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Posts Tagged ‘Lina Wertmuller’

Aveva reso breve il suo nome aristocratico tanto lungo (Arcangela Felice Assunta Job Wertmüller von Elgg Esapañol von Brauchich), per poi fare di quella lunghezza la cifra dei suoi titoli filmici. Diventati dei veri cult, da “Mimì metallurgico ferito nell’onore” a “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto”, solo per ricordarne alcuni. Storie di profondità, ammantate di leggerezza. Già respirata sui set di Federico Fellini, di cui divenne aiuto regista ne “La dolce vita” e “8½”.

Prima regista candidata agli Oscar con “Pasqualino Settebellezze”, Lina Wertmüller ebbe poi il prestigioso riconoscimento “alla carriera” solo lo scorso anno. Sempre con il sorriso e gli immancabili occhiali bianchi. Che facevano intravedere uno sguardo attento sul mondo. Del resto di sé diceva: ”Sono curiosa, mai autobiografica, di me so tutto, sono gli altri che mi interessano come una entomologa”.

Grazie Lina.

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Quando il destino, e anche la residua forma che ti è permesso dargli, è tutto nel nome.

Lina Wertmüller, novant’anni appena compiuti e una filmografia cult da regista, ha all’anagrafe un nome che suona così: Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Braueich.

Questa lunga sequela di nomi non ricorda forse la particolare caratteristica dei lunghi titoli delle sue pellicole, in cui la storia è già tutta esposta negli stessi?

Da “Mimì metallurgico ferito nell’onore” a “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto“, da “Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova. Si sospettano moventi politici” a “Notte d’estate con profilo greco, occhi a mandorla e odore di basilico“, per citare solo i più noti.

Come se i nomi anagrafici della Wertmüller fossero già, in nuce, il suo primo lunghissimo titolo filmico.

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In punta di piedi, leggera come era, se n’è andata Mariangela Melato. Un’attrice di inarrivabile talento, un pezzo di cinema italiano e di teatro.

Voce inconfondibile, roca e carezzevole, bellezza fuori dai canoni ma ricca di fascino, autentica mattatrice adatta ai vari registri, dalla commedia alla tragedia, dalla levità allo scavo.

Il suo sguardo è sempre rimasto gioioso, con gli occhi a ridere di quanto la vita le offriva.

Di lei ho il ricordo di quei film, titolo lunghissimo, di Lina Wertmuller, con Giancarlo Giannini a farle da controcanto, da “Travolti da un insolito destino…” a “Mimì metallurgico…”. E poi il teatro, in quella sua versatile capacità di rivestire i panni, da quelli scomodi di Medea a quelli sfaccettati di Filumena Marturano, fino a spogliarsi dei propri nella più recente performance “Sola me ne vò”, in cui senza più maschere né ruoli, ha raccontato se stessa, in quella sua necessità di esplorazione andando sola senza esserlo.

Di lei ho il ricordo di una sua risposta alla domanda: “Perché signora Melato non si è mai sposata?“. “La stima di se stessi è più forte di qualsiasi altra cosa. Non c’è peggiore solitudine di certe coppie che vedo al ristorante, “dammi il sale” e fine del dialogo. E poi non mi sono mai sposata – risata dal suono d’argento – perché nessuno me lo ha mai chiesto!“.

Con quel sorriso che il trascorrere del tempo ha reso racconto della sua luce interna, bella e radiosa. Quasi avesse colto frammenti di verità. Forse semplicemente la dedizione per quanto sentiva di essere nata a fare.

Grazie Mariangela della tua profonda leggerezza, quella che amavi citare dal “tuo” Shakespeare: “Noi attori siamo spiriti e ci sciogliamo nell’aria lieve”.

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