Accade di rado che un libro ci sposti da dove siamo, ma quando succede è festa per i propri interni circuiti.
Non è sufficiente che la storia sia avvincente e scritta bene. Per spostarti un libro deve raccontarti qualcosa che metta in discussione il tuo “centro di gravità permanente”, regalandoti nuove possibilità di comportamento o anche solo di visione.
“Eleanor Oliphant sta benissimo” di Gail Honeyman è uno di questi libri, rari, che compiono il miracolo di “spostarti”, ricentrandoti attraverso nuove coordinate di viaggio. Ma in senso concreto, per e con i passi di ogni giorno intorno al mondo, anche quello piccolo, concentrico a noi.
Storia magmatica e fagocitante quella di Eleanor, per cui già dalle prime righe la odori, la respiri, la tocchi. E sei con lei in ufficio, per strada, in casa. Fastidiata con lei, incalzante come lei, protettiva per lei.
Il resto sta intorno. A lei, a chi legge, a cosa siamo diventati. All’apparenza senza possibilità di vasi comunicanti. Anche se è sufficiente un singolo ed inaspettato evento perché tutto possa essere posto in discussione. Attraverso spaesamento e gentilezza. Due parole oggi poco usate, forse perché agli antipodi delle certezze e delle prepotenze del mondo nuovo 2.0.
Vi auguro che Eleanor Oliphant, indubitabilmente mia amica, diventi anche amica vostra. Spostandovi irrimediabilmente.