Aveva reso breve il suo nome aristocratico tanto lungo (Arcangela Felice Assunta Job Wertmüller von Elgg Esapañol von Brauchich), per poi fare di quella lunghezza la cifra dei suoi titoli filmici. Diventati dei veri cult, da “Mimì metallurgico ferito nell’onore” a “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto”, solo per ricordarne alcuni. Storie di profondità, ammantate di leggerezza. Già respirata sui set di Federico Fellini, di cui divenne aiuto regista ne “La dolce vita” e “8½”.
Prima regista candidata agli Oscar con “Pasqualino Settebellezze”, Lina Wertmüller ebbe poi il prestigioso riconoscimento “alla carriera” solo lo scorso anno. Sempre con il sorriso e gli immancabili occhiali bianchi. Che facevano intravedere uno sguardo attento sul mondo. Del resto di sé diceva: ”Sono curiosa, mai autobiografica, di me so tutto, sono gli altri che mi interessano come una entomologa”.
Grazie Lina.