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Posts Tagged ‘Juventus’

Guardo alla vicenda piccola seppur paradigmatica di Luis Suàrez, calciatore uruguaiano in cerca di ingaggio e vocabolario.

Per ottenere l’attestazione di conoscenza di lingua italiana necessaria per ottenere la cittadinanza, e quindi il contratto fuori quota extracomunitaria con la Juventus, fa carte false insieme alla squadra. Quindi l’esame di italiano, per il quasi nostro attaccante uruguaiano, diviene farsa, con i verbi suoi all’infinito e le richieste linguistiche dei prof intorno a parole identiche nelle due lingue, “melone” e “supermercato”. Ma sarà un caso.

Allora penso a certi miei studenti alquanto refrattari alla lingua italiana, anche quando di lingua madre seppur matrigna, che considerano il congiuntivo un modo più oftalmico che verbale. E penso però anche alla fatica e alla caparbietà di alcuni di loro nel voler portare a casa il risultato, per migliorarsi e inorgoglire le famiglie che con sacrifici li fanno studiare.

E a questo punto della mia pensata vedo con nauseabonda tristezza allargarsi a dismisura il divario tra chi paga per comprarsi un vocabolario per studiare e chi si compra direttamente lo studio senza alcun vocabolario.

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Cristiano Ronaldo è l’acquisto calcistico più costoso di sempre, 100 milioni di euro, sia per la Juventus che per la Serie A italiana.

Ma CR7 è ormai un brand, che va oltre, molto oltre, il calciatore. Linea di abbigliamento e intimo, catena di ristoranti, icona della Nike. Vittoria, appunto, di cui lui é il tedoforo del terzo millennio. Fenomeno globale, che ammanta di fascino e soldi ciò che lo circonda. Nuovo Re Mida. Che rende oro quanto sfiora. Con un’attenzione maniacale per il fisico. Senza mai dimenticare il fisco.

Grazie al suo trasferimento a Torino, infatti, l’uomo più social del pianeta potrebbe usufruire di una norma fiscale italiana per cui verserebbe nelle casse del nostro fisco una tassa forfettaria, e leggera, di centomila euro. Fine della partita. Già. Così in un sol colpo, e grosso, dribbla anche il suo contenzioso col fisco spagnolo.

Quando si dice “aver la testa nel pallone”…

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Il calciatore continua ad essere mestiere ambitissimo da bambini e adolescenti. E invidiatissimo dagli stessi diventati maschi adulti.

Il motivo sembra il solito. La quantità spropositata di denaro guadagnato, e ciò che ne consegue in termini di onore e gloria. Da lì ad assurgere a modello da imitare il passo è breve.

Due esempi. Donnarumma, portiere del Milan confermato a suon di soldoni, e Bonucci, ex difensore juventino entrato nelle fila rossonere con una cifra a diversi zeri.

Il primo, stanco per la stagione di lavoro (neanche fosse un minatore del Sulcis) e stremato dal tira e molla sul suo contratto, decide di non presentarsi agli Esami di Stato, sostenuto in questo dal padre che gli consiglia invece di correre ad Ibiza per sciogliere lo stress accumulato.

Il secondo, sette anni nella Juventus, dimentica in tre giorni la fede bianconera perché, come dicevano i latini, pecunia non olet, il denaro non puzza. Insulti da parte degli ex tifosi, accoglienza trionfale da parte di quelli nuovi. Come se i cambi di casacca, anche politica, non avessero insegnato nulla.

La morale quale è? Che a tutto si può dare un calcio, dal pallone ai valori. Ma al denaro proprio no.

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Nel tempo 2.0, quello social & terrorist, un evento pubblico porta ormai con sé, sottotraccia, un’ansia strisciante per qualcosa di pericoloso che può accadere. Così qualsiasi rumore o voce o spostamento, seppur minimo, deflagra su quella paura sottile trasformandola immediatamente in panico. L’effetto domino fa il resto. Fuggi fuggi scomposto, e l’uomo si fa mandria. Corre senza fermarsi, travolgendo tutto ciò che incontra. Compresi i suoi simili.

Così è avvenuto nel cuore di Torino, di fronte ai maxischermi posizionati in Piazza San Carlo (scelta discutibile) per la finale di Champions, Juventus versus Real Madrid. Oltre 1500 tra contusi e feriti, di cui alcuni gravi. Il pensiero va ad un’altra finale bianconera di Champions, allo stadio Heysel di Bruxelles e al suo tributo di sangue.

Ma nel tempo 2.0 social & terrorist le notizie globali si spostano velocemente e il Big Eye è sul London Bridge. Ancora un attacco terroristico nella capitale britannica. In un “normale” sabato sera, terrore tra strade e ristoranti, con accoltellamenti, urla, sbigottimento, vittime, feriti, polizia in assetto di guerra.

Così la nostra angoscia si rinforza. A tal punto da farci tracimare anche da soli. Ad ogni frullo d’ali.

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