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Posts Tagged ‘donne’

Un tempo si sperava che “8 marzo”, cioè attenzione nei confronti delle donne, fosse ogni giorno dell’anno.

Ora ci si augura che lo sia ovunque nel mondo. Almeno per ventiquattro ore.

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Masha Amini, giovane iraniana, è morta in seguito ad un pestaggio da parte della “polizia morale” (sob!) per aver indossato in modo scorretto il velo. Il Medioevo 2.0.

E ora crescono le proteste in Iran: le donne si tagliano i capelli e bruciano gli hijab, filmando le loro azioni per i social. Per ricordare al mondo la loro condizione di apartheid di genere. 

Che è quanto aveva raccontato già nel 2000 l’autrice iraniana Marianne Satrapi attraverso il suo fumetto “Persepolis”. Emozionando e risvegliando le coscienze. Pronte però a ricadere velocemente nel sonno della ragione.

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Octavia Monaco, “Alice e Carroll”

Noi fanciulle ne abbiamo sentite (e ne sentiamo) proprie tante su di noi genere femminile, fin dalla notte dei tempi.

Ci mancava lo storico Alessandro Barbero, noto divulgatore, negli ultimi tempi di un po’ di tutto, a ricordarci cosa ci manca per non giungere quasi mai ai brillanti risultati dei maschietti nel mondo.

Dice il nostro (si fa per dire): “Rischio di dire una cosa impopolare, ma vale la pena di chiedersi se non ci siano differenze strutturali tra uomo e donna che rendono a quest’ultima più difficile avere successo in certi campi. È possibile che in media le donne manchino di quella aggressività, spavalderia, sicurezza di sé che aiutano ad affermarsi? Credo sia interessante rispondere a questa domanda. Non ci si deve scandalizzare per questa ipotesi.”

Che dire? Ben poco, se non che è davvero svilente e pure triste constatare che siano considerate caratteristiche positive l’aggressività e la spavalderia. Proprio quei tratti che hanno portato l’Uomo, in generale anche se in prevalenza maschio, a risolvere le posizioni divergenti con violenze e conflitti. Questo almeno ci racconta la Storia. Ma questa è materia del citato divulgatore.

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Mario Zapedroni, “Mimosa” – 1945

Una boccata di giallo, nonostante.

E non solo per le donne.

Quest’anno anche per tutto il personale sanitario, oltre il genere, che continua a prodigarsi nell’emergenza Coronavirus. Nonostante i soliti idioti continuino a non rispettare le regole date, ponendo a rischio la comunità intera.

E che giallo, come una bella giornata, sia quello che possa sfiorare ciascuno di noi. Almeno per oggi.

Affinché i pensieri possano librarsi. Mantenendosi sospesi, come fiori di mimosa.

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E così, dopo il Rengapensiero sulla tonalità vocale femminile meno gradevole di quella maschile, siamo al Collovatipensiero.

Il già campione del mondo di Spagna ’82 ha sostenuto, durante una trasmissione televisiva Rai, che una donna non può parlare di tattica calcistica perché “la donna non capisce come un uomo, non c’è niente da fare.” Non del tutto pago della sua maschia esternazione, ha aggiunto che “quando sento una donna parlare di tattica mi si rivolta lo stomaco. Non ce la faccio!”.

E che dire di noi che ascoltiamo en plein air le curiose e censurabili divagazioni postprandiali che un tempo non prendevano aria, appunto, se non tra le quattro mura di casa/bar/ufficio? Farlo poi dalla televisione di Stato, come fosse lo Speakers’ Corner di Hyde Park appare davvero eccessivo.

Come un tiro fuori area.

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Alessandra De Cristoforo “Grow up”

E se un giorno l’8 marzo fosse un giorno come gli altri?

Un giorno in cui le bambine di oggi possano essere le donne di domani, rispettate dal mondo ogni giorno, con le stesse possibilità di realizzazione date ai loro compagni maschietti. Senza acredine, fatica, violenza.

E con un girotondo di fiori, in cui la mimosa non sia più simbolo di rivendicazione o dono tardivo, ma infiorescenza affettuosa che la natura dona all’umanità tutta, oltre i generi. Come bonheur di primavera.

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Un unico velo si è oggi visto sulle prime pagine dei quotidiani italiani.

Infatti la notizia che in Arabia Saudita sia caduto il divieto per le donne di guidare l’automobile è apparsa solo su “La Stampa”, che ha scelto la foto di una ragazza velata al volante per sottolineare l’epocale, per quelle latitudini, evento.

Curioso che per le altre testate nazionali sia calato, in prima, il velo su tal genere di news. Come se il chador l’avessero indossato loro.

Ps: il giorno seguente, 28 settembre, il “velo” si è in parte sollevato: “La Repubblica” e “Il manifesto” posizionano in prima la storica notizia. E se fosse un velo di Maya?

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Michele Cascella, “Vaso di mimose”

In attesa di un tempo, speriamo non troppo futuribile, in cui le mimose possano essere semplice simbolo di primavera.

Con le donne ricordate, rispettate, stimate ogni giorno dell’anno. Impegnate con gli uomini nella costruzione del mondo. Agendo in modi diversi, ma in possesso degli stessi strumenti.

E la libertà a proteggere entrambe le forme di respiro sul pianeta.

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Strano destino comune, seppur da fronti opposti, quello di Chelsea Clinton e di Ivanka Trump.

Entrambi i padri hanno fatto/fanno arrossire di vergogna le donne di famiglia, e arrabbiare con sconcerto tutte le altre, per il loro modo di relazionarsi con l’universo femminile.

Uno, Bill Clinton, già Presidente degli Stati Uniti, non solo tradì la moglie Hillary con una stagista in modo e in luogo poco ortodossi, ma negò il fatto stesso.

L’altro, Donald Trump, in corsa per la Casa Bianca, ha denigrato (denigra?) pesantemente le donne con volgari epiteti e triviali espressioni pur sapendo di essere ripreso, convinto che la sua posizione di potere gli permetta l’arroganza di toni e pensieri a riguardo.

Ma mentre l’uomo Clinton rientra, anche maldestramente, nella figura del fedifrago d’antan, l’uomo Trump purtroppo si può solo ascrivere alla categoria del maschio rozzo, dimentico di essere nato, anche lui, da una donna. Quell’essere che il “cowboy” Trump apostrofa come già sospettavamo e ora sappiamo.

E la Nemesi sembra adesso giocarsi, sul tavolo della prossima presidenza americana, la carta della “Donna Tradita” Hillary per farne la “Paladina” dei diritti di tutte le donne. Anche quelle della famiglia Trump.

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bambola rotta

Neanche una bambola va maltrattata.

Figuriamoci una donna.

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