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Posts Tagged ‘Firenze’

Settecento anni fa, il 14 settembre 1321, si spegneva in esilio a Ravenna il Sommo Poeta, Dante Alighieri.

Ci ha lasciato in eredità lingua italiana, pensiero acuto, invenzione geniale. E molto altro, che ancora non comprendiamo nella sua interezza.

Ma anche non capire, come scrisse Giorgio Manganelli nel 1984 sul “Corriere della Sera”, è importante: “Dante è un enigmatico, e almeno una volta accettiamolo per quel che è. Ha i suoi motivi per non farsi capire subito, e qualche volta per essere assolutamente impenetrabile. È una corsa stremante tra luci e tenebre, stelle, lune, soli, misteriosi frammenti di edifici regali e sacri, con mutile, occulte scritte. Il percorso è talora nitido, geometrico; talora è paludoso, è uno strisciar tra cunicoli ed antri. Non capire è importante“.

Perché Dante ha intravisto oltre l’umano, sfiorando l’inconoscibile. Consegnando ai posteri frammenti preziosi di Azzurro. Ossia di Bellezza, che spesso ci rende muti perché quasi sempre non comprensibile.

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Sembrava provenire da un’antica bottega d’arte fiorentina, il Maestro Franco Zeffirelli. Ovviamente del tempo più votato alla bellezza, il Rinascimento.

Aveva il culto del bello ed è riuscito a trasmetterlo al mondo, regandoci opere eterne. Con allestimenti scenici sontuosi, regie filmiche magistrali, messinscene operistiche sublimi.

La perfezione del tutto passava attraverso la visione millimetrica del dettaglio. Così è riuscito, per esempio, a farci “credere” nel suo “Gesù di Nazareth”. Quello sguardo umano illuminato dal divino è storia del cinema, ma non solo. È anche storia dell’uomo toccato dal divino. Nella sua bellezza, nel suo mistero.

Grazie Maestro.

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È uno dei film che più ha contribuito a diffondere nel mondo l’immagine di Firenze e della sua bellezza.

“Camera con vista” di James Ivory compie 30 anni, ma la pellicola con tre Oscar vinti continua a sprigionare incanto per la potenza di tutti gli elementi in gioco. La felice scrittura di E.M.Forster dal cui romanzo è tratto il film, la maestria registica di Ivory non nuovo a tali risultati, il delicato equilibrio attorale su cui spicca una notevole Maggie Smith, la magica luce di cui appare ammantata la città medicea e la sua assolata campagna.

Come dimenticare infatti quella collina di spighe mosse dal vento in cui la rivelazione si rende palese ma non ancora possibile? Sarà necessaria la terra d’Albione a sciogliere i nodi. Rendendo sempre più forti i legami tra gli inglesi e la Toscana.

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Risultati immagini per alluvione di firenze

Cinquant’anni fa, il 4 novembre 1966, dopo intense precipitazioni l’Arno straripava e allagava Firenze, sommergendola di fango.

Dalle ore 4 del mattino la situazione precipita: le acque dell’Arno invadono il Lungarno Benvenuto Cellini, giungono alla Biblioteca Nazionale Centrale nel quartiere di Santa Croce. Salta la luce elettrica, gli orefici del Ponte Vecchio cercano di mettere in salvo i gioielli preziosi, la tipografia del quotidiano La Nazione allagata di 5 metri va fuori uso. Alle ore 9 l’Arno “entra” in Piazza del Duomo e in alcune zone della città ha già raggiunto il primo piano delle abitazioni. In giornata la situazione precipita ulteriormente, con l’acqua a portare via anche vite umane.

Alle 21,42 così l’ANSA riassume l’alluvione: “Firenze è un immenso lago immerso nelle tenebre, di acque limacciose che si estendono per oltre sei chilometri quadrati nei quartieri a nord dell’Arno e in un’area imprecisata nei quartieri a sud del fiume. L’inondazione, la più grossa dal 1270, interessa due terzi della città. Manca l’acqua, manca il gas, l’energia elettrica è erogata soltanto in alcune zone, il telefono non funziona. La situazione è drammatica nelle case di abitazione e negli ospedali. Anche nelle zone risparmiate dall’inondazione scarseggiano i rifornimenti alimentari; nelle altre è impossibile l’approvvigionamento“.

Innumerevoli i danni ai depositi degli Uffizi, ma qui furono gli “Angeli del fango” ad avere la meglio sull’acqua. Migliaia di giovani di tutte le nazionalità, subito dopo l’alluvione, arrivarono in città per salvare le opere d’arte e i libri.

Ricordando ieri e oggi, tali eventi siano da monito soprattutto alle istituzioni. Essere vigili rispetto alla forza della natura, attraverso il rispetto e la cura del territorio. Sottraendo alla noncuranza e al malaffare il bene di tutti.

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dante

750 anni fa nasceva il Sommo Poeta. In questi giorni. Nel segno dei Gemelli, come racconta egli stesso nel Paradiso, e probabilmente ancora in maggio come racconta Boccaccio. Con le stelle a fargli da guida:

O gloriose stelle, o lume pregno
di gran virtù, dal quale io riconosco
tutto, qual che si sia, il mio ingegno” (Par. XXII; vv. 112/114).

Quelle stelle che a tanto lo condussero: “l’Amor che move il sole e l’altre stelle” (Par. XXXIII, v.145).

Regalando all’Uomo di ogni tempo una possibile Carta di Viaggio. In versi sublimi.

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ilfuturo

Nell’estate 2013 era uscita una raccolta di aforismi di Bob Marley, edizioni Mondadori, dal titolo Il futuro è solo l’inizio.

Un anno dopo, in quel di Firenze, in un finto garage alias “Leopolda”, torna quello slogan, diventando un brand.

Nella ex storica stazione ferroviaria si è fatta una scelta comunicazionale, taccio su quella dei contenuti, facendo propria questa frase del re del reggae. Senza che in realtà lo sia.

Infatti il new brand leopoldiano/renziano è il titolo italiano della raccolta di pensieri del musicista giamaicano. Il titolo originale è una sua canzone, Everything’s Gonna be Alright, “Tutto andrà bene“. Che non è propriamente uguale a Il futuro è solo l’inizio. Anche perché se del titolo della canzone si può immediatamente cogliere l’augurio di un buon futuro, in quello usato a Firenze è difficile cogliere un significato concreto. A meno che non ci si voglia riferire, per quanto ci sia dopo l’inizio, all’eternità.

In realtà la Mondadori ha estrapolato da una frase del cantautore sui dread (“Mi rallegra il cuore vedere magnifici dread che crescono rigogliosi in ogni angolo di mondo. È il futuro. Sarà bellissimo… sarà un inizio.“) un titolo che suona bene. Del resto così funziona una scelta editoriale.

Altro è una scelta di linguaggio politico-programmatico, che non è arte ma “parte”.

Ps: dedico a quell’assemblea la canzone “Natty Dread” di Bob Marley. Illuminante in quei versi: “In questo fantastico futuro, non puoi dimenticarti / del tuo passato.

 

 

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