possibile. Ma non ce la fa. Le sue forme lo tradiscono e anche un bambino noterebbe in esse qualcosa di tremendo, di tragico e di drammatico che esce dalla terra. Il dolore sopportato in silenzio rende forti nello spirito, ma anche fragili, disinteressati alla vita e privi di ogni difesa. Per questo il freddo lo uccide con facilità. L’ulivo è un albero universale che rispecchia la vita di ogni uomo vivente. Nessuno infatti, sulla terra, dallo spazzino al re è immune dal dolore che piega l’animo e contorce i giorni fino al limite estremo.” – Da “Le voci del bosco” di Mauro Corona.

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Nei nostri boschi, l’albero possente, il signore del castello per il quale tutti nutrono grande rispetto, è l’abete bianco. E’ il vecchio protettore, colui che dal suo eremo, raggiunta l’età della saggezza, controlla tutto e tutti. Anche il nome, sereno e pacifico, lo aiuta. Alto e maestoso, si sviluppa largo e diritto. In altezza, può raggiungere anche i cinquanta metri. Da lassù parla con la luna e vede tutto e tutto sa. La sua crescita è lenta e laboriosa perché deve apprendere la difficile arte del condottiero, del grande saggio che, imparziale come Salomone, appiana e dirime tutte le dispute del bosco sul quale regna. La calma dell’abete bianco è solenne e tutti gli alberi, anche i più invidiosi e cattivi, lo accettano nel ruolo di grande controllore e padre. Non è però uno sterile applicatore di leggi e commi, bensì un sereno giudice di pace che dispone di grande sensibilità. Esercità l’autorità senza arroganza. Molti uomini che detengono il potere dovrebbero ogni tanto sedersi all’ombra di un abete bianco per ascoltare i suoi consigli e seguirne l’esempio. Da vigile custode del bosco, l’abete bianco ha per tutti una riserva di attenzioni , ma dei più deboli e dei maltrattati si occupa con maggiore scrupolo.

Mauro Corona, da “Le voci del bosco”.

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