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Posts Tagged ‘giustizia’

Misero e triste quello Stato che toglie ai poveri per dare ai ricchi. Ma anche malandrino e ingiusto. Profondamente.

Uguaglianza ed equità di trattamento presentano tra loro la differenza notevole per cui se viene dato “100” a tutti ci sarà correttezza ma non giustizia, perché in tal modo non si terrebbe conto dei dati di partenza di ciascuno. Come nella vignetta soprastante.

Eppure nel nostro Paese, tra quelli sulla carta più industrializzati ed avanzati del mondo, sta accadendo qualcosa di ancora più grave ed ingiusto. Si sta togliendo pure il “minimo sindacale” a chi strutturalmente ha meno. Consegnandolo, senza scrupolo alcuno, a chi già ha di più. Che continuerà, in virtù di ciò, a vivere meglio. Usufruendo peraltro di quei servizi statali pagati, giustamente, per tutti, ma con le tasse pagate, ingiustamente, da alcuni. Ovvero i soliti, poco ignoti, allocchi. Mentre i soliti furbi, anch’essi poco ignoti, si fregano le mani, aggiungendo, in modo sfrontato, che “la pacchia è finita“. Non certo per loro.

Ps: È stato detto di “non disturbare il manovratore”, ma se questo “disturba” pericolosamente, con una guida favorevole a pochi, il tragitto di molti, forse una parola va infine pronunciata. Se non altro di sdegno.

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La firma del regista, Clint Eastwood, si sente, più potente che mai. Nell’attenzione per la fotografia e il montaggio, ma soprattutto per la scelta della storia, vera, e il taglio impresso, realistico. Magistrali poi le interpretazioni, da Paul Walter Hauser, un candido quasi sprovveduto Richard Jewell, a Kathy Bates,  sua toccante “madre coraggio”.

Eppure sono le implicazioni etiche a guidarci nel racconto, tra informazione manipolata, macchina del fango, processo sommario. E un comportamento umano che può diventare miserrimo.

“Richard Jewell”, è un uomo semplice, a tratti ingenuo, dedito a svolgere il proprio dovere, quello di vigilanza della pubblica sicurezza. Durante un concerto per le Olimpiadi di Atlanta del 1996, Richard si accorge di uno zaino sospetto e grazie al suo intervento l’esito dell’esplosione è contenuto seppur tragico. Un eroe per tutti, da subito. Ma c’è bisogno di un colpevole, e invece di cercare sembra più facile fabbricare prove su Jewell. Che nella sua purezza viene quasi stritolato dal sistema, il “pesce vorace” verghiano. Sistema a cui si oppone un avvocato indipendente e coraggioso per tentare di salvare Richard Jewell dalle infamanti accuse, colpevole solo di aver fatto il proprio dovere, senza voltarsi dall’altra parte.

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Nel volgere di 24 ore se ne sono andate anzitempo due persone per bene, David Sassoli e Silvia Tortora.

Accomunati da un giornalismo di rigore, da un forte senso di giustizia, da una visione aperta e mai ideologica, da una gentilezza, ormai rara, dello sguardo e dei gesti.

Ultimo tweet del Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli proprio per Silvia Tortora, la cui vita è stata spesa per raccontare la surreale e drammatica vicenda giudiziaria del padre Enzo Tortora.

David Sassoli a sua volta, con sorriso e animo schietto, ha lavorato da parlamentare europeo affinché libertà e diritti fossero parole rispettate nei diversi Paesi. Durante la pandemia ha fatto sì che il Parlamento europeo, primo al mondo, rimanesse aperto e operativo, introducendo dibattiti e votazioni a distanza.

Quando persone così per bene se ne vanno anzitempo, la tristezza ha il sopravvento. Per il vuoto di valori che lasciano, per il pieno d’esempio che potevano ancora essere.

