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Posts Tagged ‘mare’

Il fiume Po, foto di Paolo Panni

Il grande fiume boccheggia e indietreggia. Sempre più povero di acque, già fin dall’origine del suo cammino, ormai arranca per arrivare in mare. Diventando salato prima dell’incontro.

Adesso il Po, per ricordarci come fosse, siamo costretti a guardarlo in foto del passato. Quando il Grande Fiume era ampio, verde, tanto. Portatore di una civiltà fluviale che è quasi estinta, insieme alle sue leggende e ai suoi gesti di cura per il fiume.

E ora che i cambiamenti climatici ci presentano il conto, salato appunto, quel conto che credevamo sempre di là da venire, guardiamo increduli la sofferenza della natura. Comprendendo, forse solo ora, che è anche la nostra.

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Giuseppe D’Asta, “Il mare in testa”

Per me “il mare in testa” è una costante.

Perché il liquido specchio di sale è mio orizzonte di festa in testa. E perché onde e pesci esplicitano alquanto il mio mare di pensieri in fieri.

Oggi, in un giorno che all’orizzonte appare di maroso per contestazione e protesta, spero che a tutti salga “il mare in testa”. Al fine di ritrovare i suoni armonici di quando eravamo branchie e pinne e squame. Costruttori minimi di ben altre trame.

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L’incontro con Pelagia Noctiluca Luminosa, la medusa viola del mar Ligure, è avvenuto col sole allo zenith. Quindi non ho potuto apprezzarne la luminosità notturna.

In compenso ho potuto usufruire dei suoi cangianti colori violetti, ammalianti e abbaglianti come solo Medusa. Un incantamento marino che mi ha reso prossima ad Ulisse e alle Sirene.

Ma non avendo io marinai ad accudire la mia vicinanza a quei velenosi tentacoli ho faticato alquanto per allontanarmi incolume da quella mitica e bellissima visione, che la corrente spingeva sempre più intorno alla mia curiosità. Terrestre e fallace.

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Me e il mare

Quando sono nel mio mare “piccolo”, quello di Montale e Calvino, mi trasformo in essere acquatico. Almeno la parte di me che scende nell’acqua salsa e incontra pesci.

Proprio come i protagonisti di “Luca”, film Disney e Pixar ambientato in una località costiera della riviera italiana, storia di formazione di un ragazzino che vive un’estate indimenticabile tra gelati, pasta e lunghissimi giri in Vespa, condividendo le sue avventure con il nuovo amico Alberto. Entrambi hanno però un segreto da mantenere, legato al mare e al suo mondo sommerso.

Affascinante e misterioso e primordiale. Con il racconto di quanto siamo stati quando respiravamo acqua. Da cui forse giunge quella inspiegabile sensazione di benessere che ci abita ogni volta che ci immergiamo.

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Josep Moncada, “Donne in acqua”

Il “buon naufragio” prevede per l’umano, dopo l’esperienza letargica dello spiaggiare, l’ingresso dinamico e grato nell’acqua salsa.

Esperienza ogni volta unica perché mitica e rigenerante. Di risalita alle origini del Tutto. Scendendo verso i pesci che siamo stati.

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“Il naufragio” di Moses Levy (Tunisi, 1885 – Viareggio, 1968)

Di solito si spiaggia, come una balena, arrivando dal mare. E per la creatura marina non è buona cosa, essendo l’onda che ha dietro sè il proprio elemento naturale.

C’è poi un altro spiaggiare. L’arrivo umano da terra verso l’ultima lingua di suolo antistante l’elemento acqueo salino. Lasciandosi alle proprie spalle, per una manciata di giorni, le onde quotidiane e straordinarie delle private e pubbliche tempeste di terra.

Si tratta del buon naufragio.

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“Mi hai insegnato ad amare il mare.

Il suo azzurro e le sue onde. La vita. 

In esso, come in altro, ti ritrovo.”

 

A papà Sergio

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Fazzoletto di Elena Braghieri per Massimo Alba

Il mare senza fine steso al vento.

Un incongruente abbigliamento,

solo all’apparenza senza senso.

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Nei giorni (che poi erano notti) più cupi e chiusi e stretti del lockdown, tra le immagini a cui riandavo per bere spazio e libertà e benessere c’era il mio acquario.

La boccia in cui sono solita immergermi nei giorni torridi del calendario, nel mare piccolo delle mie estati belle, quelle in cui il passo adolescenziale appena intravedeva sullo sfondo, sfocato, lo scollinamento adulto.

Aver ritrovato tutto in ordine, pesci e fondo e trasparenza, quell’acquario senza pareti, è stata gioia pura. Come l’abbraccio infine sciolto con l’amico di sempre. Senza alcuna restrizione né timore né remora. Solo gioia. Con le occhiate, grandi e piccole, a circondarmi a frotte. Equoreo benvenuto.

Ps: e poi la sorpresa. Ho seguito, nel mondo di sotto, un improvviso bagliore argenteo, ritrovandomi in un banco di grossi pesci, che pinneggiavano con forza seguendo una precisa direzione. Accogliendomi come parte del gruppo. Fintanto almeno che le branchie mie lo hanno permesso.

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Moses Levy, “Stabilimento balneare” – 1949

Luce magica e radiosa.

Come la pennellava Moses Levy per raccontare la sua amata Viareggio anni ’30 -’40 del secolo breve.

Luogo di mare che ancora oggi, negli anni ’20 del secolo strano, mostra in alcune ore la stessa clarità.

Luce radente tra cielo e mare. Capace di trasportarti in un primitivo e placido stare.

In assenza, seppur breve, di domande.

“Stabilimento balneare” – Photo by Ester Maero, 2020

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