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Posts Tagged ‘libri’

Accade di rado che un libro ci sposti da dove siamo, ma quando succede è festa per i propri interni circuiti.

Non è sufficiente che la storia sia avvincente e scritta bene. Per spostarti un libro deve raccontarti qualcosa che metta in discussione il tuo “centro di gravità permanente”, regalandoti nuove possibilità di comportamento o anche solo di visione.

“Eleanor Oliphant sta benissimo” di Gail Honeyman è uno di questi libri, rari, che compiono il miracolo di “spostarti”, ricentrandoti attraverso nuove coordinate di viaggio. Ma in senso concreto, per e con i passi di ogni giorno intorno al mondo, anche quello piccolo, concentrico a noi.

Storia magmatica e fagocitante quella di Eleanor, per cui già dalle prime righe la odori, la respiri, la tocchi. E sei con lei in ufficio, per strada, in casa. Fastidiata con lei, incalzante come lei, protettiva per lei.

Il resto sta intorno. A lei, a chi legge, a cosa siamo diventati. All’apparenza senza possibilità di vasi comunicanti. Anche se è sufficiente un singolo ed inaspettato evento perché tutto possa essere posto in discussione. Attraverso spaesamento e gentilezza. Due parole oggi poco usate, forse perché agli antipodi delle certezze e delle prepotenze del mondo nuovo 2.0.

Vi auguro che Eleanor Oliphant, indubitabilmente mia amica, diventi anche amica vostra. Spostandovi irrimediabilmente.

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“Sono convinto che la letteratura, la buona letteratura sia un antidoto al fanatismo. La letteratura è cugina del gossip. Il gossip a sua volta è il risultato della nostra volontà di guardare dentro le finestre degli altri per sapere come vivono, cosa mangiano. La letteratura però fa un passo in più: non solo vuole vedere cosa c’è dentro la finestra altrui, ma indaga su che cosa si vede da quella finestra. La letteratura permette cioè di assumere lo sguardo altrui sul mondo. Un persona capace di vedere se stesso o l’universo con gli occhi degli altri non può essere un fanatico, perché una persona così sa che ci sono tanti modi di vedere e leggere la realtà. Un uomo o una donna che frequenta la letteratura sa che non esiste un solo linguaggio.”

Amos Oz, scrittore israeliano (Gerusalemme 4 maggio 1939 – Tel Aviv 28 dicembre 2018)

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Ha preso congedo dal mondo e dai suoi lettori quasi in silenzio (anche per la stampa) Arto Paasilinna, uno dei miei scrittori preferiti. E mi ha “giocato” una delle sue trovate inventive: andarsene il giorno del mio compleanno.

Ex boscaiolo, poi giornalista, diventa infine lo scrittore finlandese, da centomila copie a libro, più conosciuto all’estero. Autore cult, sempre focalizzato sul rispetto dell’ambiente naturale, con una capacità di racconto dai toni tragicomici e dall’umorismo corrosivo, diventa famoso con “L’anno della lepre”, in cui si narra di una sparizione nei boschi e di una curiosa alleanza tra un giornalista e una lepre. Perché nel suo mondo immaginario sono sempre gli animali a permettere agli uomini di sperimentare i loro limiti.

Io ho molto amato “Il migliore amico dell’orso”, storia surreale dell’affettuoso legame tra un tenero orsetto, divenuto poi grande e servizievole orso (la scena in cui stira le camicie è mitica), e il suo allevatore-pastore (di anime) che gli insegna ad essere orso nella civiltà (la scena in cui gli prepara la tana per il suo primo letargo è davvero commovente). Uomo e animale in simbiosi affettuosa, quasi mistica. Che poi l’orso porti il nome “Satanasso” sottolinea l’altezza dell’invenzione artistica di Paasilinna.

Non poter più sperare in una nuova storia di questo scrittore, incontrando così personaggi che faranno poi parte della mia vita (quante volte invoco orso Satanasso di fronte ai panni da stirare…), mi fa vedere il cielo un po’ più piccolo. E meno terso.

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“I libri sono tutto. I libri sono la vita.”

Sempre entusiasta Inge Feltrinelli, per i libri, per la vita, per gli incontri.

Quegli incontri che la portarono a fotografare Hemingway e Picasso. Rendendola celebre.

Quelli che la condussero al marito Giangiacomo Feltrinelli e alla casa editrice. Trasformandola nella “Signora dei libri”.

Quelli che le regalarono rapporti umani profondi intessuti di parole edite. Diventando amica di Nadine Gordimer e Doris Lessing.

Sempre pronta, combattiva, entusiasta. Con un fiuto incredibile per le storie. Da fotografare, da vivere, da pubblicare.

Perché, come amava dire, è fondamentale “cogliere il momento decisivo, cogliere l’istante.” 

Come fece lei nel famoso autoscatto con Hemingway. Che potrebbe avere per didascalia le parole con cui la descrisse lo scrittore Amos Oz: “un vero vulcano di idee, curiosità, gentilezza”.

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Metti una sera di tre quarti d’estate. Località di piena Versilia. Tramonto sul mare. Una manciata di storie e scrittori al Belvedere delle Maschere.

Ed ecco il premio letterario Viareggio-Rèpaci che tra i vincitori ha decretato, dal lontano 1929, autori del calibro di Morante, Calvino, Pasolini, Tabucchi, La Capria.

Quest’anno per la narrativa ex aequo tra Fabio Genovesi con “Il mare dove non si tocca” e Giuseppe Lupo con “Gli anni del nostro incanto”.

