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Posts Tagged ‘Fase 2’

Il mio desiderio numero due in questo momento ancora accidentato della fase due (e la cifra ripetuta rischia di diventare cabala) è leggero e superficiale, nel senso letterale. Ovvero in relazione al tatto.

Vorrei infatti, ad avvolgere il mio fisico contorno, una stoffa di nuvola in tagli inediti. Nulla di pretenzioso, anzi. Quei vestitini estivi provenzali che svolazzano ai refoli buoni del mistral tra campi di lavanda e mercatini di spezie.

La ricerca si presenta però ardua, almeno per ora. Perché, oltre ai sacrosanti dispositivi di sicurezza, avvicinarsi agli abiti non è più piacere puro, in cui il tocco non mediato è parte del divertissement. Misurare poi, tra prova camerino e sanificazione capi, comporta ansia da prestazione per il rischio sanitario. Quindi, col proprio occhio “clinico” su di sé, si accetta l’altro rischio, quello di misura e fattura conforme a noi.

Ma il gioco è /era tutto lì. Si giocava, quando si era un po’ giù, a provare abiti e accessori nuovi, ai nostri occhi belli, talvolta poi per non comprarli mai.

Eppure ci faceva bene, più il gioco, la messinscena, che l’acquisto vero e proprio. Perché ci ricordavano le cose poco necessarie, ma al senso della vita fondamentali. Che spero riescano, ancora e presto, a ricordarcelo.

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Il desiderio, propriamente “la mancanza delle stelle”, presuppone voler qualcosa senza possibilità di averlo. Almeno non immediatamente né facilmente. E forse in virtù di ciò lo desideriamo.

In questo strano inizio bis della fase 2, ognuno di noi vorrebbe qualcosa che, per un motivo o per un altro, non può ancora raggiungere o possedere o condividere.

Per me il desiderio numero 1 (il che ne prevede inevitabilmente almeno un altro) è quello di abbracciare, occhi e corpo, il mare. All’apparenza desiderio semplice, in realtà futuribile se abiti in una regione che non prevede al suo interno acqua salata. E in questo strano tempo il salto di regione, quasi una mossa del cavallo, non è ancora previsto.

Così desidero, bramo e sogno il mare. Acqua atavica e ancestrale. Laico fonte battesimale.

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Tra visite ad affetti stabili e passeggiate allungate ci immaginiamo già un mondo di normalità che non sarà. Anzi, in un clima di gran sbornia collettiva, si rischia di perdere la bussola, fatta di distanza e mascherina.

Perdiamoci nei nostri futuribili “vorrei”, ma tenendo ben presenti i “non posso”. A favore di tutti noi. Magari con uno “Smile”, come canta Madeleine Peyroux.

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Renato Guttuso, “Contadini al lavoro” – 1950

Un equilibrio instabile quello tra salute e lavoro, due beni primari. Trait d’union la sicurezza.

Rifletterci tutti, durante un Primo Maggio particolarissimo, sarebbe bene. Farlo magari Costituzione alla mano sarebbe ancora meglio.

Si eviterebbe così di invocare di continuo aperture lavorative differenziate per regione. Dimenticandoci dell’articolo 16 che nella sua prima parte recita: “Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza.”

“In via generale” appunto, considerando l’interezza del territorio nazionale. Fatta salva l’istituzione di nuove zone rosse, che limiterebbe in tali aree l’avvio della cosiddetta Fase 2.

E nel frattempo la terra, che per ora continua a darci i suoi frutti, a chiedere di essere raccolta in tempo dalle mani d’uomo. Per buona parte straniero, sottopagato, per nulla in sicurezza. Anche su questo sarebbe bene riflettere in questo strano Primo Maggio.

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