Feeds:
Articoli
Commenti

Posts Tagged ‘diritti umani’

Le parole che raccontano, incombenti, la Cop27 egiziana, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si sta svolgendo sul Mar Rosso a Sharm el-Sheikh, sono due.

Una è Greenwashing, ovvero “ecologia di facciata”. Accusa lanciata a questa Conferenza da Greta Thunberg (e non solo), che infatti non partecipa. Effettivamente per ora l’attenzione è stata più rivolta all’energia (indispensabile) che al clima (vitale). Come se non fossero interdipendenti.

L’altra è “Diritti umani”. Per quanto si possano fare operazioni di facciata con conferenze climatiche, rimane prioritaria la questione  delle violazioni dei diritti umani, violazioni evidenti nell’Egitto di al-Sisi. Sul caso Regeni nessun passo avanti, così come sulla detenzione di Patrick Zaki. Cosa dire poi dell’attivista di lungo corso Alaa Abdel Fattah, imprigionato con l’accusa di aver diffuso “notizie false”, da mesi a digiuno e ora passato anche allo sciopero della sete, per denunciare tale situazione?

E veniamo al monito, lanciato dal segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres: “Siamo su un’autostrada verso l’inferno climatico con il piede sull’acceleratore. L’umanità ha una scelta da compiere, o cooperare sul clima o morire, o andare verso una solidarietà sul clima o rischiare un suicidio collettivo”.

Pubblicità

Read Full Post »

Impossibile dimenticare quel ragazzo solo e disarmato in Piazza Tienanmen a Pechino che si paró davanti ad una colonna di carrarmati per fermarli, vestito soltanto del suo coraggio. Quell’immagine scattata il 4 giugno 1989 da un fotografo della Reuter divenne Storia.

Lo chiamarono il “Rivoltoso sconosciuto”. E tale rimase. Ma rese evidente al mondo quanto stava accadendo in Cina in tema di diritti umani e libertà di espressione.

La protesta di Piazza Tienanmen fu soffocata nel sangue e nel silenzio. E ancora oggi, nel trentesimo anniversario, il governo cinese sceglie di glissare sullo “scomodo” evento, ricordato solo dagli esuli. Con gli studenti cinesi completamente all’oscuro su quanto avvenne il 4 giugno 1989, anche perché nulla a riguardo è scritto sui testi scolastici.

A monito, ancora una volta, che solo la memoria garantisce la Storia.

Read Full Post »

“La Cina ha enormi difficoltà.
Anzi, ora che la si può conoscere e scoprire, vale la pena viverci.
La questione è che questo paese è stato tolto dall’incantesimo.
Aveva una sua cultura, un suo mondo, ed è stato il contatto con l’Occidente che gli ha dato dei sussulti.
Un po’ di cannonate, qualche sbarco e gli stranieri si prendevano una «concessione» dopo l’altra.
In verità è strano, non finisco mai di meravigliarmene, quando in occasioni come il Primo maggio o il Primo ottobre vedo, sulla piazza Tienanmen, i ritratti di quei quattro (Marx, Engels, Stalin, Lenin).
Come è possibile che, alla ricerca di un modo di vivere nuovo, la Cina millenaria, quella dell’immensa cultura, debba rifarsi a quei quattro europei di cui uno un noto assassino?
Eppure è così, la Cina ci corre dietro.”

Tiziano Terzani, da “Un’idea di destino” (1981)

Ps: Parole scritte negli anni Ottanta, eppure… Speriamo che “La porta proibita”, altro libro di Terzani sulla sua amata Cina, non si palesi intorno alla neonata Via della Seta. Con i “diritti umani” ad essere ancora termini poco frequentati.

Read Full Post »

La “Regina del soul” Aretha Franklin ci lascia orfani di quella sua inimitabile e superba voce definita “una meraviglia della natura”.

A lei, simbolo della cultura afroamericana, quel suo “Respect” tante volte cantato quale vessillo orgoglioso di rivendicazione di sacrosanti diritti umani.

“I say a little prayer” diceva in musica con un timbro unico. Che continua ad arrivare in Alto.

Read Full Post »

kobane

E così, nonostante i raid aerei della coalizione internazionale, i miliziani Isis, alias terroristi, sono giunti assediandola alla città siriana di popolazione curda Kobane. Nome che a noi occidentali poco racconta, a meno di non osservarne la posizione geografica. Solo così Kobane diventa molto di più, assumendo le vesti di simbolo. Perché Kobane è una città al nord della Siria, vicino al confine con la Turchia. Come a dire che il famigerato Isis, che nulla ha da spartire con l’Islam se non gli inneggi ad un Dio espropriato del tutto della propria sacralità, sta per mettere un piede in Turchia, che è membro Nato oltre ad essere una delle porte d’Europa.

E forse, in incredibile ritardo, è ora che il Vecchio Continente si posizioni a riguardo di quanto accade. Possibile che la neo Lady Pesc (Politica estera e sicurezza comune) Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione in campo sicurezza, non abbia ancora speso una parola sull’argomento, se non per ammettere tale minaccia? Quali saranno le strategie militari? E quelle umanitarie? Quali i piani europei per affrontare una parte di mondo necessitato a spostarsi per non essere massacrato? O vogliamo ancora liquidare quanto sta accadendo, in termini di spostamento di popolazioni, con la semplice etichetta “Immigrati”? Perché qui, difficile che non sia ancora chiaro, si tratta di “Rifugiati”, a cui spetta, per umanità e Convenzione di Ginevra, l’asilo politico.

Ecco perché Kobane, città simbolo, sta diventando affare di tutti noi europei.

 

Read Full Post »