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Posts Tagged ‘Ivano Fossati’

Gli evocativi versi di Ivano Fossati possono diventare, in questi giorni scuri, un suggestivo mantra, con cui cullare i nostri turbati pensieri. Di modo che “I treni a vapore” siano in grado di riportarci, ancora, “di stazione in stazione”…

“Io la sera mi addormento
E qualche volta sogno
Perché voglio sognare
E nel sogno stringo i pugni
Tengo fermo il respiro
E sto ad ascoltare
Qualche volta sono gli alberi d’Africa a chiamare
Altre volte sono vele spiegate a navigare
Sono uomini e donne, piroscafi e bandiere
Viaggiatori viaggianti da salvare
Tra le citta’ importanti io mi ricordo Milano
Livida e sprofondata per sua stessa mano
E se l’amore che avevo non sa piu’ il mio nome
E se l’amore che avevo non sa piu’ il mio nome
Come i treni a vapore
Come i treni a vapore
Di stazione in stazione
E di porta in porta
E di pioggia in pioggia
E di dolore in dolore
Il dolore passera’
Io la sera mi addormento
E qualche volta sogno
Perché so sognare
E mi sogno i tamburi
Della banda che passa
O che dovra’ passare
Mi sogno la pioggia fredda dritta sulle mani
I ragazzi della scuola che partono gia’ domani
E mi sogno i sognatori che aspettano la primavera
O qualche altra primavera da aspettare ancora
Tra un bicchiere di miele e un caffe’ come si deve
Questo inverno passera’
E se il mio amore di ieri non sa piu’ il mio nome
E se il mio amore di ieri non sa piu’ il mio nome
Come i treni a vapore
Come i treni a vapore
Di stazione in stazione
E di porta in porta
E di pioggia in pioggia
E di dolore in dolore
Il dolore passerà”

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Il 19 settembre 1996 usciva un album che avrebbe fatto parlare a lungo di sé. Per le tematiche affrontate, per le lingue usate, per la ricerca sonora che si apriva a rotte mediterraneo-balcaniche e sudamericane.

Talmente avanti allora da poterlo comprendere appieno, e ancora non del tutto, solo ora. A vent’anni di distanza.

E così Fabrizio De André sceglie il racconto delle “anime salve”, gli “spiriti solitari” liberi per scelta, facendo un elogio della solitudine: “quando si può rimanere soli con se stessi, io credo che si riesca ad avere più facilmente contatto con il circostante, e il circostante non è fatto soltanto di nostri simili, direi che è fatto di tutto l’universo: dalla foglia che spunta di notte in un campo fino alle stelle. E ci si riesce ad accordare meglio con questo circostante, si riesce a pensare meglio ai propri problemi, credo addirittura che si riescano a trovare anche delle migliori soluzioni, e, siccome siamo simili ai nostri simili credo che si possano trovare soluzioni anche per gli altri.

E così Faber ci regala ritmi e storie, costringendoci a “guardare” intorno, a respirare il mondo. Tutto: dalla transessuale brasiliana Fernandinho che diventa un’autentica Prinçesa correndo “all’incanto dei desideri“, al popolo Rom Khorakhané con il loro culto di assoluta libertà che li fa “essere vento“. Con le donne e i loro voli, come Nina sull’altalena o come una colomba, Â cúmba, la ragazza che lascia il nido per sposarsi. Un atto d’amore per le minoranze, una Smisurata preghiera per invocare la salvezza di chi sta al margine “col suo marchio speciale di speciale disperazione“. Quelli al confine, che “dopo tanto sbandare è appena giusto che Fortuna li aiuti come una svista, come un’anomalia, come una distrazione, come un dovere“.

Possiamo non pensare Fabrizio De André un Poeta?

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Mia Martini in un ritratto di Guido Harari

Mia Martini in un ritratto di Guido Harari

Mia Martini, ovvero talento allo stato puro.

Non diluito, mai diminuito.

Ecco perché tanto rimpianto.

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cuore1

14 febbraio, San Valentino.

Penso allo svilimento commerciale di tale giornata.

E a quanto invece ogni giorno sia necessaria la cura “floreale” intorno a tutto quanto odora di amore.

Ripenso così ai versi di quella canzone bellissima di Ivano Fossati, “La costruzione di un amore”: “La costruzione del mio amore/mi piace guardarla salire/come un grattacielo di cento piani/o come un girasole“.

E’ così che metto mano all’innaffiatoio.

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Epoca di decadenza? Forse. Troppi rumori senza più sonorità? Certamente.

E se per ricominciare fosse sufficiente “un poco di silenzio”, come ci suggerisce Ivano Fossati?

Forse, a quel punto, avremmo orecchie per i veri bisogni.

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Decadancing” è l’ultimo lavoro musicale di Ivano Fossati. Ma proprio l’ultimo.

Lo ha dichiarato ieri sera da Fabio Fazio a “Che tempo che fa”: “Ho pensato, non in questi due giorni, ma in due o tre anni, che con questo Decadancing, non farò altri dischi, altri concerti” – ha spiegato il cantautore che, alla domanda del conduttore se avesse così deciso di chiudere la sua carriera artistica, ha risposto – “Si. Ho sempre pensato che, alla mia età, ho compiuto da poco 60 anni, avrei voluto cambiare. Mi sono sempre chiesto se al prossimo disco avrei potuto garantire la stessa passione che mi ha portato fino a qui. Non credo che potrei ancora fare qualcosa che aggiunga altro rispetto a quello che ho fatto fino ad ora. E’ una decisione presa serenamente in tanto tempo”.

Che lezione di questi tempi! Il coraggio di cambiare e la passione in quanto si fa.

Piuttosto sarà difficile per noi fare a meno delle sue melodie e delle sue parole. Ma forse lo dobbiamo pensare mentre canta “Baci E Saluti“: “Ho mille posti dove andare / Come i pesci qualunque / Se passa un’ombra sul fondo del lago / Posso nascondermi e aspettare che ritorni / Tutto l’immenso stellato / Dove a Dio piace improvvisarsi pescatore.

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