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Posts Tagged ‘immigrati’

Mai tante renne come quest’anno.

Con occhi dolci e pelo lucido osservano curiose il viandante da ogni dove: vetrine, pubblicità, addobbi, auguri.

A chi le guarda con più attenzione risulta però evidente la loro languida stanchezza. Imputabile in parte al surplus di lavoro stagionale, visto che il loro datore/babbo di lavoro elimina in tale periodo i turni di riposo. Ma per una restante quota, quella che celano quasi sempre bene è la nostalgia di casa, dei luoghi noti, dei profumi amati.

E per associazione, non tanto libera ma subito immediata, vedi gli sfruttati del lavoro, pause poche-carichi tanti, e gli immigrati, più o meno volontari. Così ricordi, sempre per associazione, i cosiddetti “uomini di buona volontà”. Sempre più rari, quanto la “pace in terra”.

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Quando Donald Trump é stato eletto a Presidente degli Stati Uniti d’America mi sono chiesta: “Chissà se il mondo lo regge per quattro anni.” Nel frattempo sono io a non reggerlo già più, nonostante il suo mandato abbia all’attivo una striminzita manciata di settimane.

“Sta facendo quanto promesso in campagna elettorale”, ti fanno notare compiaciuti i suoi sostenitori. Già.

Però… Però bisogna prendere atto di un salto di forma: ora quella istituzionale é equivalente a quella da tono elettorale. Nuovo oggetto di studio per chi si occupa di comunicazione. Che sta diventando non solo violenta e urlata ma anche estremamente povera di termini.

Tanto che il lessico usato da Trump é comprensibile anche a chi mastica poco inglese, segno forte e inequivocabile della decadenza dei tempi.

Perché Trump non usa un linguaggio semplice e chiaro, ma elementare e primitivo. Un linguaggio cioè che non contempla i termini mediani, quelli di cui deve essere ricco il desco delle trattative. Non solo in politica, ma nelle cose umane in genere.

Infatti sono le sfumature a raggiungere l’altro. Solitamente i colori primari tendono ad essere autoreferenziali.

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Non si tratta più di slogan.

Non si tratta più di post-verità.

Non si tratta più di possibilità.

Il Presidente Donald Trump sta facendo Trump. Per davvero. Quanto aveva annunciato in campagna elettorale sta accadendo. Stop Obama-care. Go on al muro anti-latinos. Stop libero commercio. Go on al protezionismo. Stop immigration. Go on America first.

Sembrava impossibile. E’.

Può stupire che un politico stia facendo quanto aveva promesso. Perché accade raramente.

Ma stupisce di più non avere ancora compreso che il tycoon repubblicano è stato votato da chi voleva quanto Trump da Presidente sta attuando.

E’ questo l’aspetto più inquietante: una buona parte di popolo americano vuole ciò.

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kobane

E così, nonostante i raid aerei della coalizione internazionale, i miliziani Isis, alias terroristi, sono giunti assediandola alla città siriana di popolazione curda Kobane. Nome che a noi occidentali poco racconta, a meno di non osservarne la posizione geografica. Solo così Kobane diventa molto di più, assumendo le vesti di simbolo. Perché Kobane è una città al nord della Siria, vicino al confine con la Turchia. Come a dire che il famigerato Isis, che nulla ha da spartire con l’Islam se non gli inneggi ad un Dio espropriato del tutto della propria sacralità, sta per mettere un piede in Turchia, che è membro Nato oltre ad essere una delle porte d’Europa.

E forse, in incredibile ritardo, è ora che il Vecchio Continente si posizioni a riguardo di quanto accade. Possibile che la neo Lady Pesc (Politica estera e sicurezza comune) Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione in campo sicurezza, non abbia ancora speso una parola sull’argomento, se non per ammettere tale minaccia? Quali saranno le strategie militari? E quelle umanitarie? Quali i piani europei per affrontare una parte di mondo necessitato a spostarsi per non essere massacrato? O vogliamo ancora liquidare quanto sta accadendo, in termini di spostamento di popolazioni, con la semplice etichetta “Immigrati”? Perché qui, difficile che non sia ancora chiaro, si tratta di “Rifugiati”, a cui spetta, per umanità e Convenzione di Ginevra, l’asilo politico.

Ecco perché Kobane, città simbolo, sta diventando affare di tutti noi europei.

 

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Sbarchi-lampedusa

Pietà e vergogna sono i sentimenti che mi abitano in queste ore.

L’ultimo, terribile, immane naufragio di immigrati nel mare di Lampedusa lascia storditi. Per il numero di uomini che, scappando da guerra e miseria, vanno incontro alla morte sperando la vita. Spiaggiandosi come balene. Senza fiato.

E senza fiato restiamo noi che siamo sulla terra guardando quel mare, avendo solo più un moto di pietà verso quelle vite perse, quelle occasioni perdute. Un miserere che si leva alto sulle onde.

Ma ancora più forte è il moto di vergogna che provo nelle vesti di cittadina europea che sta sulla costa senza far nulla. Politiche comunitarie del tutto assenti, silenzi istituzionali, incapacità ed indifferenza nel gestire seriamente e pragmaticamente l’emergenza migratoria.

Spesso coloro che decidono si ritrovano per prendere misure da “saggi”. Fateci assaggiare, finalmente, la vostra saggezza. In fretta. prima che dalla costa si avvisti ancora la morte.

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Ogni tanto ricomincio. Come da bambina. In piena “fase domande”. Una a rincalzare l’altra.

E in questi giorni in cui, più di altri, gli uomini sono solo numeri con cui “fare i conti”, “carico/scarico merci” da un luogo all’altro, le domande dentro di me si accalcano, togliendosi fiato a vicenda. Come immigrati.

Ma per le persone vale la proprietà commutativa? Spostare le persone di luogo cambia il loro peso specifico? Muta la loro densità? Perché a me ancora non è chiaro lo spostamento delle “pedine” immigrate sulla “scacchiera” italiana. Si gioca a rimpiattino? O forse a nascondino? Perché in certe caselle di questo gigantesco “gioco da oca” non si può sostare, e su altre stai fermo tre giri? Perché certi terreni in questo “monopoli umano” valgono più di altri? Perché il “Parco della Vittoria” è sempre roba da ricchi? Ma la vittoria poi di chi è?

E mentre, come in una filastrocca lenta e stanca, le domande si rincorrono senza mai raggiungere le risposte, gridando “liberi tutti!”, qualche uomo in fuga sui barconi se lo inghiotte l’acqua. E allo sbarco, come avrebbe detto Montale, “il calcolo dei dadi più non torna”.

Già, la proprietà commutativa…

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