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Posts Tagged ‘Ma che musica maestro’

Tergiverso, prendo tempo, rimando.

Perché scrivere di Raffaella Carrà al passato mi risulta alquanto difficile e doloroso. Farlo implica infatti tagliare il filo del palloncino colorato che mi lega al tempo della spensieratezza inconsapevole. Quello in cui bambina (ne avevo già scritto) ripetevo fino allo sfinimento, insieme a mia sorella, i passi dei suoi balletti, sperando che anche il mio caschetto tornasse subito a posto come il suo firmato Vergottini. E le sue canzoni sprigionavano immediatamente bollicine di felicità istantanea. Da bambina, da ragazza, da adulta. Fino all’altro ieri, a quella notizia-pugno che ti stende il cuore a terra e i pensieri volano altrove cercando di trattenere quanto è stato.

Sarà arduo sentire ancora il frizzo delle bollicine aprendo una di quelle mitiche “lattine” di Raffaella Carrà, in cui energia inesauribile e gioia sincera ti arrivavano dentro in modo talmente vigoroso da contagiarti, regalandoti appunto l’ebbrezza di una felicità immediata.

Grazie Raffaella, per i doni che ci hai fatto, per la leggerezza che hai emanato. La terra non può che esserti lieve.

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carrà

Non ho scelto per caso questa immagine della Raffa nazionale. La scelta è stata affettuosa perché si tratta della copertina di un 45 giri per me speciale, regalo desiderato e arrivato in una dolce Epifania.

Bambina, con gli anni da contare su una sola mano, avevo il culto della Carrà, imitandone gli scatenati balletti incluse le mosse col caschetto Vergottini che tornava sempre a posto. Ma che musica maestro la cantavo con quella spensieratezza che, se sei fortunato, dura una manciata di anni o poco più. E Tuca Tuca, Chissà se va, Rumore, Tanti auguri seguirono la prima come perline di una mia personale e adorata collanina di felicità.

Ecco perché oggi, augurando buon compleanno a Raffaella, fatico a pensarla accanto ad un numero che è tanto, settanta. Perché per me lei continua ad essere “Maga Maghella”, che mi faceva sentire la vita, in poche note, facile e bella.

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