Ho tifato e tifo per Genovesi, perché il suo personaggio, il piccolo Fabio, tanti nonni e giochi antichi, è quello che siamo stati, se fortunati, per quelle affettuose e mitiche schegge di un’infanzia altra.

Quando a farci crescere non erano gli oggetti, bensí gesti e parole appoggiati in un tempo non affrettato. Sognando e rispettando quel mondo che ci veniva consegnato. Per nuotare infine con fiducia anche ne “Il mare dove non si tocca”.

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Dantista di fama Vittorio Sermonti, per i suoi commenti e le sue letture del Sommo. Interpretando solo Dante e non gli altri personaggi, e senza sceneggiarlo: ” La mia voce deve compitare ciò che quel personaggio ricorda.”

Ci mancherà quel suo modo vocale di trasfondere il Poeta in chi lo ascoltava. Ma ci consegna, come altri, un vizio da coltivare, “Il vizio di leggere”, quel suo libro in cui, passeggiando tra le letture di una vita, ci confessa di una pratica condotta con “la perseveranza, con l’abnegazione, con l’inconfessabile voluttà” con cui si coltivano i vizi. Insegnandoci che tra Melville e Brodskij e Faulkner si possono inserire anche le Controindicazioni dei foglietti illustrativi di un Farmaco o l’Almanacco illustrato del calcio.

Trasformandoti cosi in un lettore “vizioso”. In possesso cioè del “meraviglioso”. Grazie Maestro.

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tutto libri

 

Il sabato lo aspetto sempre. Con trepidazione e voglia di scoprirlo.

Perché sa intrattenermi. Raccontandomi di libri, storie e scrittori.

Con maestria e leggerezza. Facendomi pregustare il sapore delle pagine.

Ci conosciamo da tempo. Eppure ogni volta riesce a sorprendermi.

E’ un quarantenne davvero splendido.

Auguri, Tuttolibri!

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elena-ferrante

Molti, soprattutto dopo l’endorsement di stampa nazionale e internazionale, la ritenevano sicura vincitrice del Premio Strega 2015 e invece è arrivata solo terza.

Ma chi è Elena Ferrante? Chi si cela sotto questo pseudonimo con cui la sua tetralogia del ciclo de “L’amica geniale” sta facendo furore tra i lettori?

Le puntate, non della saga ma sulla sua reale identità, si sono aperte da tempo. C’è chi dice sia la traduttrice partenopea Anita Raja, moglie di Domenico Starnone, chi per stare in famiglia pensa allo stesso Starnone. C’è poi chi fa il nome di Goffredo Fofi e dei suoi editori Sandro e Sandra Ferri.

Curiosa la scelta dell’anonimato in un mondo in cui tutti, scrittori compresi, vogliono apparire. In questo caso è la stessa Ferrante ad aver detto che i suoi libri devono essere percepiti come “organismi autosufficienti”, che non necessitano della sua presenza.

I libri che tornano a camminare da soli…

PS: per la cronaca, il Premio è andato al romanzo “La ferocia” di Nicola Lagioia. In termini tecnici, un autentico ossimoro.

 

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Marcos Saboya and Gualter Pupo "Labirinto di libri" - Southbank Centre di Londra, 2012

Marcos Saboya and Gualter Pupo “Labirinto di libri” – Southbank Centre di Londra, 2012

Nella Giornata mondiale del Libro l’Associazione Italiana Editori lancia l’iniziativa #ioleggoperché, in cui i protagonisti sono i libri e i lettori. L’obiettivo è di stimolare chi legge poco o chi non legge, ben più della metà degli italiani.

E allora per una giornata almeno parliamo di libri, regaliamoli, facciamoli circolare, incantiamo con le loro storie chi ancora fa fatica ad avvicinarli. E poi proviamo a spiegare perché leggiamo.

Io comincio con tre perché. Aspetto i vostri.

Io leggo perché:

Perché è un incontro. Con altre persone, altre vite, altri punti di vista. Che apre conoscenze e amicizie. E a volte autentici innamoramenti.

Perché mi perdo, come in un labirinto. Ritrovandomi, con una nuova bussola.

Perché è un piacere. Pregustato, sfaccettato, prolungato. Nel “vedere” personaggi, luoghi, azioni.

Ps: curioso che nella Giornata del Libro ricorra anche il decimo anniversario di Youtube. Proprio il 23 aprile 2005 veniva infatti caricato il primo video sulla piattaforma.

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premi nobel-2

Riflettiamoci tutti.

Che il Nobel per la Pace 2014 sia stato assegnato a chi giovanissima, Malala Yousafzai la ragazzina pakistana vittima di un attentato talebano nel 2009, e a chi da sempre, Kailash Satyarthi l’attivista indiano dei diritti dei bambini, si occupa di infanzia e diritto allo studio non è solo un buon segno. E’ innanzitutto un’indicazione di rotta per l’umanità.

Futuro c’è solo se i cuccioli d’uomo vengono preservati da violenze, sopraffazioni, sfruttamenti, schiavitù. Ma anche dall’impossibilità a crescere con libri e insegnanti e tempo per se stessi. Solo questi ingredienti permettono la costruzione di una persona critica, cioè in grado di scegliere.

E questo è il futuro, l’unico possibile, per l’umanità.

Ps: che in Italia non si facciano più figli e la scuola sia alla deriva non è invece un buon segno.

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