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Posts Tagged ‘Lo stile dell’anatra’

Anche ora che non è più terreno, non posso che pensarlo così Raffaele La Capria, nell’azzurro dei suoi amori infiniti: la moglie Ilaria (Occhini) che lui definiva il premio più bello della sua vita, e l’isola di Capri il cui nome diceva iscritto quasi per magia nel suo.

Quanto devo al mio scrittore-guida Raffaele La Capria…

Mi ha folgorata con la luminosità e la fugacità della “bella giornata“, “un’immagine primaria” e precaria, di “ossessiva ineffabilità”.

Mi ha condotta, attraverso la sua amata isola azzurra, nella verticalità dei fondali, metaforici e reali, dove il mondo è acqua e trasparenza e gioia (“Nuoti e senti l’azzurro-verde-turchese nelle infinite sue vibrazioni, lo senti risuonare dentro come una scala musicale“).

Mi ha insegnato a riconoscere lo “stile dell’anatra“, in apparenza semplice e leggero sulla superficie dell’acqua, in realtà frutto di un intenso zampettare nella profondità, perché è quello che “non si lascia trasportare dalla corrente”. 

Mi ha incantato associando la letteratura all’arte del tuffo, che per essere bello deve essere eseguito “senza sforzo, e se lo sforzo c’è, non deve apparire” (ancora l’acqua, ancora l’anatra…).

Mi ha reso consapevole, attraverso “La lezione del canarino” (quella forte suggestione provata da bambino quando un cardellino si posò sulla sua spalla, suscitando in lui il desiderio di ricreare le emozioni attraverso la scrittura), di quella urgenza, provata fin da piccola, di scrivere intorno a quanto vedevo/provavo.

Mi ha regalato pagine dense di scrittura azzurra. Per la sua innata capacità di introspezione nei sentimenti e negli eventi, con uno sguardo “altro” e parole alate, come solo i Poeti.

Che tristezza e che fatica doversi accomiatare… Ero sempre in attesa di un suo nuovo scritto, anche solo un pensiero, perché era visione, chiara seppur in controluce, del mondo. A consolarmi le sue parole per tutti noi, a cui attingere per riconoscere, anche a posteriori, “la bella giornata”. Grazie Dudù.

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anatra-mandarino

Ma se dovessi proprio dire lo stile che preferisco, dirò che è quello dell’anatra, che senza sforzo apparente fila via tranquilla e impassibile sulla corrente del fiume, mentre sott’acqua le zampette palmate tumultuosamente e faticosamente si agitano: ma non si vedono“. – Raffaele La Capria, da “Lo stile dell’anatra”.

Ogni volta che vedo delle anatre scivolare con ancestrale grazia sull’acqua ripenso a questo passo di La Capria, e a quanto tutto ciò sia metafora della leggerezza, quella di scrittura, ma anche quella di stile e di vita.

Energica fatica nello zampettare, ma senza essere visti, dando sempre, di grazia, l’impressione appunto che il fare sia leggero.

Con un giocoso esito finale e pubblico del pensiero, pur dopo tanti sforzi solitari e tormentati e spesso infruttuosi.

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