Nati nel marzo 1943, a poche ore l’uno dall’altro. Lucio Dalla il 4 marzo, Lucio Battisti il 5 marzo.
Due “pietre d’angolo” della musica italiana, Battisti schivo, Dalla estroso. Uno reatino col canto libero dentro, l’altro bolognese col mare nel cuore. Entrambi con la capacità, rara nella cosiddetta “canzone leggera”, di muovere poesia attraverso le note.
“Luce” in musica, come il loro nome segnò fin dall’inizio. Consegnandoci “Emozioni”, “là dove il mare luccica“…
Il mio desiderio numero 3 è relativo al viaggio. Sì lo so, le barriere interregionali sono cadute, l’autocertificazione è oggetto (speriamo) da archiviare, il motore si può scaldare.
Già. Ma i limiti geografici restano, perché non tutto è aperto, non tutti ci vogliono. Pensiamo solo ad alcuni Paesi europei che ci ghettizzano quali nuovi untori, o ad alcune realtà italiane che vorrebbero, insieme alla nostra valigia (e soldo) anche il risultato (transeunte) del test sierologico (sob).
E così il limite spaziale diventa mentale. Perché anche continuando il proprio privato e personale lockdown, vuoi per anemia di risorse o per surplus di lavoro o per sopravvenuta depressione interiore, l’idea di essere sempre liberi di prendere la porta di casa e abbandonarla per un po’ per qualsivoglia latitudine, quell’idea ci fa sentire in vacanza, cioè in sottrazione del quotidiano tempo. Con la testa nell’altrove, autentico inizio di ogni viaggio.
Leggeri, con le parole di Battisti nel cuore:
“Sì, viaggiare Evitando le buche più dure Senza per questo cadere nelle tue paure Gentilmente senza fumo con amore Dolcemente viaggiare Rallentando per poi accelerare Con un ritmo fluente di vita nel cuore Gentilmente senza strappi al motore E tornare a viaggiare E di notte con i fari illuminare Chiaramente la strada per saper dove andare Con coraggio gentilmente, gentilmente, genti… Dolcemente viaggiare Sì, viaggiare“.
“A vent’anni dalla precoce perdita di Lucio Battisti, figura indimenticabile della musica leggera italiana del secondo novecento, desidero ricordarne lo spessore artistico, la fervida creatività e le intuizioni geniali che hanno dato vita a opere intramontabili.”
Le parole usate dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a ricordo di Lucio Battisti sottolineano l’eredità artistica senza tempo del cantore di “Acqua azzurra, acqua chiara”.
Che ha dato vita, insieme al grande paroliere Mogol, a dipinti di note, con racconti di storie semplici ma impresse a fuoco nella memoria di ciascuno. A tal punto che, appena parte l’attacco delle sue canzoni, le parole fluiscono immediatamente, tra ricordi ed emozioni. In un canto libero. In cui alcuni versi sono diventati modi di dire, soprattutto quando la voce ci manca: “Che ne sai tu di un campo di grano?”, “Tu chiamale se vuoi, emozioni”, “Ancora tu, ma non dovevamo vederci più?” , “Lo scopriremo solovivendo.”
Del resto, di fronte a quella poesia in musica che è “I giardini di marzo”, i vent’anni senza Lucio Battisti vengono surclassati dal suo esserci. Come ricordò lo stesso musicista nella sua ultima intervista, datata 1979, “L’artista non esiste. Esiste la sua arte.” Che parla per lui. Per sempre.
Era il 1967 quando nacque la canzone “29 settembre”, il primo grande successo della coppia Battisti – Mogol, cantata dall’Equipe 84 con la voce di Maurizio Vandelli, che le diede un arrangiamento psichedelico. In modo tale che il suono si accordasse al sogno.
Un sogno lungo un giorno, il 29 settembre appunto, come ricorda lo speaker radiofonico nel testo.
“Seduto in quel caffè / io non pensavo a te”. E allora tutto é possibile, anche un nuovo amore, per quanto breve. Il tempo di un giorno, 29 settembre. Che è diventato però memoria collettiva, oltre quel sole che sorgendo aveva cancellato tutto.
Abbiamo cominciato la settimana ricordando quei settant’anni non esplicitati di Lucio Dalla, nato il 4 marzo 1943. Il cielo quel giorno aveva regalato al mondo una “luce” intensa. E il giorno successivo che fa? Sente che una seconda luce rischiara meglio i cuori, che a volte necessitano anche solo di canzonette, e genera un altro Lucio, Lucio Battisti che nasce appunto il 5 marzo 1943.
Riflettendoci, in mezzo alla gran bagarre di giorni in cui sempre più uomini si credono “profeti” in terra, ripenso a quanto Lucio & Lucio “raccontarono in avanti” la musica. Facendolo però senza grancasse.
Ecco perché ho pensato a quanto il cielo, in certi giorni, possa essere generoso. Per noi che stiamo sotto, e che di uomini umili con visioni belle ne abbiamo sempre bisogno. Oggi in modo urgente e disperato.
“…dolcemente viaggiare rallentare per poi accelerare con un ritmo fluente di vita nel cuore gentilmente senza strappi al motore. E tornare a viaggiare e di notte con i fari illuminare chiaramente la strada per saper dove andare…”