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Posts Tagged ‘Luigi Tenco’

Festival 1967. Eliminazione. Camera d’albergo. Un colpo di pistola. E a ventinove anni chiudeva la sua parabola terrena Luigi Tenco, cantautore di talento della scuola genovese, quella di Fabrizio De Andrè, Bruno Lauzi, Gino Paoli, Umberto Bindi.

Canterò finché avrò qualcosa da dire, sapendo che c’è chi mi sta a sentire e applaude non soltanto perché gli piace la mia voce ma perché è d’accordo con il contenuto delle mie canzoni. E quando nessuno vorrà più stare ad ascoltarmi, bene, canterò soltanto in bagno facendomi la barba. Ma potrò continuare a guardarmi nello specchio senza avvertire disprezzo per quello che vedo“.

In lui passione, dignità, fierezza. E sensibilità. Non solo musicale.

Ps: il 7 febbraio 1987 si spegneva, proprio durante il Festival, la potente voce di Claudio Villa, detto “il reuccio”.

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Maus (Maus: A Survivor’s Tale) è un graphic novel di Art Spiegelman, ambientato durante la seconda guerra mondiale ed incentrato sulla tragedia dell’Olocausto, sulla base dei racconti del padre dell’autore, un sopravvissuto ad Auschwitz. L’opera è suddivisa in due parti: Mio padre sanguina storia, che mostra il rapido inasprimento delle condizioni di vita degli ebrei polacchi negli anni precedenti lo scoppio della guerra, e E qui sono cominciati i miei guai, uno spaccato realistico della vita dei deportati all’interno del campo di concentramento durante la guerra. La narrazione delle vicende d’epoca nazista è intervallata da frammenti di vita quotidiana sul difficile rapporto tra Spiegelman e il padre, mostrando così come gli orrori patiti dai genitori si siano estesi anche alla generazione successiva.

Maus, che in lingua tedesca significa “topo”, usa la forma di fumetto allegorico (i tedeschi sono gatti, gli ebrei topi, gli americani cani, i polacchi maiali, i francesi rane e i russi orsi) dando corpo ad una narrazione essenziale nella sua dimensione tragica. Di questo romanzo – che nel 1992 gli ha fruttato uno speciale premio Pulitzer – Umberto Eco ha detto: «Maus è una storia splendida; ti prende e non ti lascia più».

Ps: a proposito di memoria, 45 anni fa sceglieva di chiudere la sua parabola umana il cantautore Luigi Tenco, che di sé scriveva: “Io sono uno / che sorride di rado, / questo è vero, / ma in giro ce ne sono già tanti / che ridono e sorridono sempre, / però poi non ti dicono mai / cosa pensano dentro.


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