
Il 6 aprile 1912 si spegneva Giovanni Pascoli, il “fanciullino” della nostra letteratura.
Tra le iniziative per i 100 anni dalla sua morte un francobollo commemorativo con l’effige del poeta di San Mauro di Romagna e alcuni versi di una delle sue poesie più conosciute, “La cavalla storna”, che rievoca la morte violenta del padre.
Alla vigilia della Pasqua cristiana vengono in mente quei versi di un’altra sua lirica, “X agosto”, in cui la figura di Cristo è adombrata nella vicenda della rondine uccisa in parallelo all’assassinio del padre:
Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.
Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
Con un Cielo che, nel pensiero di Pascoli, rimane comunque lontano rispetto al dolore umano:
E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!
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