
Ha preso congedo dal mondo e dai suoi lettori quasi in silenzio (anche per la stampa) Arto Paasilinna, uno dei miei scrittori preferiti. E mi ha “giocato” una delle sue trovate inventive: andarsene il giorno del mio compleanno.
Ex boscaiolo, poi giornalista, diventa infine lo scrittore finlandese, da centomila copie a libro, più conosciuto all’estero. Autore cult, sempre focalizzato sul rispetto dell’ambiente naturale, con una capacità di racconto dai toni tragicomici e dall’umorismo corrosivo, diventa famoso con “L’anno della lepre”, in cui si narra di una sparizione nei boschi e di una curiosa alleanza tra un giornalista e una lepre. Perché nel suo mondo immaginario sono sempre gli animali a permettere agli uomini di sperimentare i loro limiti.
Io ho molto amato “Il migliore amico dell’orso”, storia surreale dell’affettuoso legame tra un tenero orsetto, divenuto poi grande e servizievole orso (la scena in cui stira le camicie è mitica), e il suo allevatore-pastore (di anime) che gli insegna ad essere orso nella civiltà (la scena in cui gli prepara la tana per il suo primo letargo è davvero commovente). Uomo e animale in simbiosi affettuosa, quasi mistica. Che poi l’orso porti il nome “Satanasso” sottolinea l’altezza dell’invenzione artistica di Paasilinna.
Non poter più sperare in una nuova storia di questo scrittore, incontrando così personaggi che faranno poi parte della mia vita (quante volte invoco orso Satanasso di fronte ai panni da stirare…), mi fa vedere il cielo un po’ più piccolo. E meno terso.

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