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Posts Tagged ‘fantascienza’

Il 25 maggio è “Towel Day”. Tanta è l’importanza di un asciugamano. Come spiega in modo dettagliato la “Guida galattica per gli autostoppisti” di Douglas Adams:

“L’asciugamano è forse l’oggetto più utile che un autostoppista galattico possa avere. In parte perché è una cosa pratica: ve lo potete avvolgere intorno perché vi tenga caldo quando vi apprestate ad attraversare i freddi satelliti di Jaglan Beta; potete sdraiarvici sopra quando vi trovate sulle spiagge dalla brillante sabbia di marmo di Santraginus V a inalare gli inebrianti vapori del suo mare; ci potete dormire sotto sul mondo deserto di Kakrafoon, con le sue stelle che splendono rossastre; potete usarlo come vela di una mini–zattera allorché vi accingete a seguire il lento corso del pigro fiume Falena; potete bagnarlo per usarlo in un combattimento corpo a corpo; potete avvolgervelo intorno alla testa per allontanare vapori nocivi o per evitare lo sguardo della Vorace Bestia Bugblatta di Traal (un animale abominevolmente stupido, che pensa che se voi non lo vedete nemmeno lui possa vedere voi: è matto da legare, ma molto, molto vorace); infine potete usare il vostro asciugamano per fare segnalazioni in caso di emergenza e, se è ancora abbastanza pulito, per asciugarvi, naturalmente.”

In giorni di neogoverno forse è utile…

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Cinquant’anni fa, il 3 aprile 1968, usciva nelle sale statunitensi il film di Stanley Kubrick “2001: Odissea nello spazio”. Lasciando una potente traccia nel cinema, nella fantascienza e nell’immaginario collettivo.

La pellicola, lunga 139 minuti, ne ha solo 40 di dialogo, perché si tratta essenzialmente di un’esperienza visiva, “che penetra direttamente il subconscio con un contenuto emozionale e filosofico“, come spiegò lo stesso regista.

Una riflessione profonda e predittiva sull’indissolubile legame che l’essere umano ha con lo spazio e con il tempo, in una sorta di viaggio omerico che va dalla genesi dell’uomo fino alla rinascita sotto forma di feto che fluttua sopra la Terra.

Col monolite nero simbolo di quanto è incomprensibile dalla notte dei tempi all’Uomo. Oggi simile allo schermo internettiano tanto deificato.

E la musica di Richard Strauss, Così parlò Zarathustra, a sottolineare metamorfosi e fragilità umane. Evocando una visionaria analogia tra l’Oltreuomo e il Bambino delle Stelle.

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