Elegante sempre Sidney Poitier, nei modi e nelle parole, sul set ma anche nelle sue battaglie per i diritti degli afroamericani. Quella classe innata che non gli fece mai alzare i toni, perché non sarebbe stato affatto utile, come raccontò nella sua autobiografia “La misura di un uomo”: «Ho imparato a trasformare la mia rabbia in qualcosa di positivo, altrimenti mi avrebbe distrutto».
Il successo arrivò proprio affrontando quelle spinose tematiche di segregazione razziale che il mondo aveva iniziato a conoscere con il “sogno” di Martin Luther King. Così Sidney Poitier divenne il primo attore protagonista afroamericano ad ottenere il premio Oscar nel 1964 per l’interpretazione nel film “I gigli del campo”. Ma i ruoli più famosi saranno quelli di Virgil Tibbs ne “La calda notte dell’ispettore Tibbs” e di Warren Stantin in “Sulle tracce dell’assassino”.
Anche se sarà il personaggio di John Prentice in “Indovina chi viene a cena”, forse la cena più famosa della storia del cinema, a rimanere impresso. Poitier in questo film appare, non solo scenicamente, come un corpo estraneo, seppur dirompente nella sua chiarezza d’intenti. Infatti la famiglia borghese che deve accoglierlo era gruppo coeso anche nella realtà: Spencer Tracy e Katharine Hepburn erano sentimentalmente legati, e Katharine Houghton, la figlia cinematografica della coppia, era la nipote della Hepburn. Ciò nonostante, e a fronte di due mostri sacri del cinema, Sidney Poitier risulta essere, nella sua elegante e caparbia capacità attorale, il nuovo che avanza. Democratico e giusto.