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Posts Tagged ‘Martin Luther King’

Elegante sempre Sidney Poitier, nei modi e nelle parole, sul set ma anche nelle sue battaglie per i diritti degli afroamericani. Quella classe innata che non gli fece mai alzare i toni, perché non sarebbe stato affatto utile, come raccontò nella sua autobiografia “La misura di un uomo”: «Ho imparato a trasformare la mia rabbia in qualcosa di positivo, altrimenti mi avrebbe distrutto».

Il successo arrivò proprio affrontando quelle spinose tematiche di segregazione razziale che il mondo aveva iniziato a conoscere con il “sogno” di Martin Luther King. Così Sidney Poitier divenne il primo attore protagonista afroamericano ad ottenere il premio Oscar nel 1964 per l’interpretazione nel film “I gigli del campo”. Ma i ruoli più famosi saranno quelli di Virgil Tibbs ne “La calda notte dell’ispettore Tibbs” e di Warren Stantin in “Sulle tracce dell’assassino”.

Anche se sarà il personaggio di John Prentice in “Indovina chi viene a cena”, forse la cena più famosa della storia del cinema, a rimanere impresso. Poitier in questo film appare, non solo scenicamente, come un corpo estraneo, seppur dirompente nella sua chiarezza d’intenti. Infatti la famiglia borghese che deve accoglierlo era gruppo coeso anche nella realtà: Spencer Tracy e Katharine Hepburn erano sentimentalmente legati, e Katharine Houghton, la figlia cinematografica della coppia, era la nipote della Hepburn. Ciò nonostante, e a fronte di due mostri sacri del cinema, Sidney Poitier risulta essere, nella sua elegante e caparbia capacità attorale, il nuovo che avanza. Democratico e giusto.

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Il 6 giugno 1968 veniva assassinato Robert Kennedy, due mesi dopo Martin Luther King. Il 18 marzo di quell’anno aveva tenuto il famoso discorso sul PIL. Tanto rivoluzionario allora, tanto attuale ora.

Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti.
Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.”

La domanda, semplice e drammatica, è sempre la stessa, ogni volta che violentemente viene stroncata una tal fucina di pensieri. Quanto avrebbe ancora potuto elargire alla comunità?

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Cinquant’anni fa, il 4 aprile 1968, veniva ucciso Martin Luther King.

Ma il suo “sogno” continua ad essere attuale, specie in un tempo storico in cui le differenze sono ancora una volta divisive.

“Cento anni fa un grande americano, alla cui ombra ci leviamo oggi, firmò il Proclama sull’Emancipazione.”

“Questo è il momento di realizzare le promesse della democrazia; questo è il momento di levarsi dall’oscura e desolata valle della segregazione al sentiero radioso della giustizia; questo è il momento di elevare la nostra nazione dalle sabbie mobili dell’ingiustizia razziale alla solida roccia della fratellanza.”

“Cerchiamo di non soddisfare la nostra sete di libertà bevendo alla coppa dell’odio e del risentimento. Dovremo per sempre condurre la nostra lotta al piano alto della dignità e della disciplina. Non dovremo permettere che la nostra protesta creativa degeneri in violenza fisica. Dovremo continuamente elevarci alle maestose vette di chi risponde alla forza fisica con la forza dell’anima.”

” Questa meravigliosa nuova militanza che ha interessato la comunità negra non dovrà condurci a una mancanza di fiducia in tutta la comunità bianca, perché molti dei nostri fratelli bianchi, come prova la loro presenza qui oggi, sono giunti a capire che il loro destino è legato col nostro destino, e sono giunti a capire che la loro libertà è inestricabilmente legata alla nostra libertà. Questa offesa che ci accomuna, e che si è fatta tempesta per le mura fortificate dell’ingiustizia, dovrà essere combattuta da un esercito di due razze. Non possiamo camminare da soli.”

“Io ho davanti a me un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza.” 

Dal discorso di Martin Luther King tenuto a Washington il 28 agosto 1963 in occasione della “Marcia per il lavoro e la libertà”.

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yemen

La notizia è passata alquanto sotto traccia, forse perché geograficamente lontana da noi, forse perché noi in altre faccende affaccendati. Ovvero occupati a riflettere intorno ai “lupi”, siano essi ministri o terroristi. Perché “l’uomo è un lupo per l’uomo“. Dalla notte dei tempi al giorno odierno.

Però è forse una notizia su cui riflettere quella relativa all’attacco kamikaze contro due moschee sciite a Sana’a, capitale dello Yemen, costato la vita ad oltre un centinaio di civili in preghiera. Perché si evidenzia che obiettivo dei terroristi non sono solo i cristiani, ma i loro stessi “fratelli” musulmani. Lotta interna sunniti contro sciiti? O la cosiddetta jihad nasconde interessi economici più che religiosi? Nei luoghi del Golfo vi sono molte delle riserve petrolifere mondiali. Riflettendoci, lo Yemen non appare più così lontano.

Ps: proprio oggi 25 marzo, cinquant’anni fa, terminava a Montgomery la marcia di Martin Luther King partita da Selma. Una lotta per i diritti civili. (Work in regress?).

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young-canute

Una paletta, un secchiello e l’orizzonte infinito che solo il mare riesce a regalarti.

Questa la prima sensazione di conquista del mondo.

Ps: una sensazione non così diversa da quella che si prova ancora oggi, a cinquant’anni di distanza, di fronte a quell’onirico discorso di Martin Luther King, in preda ad un visionario sogno.

martin luther king

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