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Posts Tagged ‘Jain’

Sono una cultrice di Jain, ormai si sa. Per i suoni pop, i giochi di parole, i video colorati, le culture altre.

Questa volta, in “Star”, Jain critica la popolarità fine a se stessa:

“You wanna be a star
But you don’t know who you are
You wanna be a star
But you can’t stand the light

Vuoi essere una stella
Ma non sai chi sei
Vuoi essere una stella
Ma non sopporti la luce”.

E poi quel gioco tra sigle, ovvero tra quanto abbiamo e quanto siamo:

“I don’t need no MBA
To know music’s my DNA

Non ho bisogno di MBA
Per sapere che la musica è il mio DNA” .

A ricordarci di cosa debba rifulgere una vera “Star”.

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Il video comincia dal finale di “Come“, con i palloncini che scoppiano. In pura leggerezza.

E Jain, nello spettacolare video “Makeba“, ricomincia a cantare e giocare con i suoi effetti ottici stile Escher, questa volta omaggiando l’Africa di Miriam Makeba. Facendola sua. Con simboli, giraffe, grafismi, ballerini e se stessa. E un messaggio, neppure troppo subliminale, su quello che è stato l’impegno politico della cantante sudafricana contro il regime dell’apartheid: “Voglio vederti cantare, voglio vederti combattere, / perché tu sei la vera bellezza del diritto umano“.

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Marc Chagall, "Place de la Concorde ou Tour Eiffel, bouquet de fleurs et amants" - 1969

Marc Chagall, “Place de la Concorde ou Tour Eiffel, bouquet de fleurs et amants” – 1969

Questo è un post/lettera per la “mia” quinta T, per le mie “bimbe” e i miei “bimbi” di uno spazio-tempo infinito, troppo presto finito…

Mi sono davvero resa conto che eravamo tra noi ai “titoli di coda” quando, poco tempo fa, qualcuno di voi al termine dell’ultima lezione su Dante, tra squadernamenti e stelle, disse a tutti noi, cioè me e voi insieme, “E’ proprio finita!“. Occhi spalancati e una manciata di rammarico. Subito ne fui spiazzata ma finsi, Pessoa con me, un po’ di non capire, un po’ di non aderire a quel moto profondissimo e malinconico del cuore.

Fu però lì che si riaffacciò in me la realtà del dover “chiudere” con quel nostro tempo rituale ed ancestrale, intimo e minimo, ortodosso e paradosso. Di voi ho amato l’educazione, l’intuizione, l’ironia e l’eleganza di certi gesti. Ma ciò che resterà con me quale tratto evidente e prepotente della “mia” quinta T è la leggerezza dei cuori, quella che rincorro da sempre, quella che fa di una giornata “la bella giornata”, come ci ricorda il nostro La Capria.

E proprio sul filo della leggerezza, a tratti calviniana, a tratti kunderiana, abbiamo condiviso e riso, letto e detto, meditato e giocato. Per questo vi dedico il video della canzone “Come” di Jain. E’ leggera e bella come voi, ricca di citazioni che saprete cogliere e di gioco di cui saprete godere. Magritte, Escher, vuoto, pieno, nascondino, illusione, moltiplicazione. Che vi sia di bonheur per le nuove strade che percorrerete. Restando leggeri, seppur pieni, come palloncini di un quadro di Chagall. Buona vita a tutti voi.

Ps: Vi ho voluto bene, e più alle persone che agli studenti che siete. Confido nella vostra capacità matematica per desumerne la tara.

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