L’anno 2018 sembra aver avuto, quale protagonista principale, la dissolvenza.
Si sta dissolvendo il sistema Europa, tra Brexit e nuovi secessionisti. Così anche lo Stivale, indossato e bistrattato dai cosiddetti populisti. Popolo sulle labbra e particolare in tasca.
Si stanno dissolvendo buone maniere, fatte di educazione, eleganza, misura, rispetto. Con la voce che diventa più alta, più grossa, più rozza. Poche parole per dire tutto, cioè niente. E parolacce per affondare l’altro, chiunque non sia in linea con quanto si è. O si ha.
Si dissolvono le certezze. Un ponte su cui transitare, un’istituzione su cui contare, un’autorità a cui affidarsi. I potenti ad apparire onnipotenti, mostrando i denti invece dei quozienti.
E si dissolvono, purtroppo, alcuni punti fermi dell’umanità, la sua espressione migliore. Il genio stellare e fiducioso di Stephen Hawking e la voce divina e combattiva di Aretha Franklin. Le immagini poetiche di Ermanno Olmi e quelle visionarie di Bernardo Bertolucci. Le storie umane di Philip Roth e quelle d’amore e tenebra di Amos Oz. Insieme alle parole stampate di Inge Feltrinelli. E l’essere gentile e generoso di Fabrizio Frizzi.
Dissolvenze che evidenziano la nostra povertà.