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Posts Tagged ‘didattica a distanza’

Da una settimana la scuola ha riaperto i battenti. In presenza, come sempre. Seppure questa sia stata raccontata come una novità. O meglio, come una ripresa di usanze prepandemiche.

In realtà anche nel settembre 2020 le scuole iniziarono l’anno scolastico in presenza, esattamente come ora. Fu poi la ripresa dei contagi, in epoca pre-vaccini, a decretare chiusure e didattica a distanza. Che, pur limitata e limitante, ha però permesso di mantenere un trait d’union tra i diversi attori della comunità scuola. Facendo sì che la trama di quel tessuto reggesse. A volte addirittura con forme inedite, preludio di nuove frontiere.

Dunque, la scuola è ricominciata come sempre. Appunto, “come sempre”. Senza cambiamento alcuno, rispetto a quelli tanto strombazzati a destra e a manca. Per esempio, ma solo per citarne uno, il sistema di aerazione interna alle aule, snodo chiave in tempo Covid, è rimasto quello di sempre. Peraltro (considerando docenti e studenti poco intuitivi) con la raccomandazione da parte dello stesso Ministro di “tenere le finestre aperte”.

La scuola è ricominciata, appunto, come sempre.

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E così riapre in presenza la scuola (superiore, l’altra lo è quasi sempre stata). Più per partito preso che per completa convinzione. Così almeno appare.

Riunioni infinite, convocazioni urgenti, decreti governativi e sentenze di Tar, ordini e contro ordini, forse sì forse no. E alla fine si va in scena. O meglio, dopo che gli impresari hanno deciso ora tocca ai teatranti: studenti, docenti, operatori scolastici. In nuova ondata pandemica con diverse varianti del virus ad allarmare. Chissà se anche in completa sicurezza.

Dipenderà da quanto succede nei trasporti e nelle attività extrascolastiche, dicono. Ma anche da quanto accade nelle scuole, all’interno delle aule, dico. Perché la maggior parte delle scuole vedrà sì nell’edificio il 50% delle classi, ma nelle singole aule il 100% degli studenti. Stanze per la maggior parte piccole e poco aerabili, anche per la stagione fredda.

A tal proposito, chiedendo ad una mia collega “cosa faremo con le finestre?”, le ho scritto “cosa faremo con le ginestre?”. Lapsus leopardiano, predittivo della mia/nostra voglia di natura versus chiusura.

Che poi proprio la ginestra, simbolo di resistenza, si sia affacciata al davanzale del mio inconscio, lo rende un lapsus al quadrato…

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