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Posts Tagged ‘Elie Wiesel’

cielostellato

E’ l’inizio di luglio. Giornate lunghe, in cui i vestiti perdono peso. E a volte anche gli argomenti.

Per me il 2 luglio è Palio. Di Siena, della Madonna di Provenzano. Contrade, sorteggi, maneggi. La fortuna a rimpiattino tra i canapi, la gente in silenzio nella “conchiglia”. E l’ombra, ancora medievale, della Torre del Mangia. Poi l’attesa, la mossa, la corsa. In premio il drappellone, che quest’anno ricorda l’anno giubilare, della misericordia, che porge sostegno a chi ne ha bisogno. Anticipo di consolazione.

Questo 2 luglio portava con sé anche un’altra sfida, quella calcistica degli Europei, Italia-Germania, che da sempre è confronto oltre il pallone. E allora sarebbe stato tifo, aperto e sofferto. E due visioni di vita, fantasia versus rigore. Che poi nella notte sarebbe diventata la parola chiave.

Ma questo 2 luglio diventava ormai altro, con la realtà infine evidente sull’esito di un blitz lontano, in terra bengalése, ma che parla anche italiano. Così l’attacco terroristico nel ristorante di Dacca, vicinissimo all’ambasciata italiana, rivelava non solo la conclusione tragica, 20 vittime di cui 9 italiane, ma l’orrore della carneficina, una mattanza in nome di una barbara e primitiva follia.

In questo modo una leggera e spensierata notte di mezza estate si faceva pesante e di pensieri densa. Con la tristezza a sfaldare l’aria tersa.

Notte di perdite, tragiche e assurde. Notte in cui cerchi àncore, ma si affacciano abissi. Se ne andava Michael Cimino, proprio il regista che alle ferite del sud-est asiatico aveva dedicato “Il cacciatore”. E se ne andava anche il Premio Nobel Elie Wiesel, sopravvissuto alla Shoah per darne voce con “La Notte”. Un faro per gli uomini tutti, colui che ci ha sempre esortato al “Mai in silenzio davanti al Male”. Un monito da tenere presente sempre. Anche in questa notte di mezza estate, 2 luglio 2016.

Ps: Yves Bonnefoy, il più grande poeta di lingua francese del nostro tempo, si era spento ventiquattro ore prima. La sua poesia, altissima, ci sia da boa nei marosi di questo reo tempo:

Così abbiamo dormito, non so quante
Estati nella luce; e non so ancora
In quali spazi i nostri occhi si aprano.
Io ascolto, niente vibra, niente ha fine.

(da “Le nuvole” di Yves Bonnefoy)

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