Mi è piaciuto alquanto il titolo scelto quest’anno per “Torino Spiritualità”: “L’impasto umano – Fatti di terra guardiamo le stelle”. L’Adam, l’uomo, il terrestre è tratto appunto dalla terra ma plasmato a somiglianza di Dio.
Ben ha colto e sciolto ciò Enzo Bianchi, Priore della Comunità di Bose, commentando il salmo 8: “Eppure l’hai fatto poco meno di un Dio“, in cui il salmista rivolgendosi a Dio si riferisce sì all’uomo nato dall’adama, la terra limosa del Medio Oriente, ma considerato da Dio suo luogotenente nella creazione.
Bianchi stimola la riflessione su tre cardini: la Terra quale matrice e madre dell’uomo, per cui lo stesso deve esserne responsabile; la donna creata dopo l’uomo quale “aiuto contro di lui“, da cui il patimento della ferita della differenza ma anche il suo arricchimento; lo sguardo da rivolgere all’altro da sé, facendo a lui posto.
E il pensiero corre subito alle violenze perpetrate nei confronti dell’ambiente, della donna e dello straniero.
Con la necessità di ricordarsi e farsi “responsabili“.