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Il caso Cucchi visto da Makkox su “Il Foglio”

Come ha detto Ilaria Cucchi, un muro è crollato. Quello fatto di omertà, silenzi, bugie, depistaggi. E pestaggi. Ora non solo evidenti ma anche confessati.

Cosi la storia di Stefano Cucchi diventa paradigmatica di tante ingiustizie. Una storia italiana. In negativo.

Ma una storia italiana anche in positivo. Perchè ci ricorda con evidenza che ci sono persone che con determinata ostinazione lottano affinché la verità torni a galla dal fondo oscuro delle nefandezze.

In questa storia hanno il nome di Ilaria Cucchi e della sua famiglia che, insistendo nella ricerca dei colpevoli, ci fanno ancora credere nell’idea che la giustizia umana sia infine possibile.

La speranza è che si giunga a vedere chiaro anche per chi continua ad aspettare intorno ad altri nomi, protagonisti, loro malgrado, di vicende ancora oscure. Giulio Regeni e Ilaria Alpi sono due dei tanti nomi che ancora attendono verità.

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La fine drammatica di Giulio Regeni, ricercatore italiano brutalmente pestato e ucciso nell’Egitto di al-Sisi, ricorda in modo incredibilmente inquietante quella di Monteiro Rossi nel Portogallo di Salazar narrato in “Sostiene Pereira“.

Alcune citazioni dal libro di Antonio Tabucchi in omaggio a Giulio Regeni e alla sua coraggiosa ricerca intorno alla giustizia e alla verità.

  • Il paese taceva, non poteva fare altro che tacere, e intanto la gente moriva e la polizia la faceva da padrona.
  • Monteiro Rossi è il mio praticante, il ragazzo che mi scrive gli articoli che non posso pubblicare.
  • I due tangheri sembravano nervosi e avevano un’aria affannata. Il giovanotto non voleva parlare, dissero, gli abbiamo dato una lezione, abbiamo usato le maniere forti, forse è meglio filarcela.
  • Pereira si sedette davanti alla macchina per scrivere. Scrisse come titolo: Assassinato un giornalista. Sarebbe bene che le autorità indagassero su questo turpe avvenimento. Monteiro Rossi è stato pestato a sangue, e dei colpi, inferti con il manganello, o con il calcio della pistola, gli avevano fracassato il cranio. Invitiamo le autorità competenti a vigilare attentamente su questi episodi di violenza che alla loro ombra, e forse con la complicità di qualcuno, vengono perpetrati oggi in Portogallo.

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Coincidenza curiosa, nonché drammatica, che le vittime della sparatoria al Tribunale di Milano rappresentino gli attanti di un processo nel suo svolgersi: giudice, avvocato, imputato. Posti, e non solo umanamente, sullo stesso piano, perché ciascuno di essi, in tribunale, svolge, rappresentandolo, il proprio “ruolo”: il giudizio, la difesa, la colpa.

Ed è su questa divisione di “ruoli” che si fonda il diritto e il rispetto dello stesso. Su tale impianto è nata la civiltà. Difenderla è anche non ammettere, negli atti criminosi, alcuna attenuante giustificativa.

Eccetto un’umana pietà.

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RobertoInnocenti1

Dopo gli ultimi eventi, da Berlusconi con una pena da scontare ma ancora libero a Cancellieri con qualcosa da cancellare ma ancora in carica, ci siamo convinti che in Italia la legge è sì uguale per tutti, ma per qualcuno un po’ di più.

In tutto questo bailamme qualcuno si vuole ricordare di noi italiani che ora non ne possiamo proprio più e siamo in coda per un biglietto di sola andata per qualsiasi Paese straniero?

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Ambrogio Lorenzetti, "Allegoria del Buon Governo" (1338-1339)

Coloro che vogliono avere un buon governo non devono riempire i portici di iscrizioni, ma coltivare nell’anima il senso di giustizia, perché non con i decreti, ma con gli usi si amministra bene la città.

Isocrate, da “Areopagitico”.

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