Da sempre la città siriana di Palmira è detta “la Sposa del Deserto”, quasi a sottolinearne la delicata bellezza languidamente allungata in un ambiente per definizione inospitale. Quasi un pezzo di cielo caduto in terra.
Ma il Predone, sempre in agguato nella sua volontà di distruzione, afferra brutalmente Palmira violandola.
Rapinando all’umanità intera schegge di cielo. E lasciando così, tra le rovine, la sottrazione dell’umana bellezza.
Ovvero crudeltà, efferatezza, empietà. E chissà se il male può ancora dirsi banale.
Ps: a proposito di atti barbari, 23 anni fa la strage di Capaci. Altro tentativo di silenziare le testimonianze umane.