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Posts Tagged ‘gol’

È stato il calciatore più grande. O meglio, il calciatore per antonomasia. Al punto che lo scrittore Jorge Amado diceva: “Se il calcio non si fosse chiamato così, avrebbe dovuto avere come nome Pelè.

Tre mondiali vinti col suo Brasile, oltre 1200 gol, amato da tutti. Calciatore del secolo per la FIFA, Pelè è stato dichiarato “Tesoro nazionale” e “Patrimonio storico-sportivo dell’umanità”. Ecco perché veniva chiamato “O Rei”. E lo sarà per sempre.

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Chissà a cosa pensano nell’Altrove per chiamare, poco dopo il numero 10 “Pibe de oro”, il numero 20 “Pablito”, l’eroe del mitico mondiale di Spagna 1982.

Che estate fu quella! Leggerezza e gioia, null’altro. Con la nazione che riscopriva unità e orgoglio attraverso i ragazzi di una nazionale che giocò col cuore, fino in fondo. Fino a vincere un mondiale. Il terzo per l’Italia. Tra quei ragazzi Paolo Rossi, fortemente voluto da Bearzot, nonostante il mondo contro. E “Pablito”, così chiamato da tutti dopo i suoi primi e inaspettati gol, confermò in modo magico le aspettative del mister. Rendendo reale quel fantastico crescendo, partita dopo partita, verso il titolo mondiale.

Come ebbe a dire lo stesso calciatore, “Non avrei più vissuto un momento del genere. E me lo sentivo scivolare via. Ecco: era già finito…“.

E oggi la sensazione è quella. Che tutto sia scivolato via. Troppo in fretta. Lasciandoci senza l’energia rapida di Paolo Rossi, che rese possibile un sogno. Già finito.

Grazie, Pablito.

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Il caso ama sparigliare le carte. Oggi lo fa al mattino, pensando alla sera.

Così i tavoli da gioco mescoleranno, senza confonderli, gli assi vincenti dei due Paesi.

Tanto spread e qualche corner, banditi gli eurobond e richiesti i gol. E il “rigore”, per entrambi, sullo sfondo.

Sarebbe bello smontare l’innata sensazione tedesca di superiorità nei nostri confronti.

Sarebbe bello dimostrare che la creatività, unita alla fatica, spesso è vincente.

Sarebbe bello poter dire la nostra. Al vertice economico al mattino. Sul campo di calcio alla sera.

Cuore e testa a confronto. Col cuore a sussultare un po’ di più.

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Il vero gioco del pallone non è quello che vediamo in questi giorni agli Europei.

Il gioco autentico è quello dei ragazzini che all’interno di un portone, sotto il sole battente di giugno, dimenticano il mondo rincorrendo il pallone. Dribblando, scartando, cadendo, facendo e subendo gol.

In piena felicità. Tale perché solo sfiorata, mai avvertita.

Respirata però a pieni polmoni, per il futuro.

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