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roy

Quando pensiamo a Roy Lichtenstein si affacciano immediatamente alle finestre della nostra mente i suoi quadri-fumetto, resi famosi dalla tecnica a “punti Ben Day”. Ma il suo lavoro come veniva elaborato? E il suo percorso artistico come si è evoluto nel tempo?

Alcune risposte sono possibili attraverso la visione dei suoi disegni esposti alla GAM di Torino, mostra che testimonia in modo esauriente la genesi dei capolavori di uno dei maestri della Pop Art. Sottolineandone così il lucido rigore intellettuale e la straordinaria capacità creativa.

E’ la stessa moglie dell’artista, Dorothy Lichtenstein, a ricordare l’importanza che aveva il disegno per Roy: Il disegno è stato primario in tutto il suo lavoro. Per ogni opera, dipinto, stampa, poster o scultura che fosse, Roy partiva sempre da un disegno. […] Con le sue immagini Roy ha riempito taccuini, quaderni di carta fiorentina finemente rilegati, blocchi per appunti e pezzi di carta, modificandole continuamente finché non ne era soddisfatto. Solo allora poteva passare al dipinto o alla scultura. Quei piccoli disegni erano la base del suo lavoro, il punto di partenza del processo, tanto che spesso li riportava sulla tela. Credo che quelle prime “concettualizzazioni” incarnino l’integrità dell’arte di Roy.

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L’Arte

“In limine” di Giuseppe Penone (2011)

Un colpo d’occhio immediato. La prima volta che ho incontrato questa scultura stavo guidando,  e vidi sfilare al mio fianco un albero a radici in su! Sono tornata indietro, scoprendo che il marmo di Carrara è la radice perenne di questo tiglio.
Una soglia tra passato e futuro all’ingresso della GAM (Galleria Arte Moderna) di Torino, commissionata dalla Fondazione De Fornaris in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. L’artista torinese descrive così la sua opera: “Si configura come una soglia. Essa nasce con l’intenzione di creare un segno che indichi il passaggio dalla spazialità della città alla spazialità sacrale del museo, nelle cui opere risiedono valori e significati che motivano la nostra esistenza. Ogni volta che si varca la sua porta ritroviamo il passato e ci proiettiamo nel futuro.”
E’ proprio bella l’idea di segnare un passaggio, di essere “in limine”. Come l’inizio dell’omonima poesia di Montale: “Godi se il vento ch’entra nel pomario / vi rimena l’ondata della vita.”

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