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Posts Tagged ‘frenesia’

La scienza lo ha decretato: “anziani” si diventa a 75 anni, non prima. Come a dire, poche storie, bando alle ciance, nessuna paturnia, the show must go on.

Abituandoci così, almeno nei pensieri, ad una eterna frenesia. In cui la “flessione” viene invocata molto più della “riflessione”.

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“Era uno spettacolo impressionante, i mille lumi delle vetrine, i festoni, le ghirlande, gli abeti e lo sterminato ingorgo di automobili che tentavano affannosamente di andare avanti e il formicolio vertiginoso della gente che andava e veniva, entrava ed usciva, si accalcava nei negozi, si caricava di pacchi e pacchetti, tutti con un’espressione ansiosa e frenetica, come se fossero inseguiti. […] Dovunque le due bestie guardassero, ecco uomini e donne che facevano pacchi, e preparavano buste, e correvano al telefono, e si spostavano da una stanza all’altra portando spaghi, nastri, carte. Dovunque arrivassero, era il medesimo spettacolo. Andare e venire, comprare e impacchettare, spedire e ricevere, imballare e sballare, chiamare e rispondere. E tutti guardavano continuamente l’orologio, tutti correvano, tutti ansimavano col terrore di non fare in tempo. Per le strade, nei negozi, negli uffici, nelle fabbriche, uomini e donne parlavano fitto fitto scambiandosi l’un l’altro, come automi, delle monotone formule. “Buon Natale, auguri, auguri, felici feste, grazie, auguri, auguri, auguri“. Era un brusio che riempiva la città. […] –Mi avevi detto – osservò il bue – che era la festa della serenità, della pace, del riposo dell’animo. –Già – rispose l’asinello – Una volta era così. Ma, cosa vuoi, da qualche anno all’avvicinarsi del Natale, gli uomini vengono presi da grande agitazione e non capiscono più niente.  […] – Ce n’è troppo di Natale, allora. Ma ti ricordi quella notte, a Betlemme, la capanna, i pastori, quel bel bambino? Era freddo, anche lì, eppure c’era una pace, una soddisfazione. Come era diverso! […] – E quei tre ricchi signori che portavano regali, li ricordi? Come erano educati, come parlavano piano, che persone distinte. Te li immagini, se capitassero in mezzo a questa baraonda? E la stella? Non ti ricordi che razza di stella, proprio sopra la capanna? Chissà che non ci sia ancora. Le stelle di solito hanno vita. -Ho idea di no – disse il bue, scettico. – C’è poca aria di stelle, qui. Alzarono i musi a guardare, e infatti non si vedeva niente. Sulla città c’era un soffitto di caligine.”

Da “Ce n’è troppo di Natale” di Dino Buzzati (1906/1972)

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