Il 18 ottobre 1886 veniva pubblicato “Cuore” di Edmondo De Amicis. Libro all’apparenza datato, che però ha ancora alquanto da ricordarci. Per esempio sul senso primo della scuola. E’ il padre del protagonista, Enrico, a sottolinearlo in una lettera al figlio.
“Pensa agli innumerevoli ragazzi che presso a poco a quell’ora vanno a scuola in tutti i paesi; […] vestiti in mille modi, parlanti in mille lingue, dalle ultime scuola della Russia quasi sperdute tra i ghiacci alle ultime scuole dell’Arabia ombreggiata dalle palme, milioni e milioni, tutti a imparare in cento forme diverse le medesime cose; […] e pensa: – Se questo movimento cessasse, l’umanità ricadrebbe nella barbarie; questo movimento è il progresso, la speranza, la gloria del mondo.”
Su tale pensiero soffermiamoci noi tutti, studenti-insegnanti-genitori-figli-politici-cittadini. Soffermiamoci. E poi ripartiamo. Con più lena. Perché avere “istruzione” vuol dire possedere gli strumenti per costruire il proprio “edificio” ed avere le “chiavi” per entrare in quello comune.