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Posts Tagged ‘giovani’

Tavola tratta da “Persepolis” di Marianne Satrapi

Ormai le “scuse” per decretare la condanna a morte dei giovani iraniani, persino minorenni, sono le più risibili.

Una ciocca di capelli fuori dal velo.

Intraprendere una guerra contro Dio.

Sognare la libertà suonando musica.

Strazianti a tal proposito le ultime volontà del giovane iraniano Majidreza Rahnavard, il secondo ragazzo giustiziato dalla Repubblica islamica per aver partecipato alle proteste anti-governative: “Non voglio che piangiate sulla mia tomba né che leggiate il Corano o preghiate; voglio che siate felici e suoniate musica allegra”. 

Una Resistenza coraggiosa, che racconta come in ogni Paese che lotta per le libertà fondamentali ci sia una generazione di giovani che sacrifica la propria vita nella speranza che la successiva possa goderne.

Onore e gratitudine a questi eroi di ogni tempo e latitudine.

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Quando si chiede ai giovani, categoria sempre più vaga e lasca, cosa si celebri il “Primo Maggio”, una buona parte risponde “la Festa della Musica”, riferendosi al Concertone di Roma. Atmosfera quindi gioiosa, con rari richiami al lavoro. Una Festa per stare tutti insieme, con le note in sottofondo.

Un’altra quota pensa si tratti di un giorno festivo tout court, quindi una “Festa dal Lavoro” e non “Festa del Lavoro”. Del resto la sintassi è diventata da tempo un puro accidente.

Una parte di giovani, infine, anche il Primo Maggio corre disperata, da un quartiere all’altro delle città, a consegnare merci e cibo, senza pause per sé e alcun diritto per quella categoria di “nuovi schiavi” delle multinazionali che hanno triplicato il fatturato sulla pelle loro. Calpestando sempre più quanto raggiunto dai nostri nonni.

A questi giovani va il mio pensiero di solidarietà nella giornata odierna. Con la speranza che possano, un giorno vicino, cogliere il senso della dignità che il lavoro deve dare all’individuo. Con il rispetto dei diritti minimi e della sicurezza necessaria. Solo allora il “Primo Maggio” assumerà anche per loro un significato di festa.

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La scienza lo ha decretato: “anziani” si diventa a 75 anni, non prima. Come a dire, poche storie, bando alle ciance, nessuna paturnia, the show must go on.

Abituandoci così, almeno nei pensieri, ad una eterna frenesia. In cui la “flessione” viene invocata molto più della “riflessione”.

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Ci risiamo.

Dopo la sperticata (e infelice) laude sulla scelta (non scelta!) di diversi giovani di andare a lavorare all’estero (“alcuni é meglio non averli tra i piedi“) Giancarlo Poletti, ministro del Lavoro (sob!), si lancia nuovamente in iperboli non richieste.

Questa è la volta del suo suggerimento pro occupazione: una partita di calcetto è più utile (sigh!) di tanti curricula. Le relazioni sociali, a detta sua, si sviluppano meglio sul terreno da gioco che a tavolino. Rivelandosi più vantaggiose. Ovvero, sudare si suda ugualmente, ma il risultato cambia in meglio. Sempre a suo dire.

Caro Signor Ministro, urge il silenzio. Tacendo si può far credere di avere pensieri più illuminati di quanto si possa sospettare. E il giovamento, per sé e gli altri, é incredibilmente alto.

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“Solo i giovani hanno di questi momenti. Non intendo dire i giovanissimi. No. I giovanissimi, per essere esatti, non hanno momenti. È privilegio della prima gioventù vivere in anticipo sui propri giorni, nella bella continuità di speranze che non conosce pause né introspezione.
Uno chiude dietro di sé il cancelletto della fanciullezza – ed entra in un giardino incantato. Là persino le ombre rilucono di promesse. Ogni svolta del sentiero ha un suo fascino. E non perché sia una terra tutta da scoprire. Si sa bene che l’umanità intera l’ha percorsa in folla. È la seduzione dell’esperienza universale, da cui ci si attende una sensazione singolare o personale: un po’ di se stessi.”

“La linea d’ombra” di Joseph Conrad


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Giovani che se ne vanno. Troppo giovani.

Lei mentre si perde nel suo personale “black”. Loro mentre si riposano sul pubblico “green”. Entrambi senza difese.

Lei “scegliendo” il suo cammino di vita, ma sul finale, triste, senza esserne più cosciente. Purtroppo. Loro “scegliendo” il loro cammino di vacanza, ma con un finale, triste, in piena coscienza. Purtroppo.

Lei sempre più “isolata”, senza boe a cui appoggiarsi. Loro appoggiati su un’isola, per boe i loro pensieri.

Entrambi in “vacanza”. Lei in vacanza perenne dalla vita. Loro in vacanza per un tratto di vita.

E poi, come spesso accade, luogo e momento sbagliati. Lei in preda al suo essere troppo sola. Loro in preda ad un folle troppo solo.

Voci che si spengono. Lei che uccide il suo divino usignolo. Loro uccisi mentre stanno imparando divinamente a volare. Come tutti i giovani.                                                                                                                                                                             

Troppo giovani per andarsene. Per andarsene senza senso. Amy di Londra e i ragazzi di Oslo.

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La Parola

Giugno: detto anche “Mese del Sole” perché il 21° giorno del mese (solstizio d’estate) l’asse terrestre è inclinato in modo tale da garantire la massima durata di luce nell’arco di un giorno.

Giugno deriva il suo nome dal mese romano Junius che, secondo Ovidio, trarrebbe origine da juniores, i “giovani” a cui i romani dedicavano questo mese. Per altri il nome deriverebbe dalla dea Giunone – Juno, simbolo della prosperità femminile, a cui il mese era dedicato.

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