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Posts Tagged ‘maschera’

Paul Cézanne “Pierrot and Harlequin (Mardi Gras)” – 1888

In questo tempo convulso e malmenato che viviamo, in cui le maschere sono state erette ad abito di sistema, quale senso assume ancora il Carnevale?

Forse ci può essere bussola la domanda-riflessione di Fernando Pessoa: “Quante maschere e sottomaschere noi indossiamo / Sul nostro contenitore dell’anima, così quando, / Se per un mero gioco, l’anima stessa si smaschera, / Sa d’aver tolto l’ultima e aver mostrato il volto?

Carnem levare” diventa allora, e infine e finalmente, sollevare l’ultimo lembo dal nostro più intimo nembo.

Con un autentico e davvero rivoluzionario sovvertimento dei ruoli.

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L’uomo è poco se stesso quando parla in prima persona. Dategli una maschera e vi dirà la verità.” – Oscar Wilde

Ps: che sia il Carnevale il momento giusto per dirci la verità, uomini di potere?

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Ultimo giorno per una delle mostre celebrative i 25 anni dalla scomparsa di Andy Warhol, esponente di punta del movimento americano della Pop Art.

Questa mostra, “Andy Warhol. Dall’apparenza alla trascendenza”, è stata allestita al Centro Saint-Bénin di Aosta con un’ottantina di opere che ricostruiscono il percorso creativo dell’artista, dai personaggi-icona, quali Marilyn Monroe, Liza Minnelli, Mao Tse-Tung, Mick Jagger, agli oggetti seriali che lo hanno reso famoso, dagli Space Fruits alle Campbell’s Soup, dai Carton Box alle bottigliette di Coca-Cola, permettendoci un viaggio nella sua dirompente inventiva nonché una riflessione sulla comunicazione di massa.

Guardando le opere di Andy Warhol si sentono le parole che lo stesso artista aveva scritto su di sé: “Lo sguardo senza interesse, la grazia disfatta, il languore annoiato, il pallore sprecato… La maschera di gesso da folletto, lo sguardo un po’ slavo… L’ingenuità bambina, al chewing-gum, il fascino della disperazione, la trascuratezza narcisa, la perfetta diversità, l’inafferrabilità, l’ombrosa, voyeuristica aura vagamente sinistra… La pallida pelle d’albino. Incartapecorita. Rettile. Quasi blu… La mappa delle cicatrici, le labbra che tendono al grigio, gli arruffati capelli bianco-argenteo, soffici e metallici. Mi guardo allo specchio e dico: c’è tutto”.

Autoironia, timidezza, cinismo, vanità. Apparenza e trascendenza. E anche quella maschera di cui l’artista diceva: “A volte è così bello tornare a casa e togliersi il costume da Andy”.



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La maschera

Dario Fo, Disegno per "Hellequin, Harlekin, Arlecchino"- 1985

Devo fabbricarmi un sorriso, munirmene, mettermi sotto la sua protezione, frapporre qualcosa tra il mondo e me, camuffare le mie ferite, imparare, insomma, a usare la maschera.”

Emil Cioran, filosofo (1911-1995)

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