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Posts Tagged ‘Democrazia Cristiana’

Prima di scriverne ho dovuto metabolizzarlo. Fin dalla sua inquietante e geniale locandina: uno scudo crociato, quello della “Democrazia Cristiana”, fatto di rose e spine. Quasi una croce da portare per Aldo Moro, come in effetti nel film si vede per qualche fotogramma.

Vent’anni dopo quel capolavoro che è stato ed è “Buongiorno, notte”, Marco Bellocchio è tornato “sul luogo del delitto”. Rivisitando la dolorissima vicenda Moro da un altro punto di vista rispetto al suo primo film.

Se là era il nascondiglio/cella in cui lo statista fu prigioniero dei Brigatisti Rossi, con un futuribile, seppur impossibile, buon finale, qui è “l’esterno” appunto a raccontare quel sanguinario e folle evento della nostra Repubblica, improvvisamente ritrovatasi nella sua “notte” più lunga e incomprensibile e lacerante.

Ed ecco allora i dissidi interni ed interiori nei partiti italiani, primo tra tutti la “Democrazia Cristiana”, le poco chiare ingerenze straniere, lo strazio riservato e silenzioso della famiglia Moro, le lotte intestine tra gli stessi terroristi intorno alla delittuosa scelta finale. E i tentativi, apparentemente numerosissimi, di salvare il Presidente della DC, dopo che già i cinque uomini della sua scorta avevano pagato un prezzo altissimo per difenderlo. Ma tentativi più di facciata che di sostanza, come se tutto, inspiegabilmente, fosse già scritto. In breve e amaramente, come esprime Bellocchio con lucida chiarezza nelle note di regia, “quell’uomo, come Cristo, ‘doveva morire’. Perché nulla potesse cambiare non solo nella politica, ma nella mente degli italiani”.

Quindi il finale, seppur per qualche attimo sognato ancora possibile di un Moro libero come fu pienamente in “Buongiorno notte”, non può che chiudersi con quell’immagine terribile e storica della Renault rossa col corpo di Aldo Moro insieme alle sue stesse parole dell’ultima lettera alla sua Noretta e ai figli in cui dice: “Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo“.

Parole che ogni volta commuovono, ponendoci di fronte al mistero di quel sacrificio. Politico, ma soprattutto umano.

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“Aldo Moro. Memoria, politica, democrazia” è il titolo della mostra fotografica aperta fino al 31 maggio all’Università degli Studi di Roma, a quarantuno anni dal ritrovamento del corpo dell’onorevole Moro in via Caetani, assassinato dalle Brigate Rosse dopo 55 giorni di prigionia.

Le immagini del fotoreporter Carlo Riccardi sono il tentativo di raccontare la vita politica del Presidente della Democrazia Cristiana, oltre il dramma che ne ha segnato la vita, insieme a quella dell’Italia.

Il giornalista Giovanni Currado, che ha curato il progetto iconografico, ha infatti ricordato che “nel 1978 sono bastate due Polaroid a cancellare la vita di un personaggio non di secondo piano, come Aldo Moro, il quale, con l’aiuto dei media, ha subìto così un secondo omicidio. Poter visionare centinaia di fotografie che ritraggono Moro nel corso del suo impegno politico ha fatto crescere la consapevolezza che la riscoperta di Aldo Moro, ovvero la riscoperta della sua vitalità, attraverso le immagini che lo vedono combattivo e sorridente, concentrato o impacciato, possa servire per ricordare l’uomo e non la vittima, per ricordare quello che era riuscito ad ottenere, mostrando alle future classi dirigenti che la soluzione a molti dei problemi passa dal semplice confronto e dal dialogo con l’avversario politico.

Che lontananza oggi da tali intenti. E talenti.

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9 maggio 1978: con un breve comunicato, le “Brigate Rosse” danno notizia dell’avvenuta esecuzione dell’onorevole Aldo Moro, il cui corpo viene fatto ritrovare in Via Caetani a Roma nel bagagliaio di una Renault 4 rossa.

Sono le parole dello stesso Aldo Moro, nelle sue ultime “Lettere dalla prigionia”, a raccontare la propria amarezza, di politico, intorno alla volontà di non agire per salvarlo.

E’ incredibile a quale punto sia giunta la confusione delle lingue. Naturalmente non posso non sottolineare la cattiveria di tutti i democristiani che mi hanno voluto nolente ad una carica, che, se necessaria al Partito, doveva essermi salvata accettando anche lo scambio dei prigionieri. Sono convinto che sarebbe stata la cosa più saggia. Resta, pur in questo momento supremo, la mia profonda amarezza personale. Non si è trovato nessuno che si dissociasse? Bisognerebbe dire a Giovanni che significa attività politica. Nessuno si è pentito di avermi spinto a questo passo che io chiaramente non volevo? E Zaccagnini? Come può rimanere tranquillo al suo posto? E Cossiga che non ha saputo immaginare nessuna difesa? Il mio sangue ricadrà su di loro.”

Ma è ancora lo stesso Aldo Moro, questa volta l’uomo di fede, ad accomiatarsi, nell’ultima lettera a sua moglie Eleonora, con parole dolci e luminosissime:

” Bacia e carezza per me tutti, volto per volto, occhi per occhi, capelli per capelli. A ciascuno una mia immensa tenerezza che passa per le tue mani. Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile. Sono le vie del Signore. Ricordami a tutti i parenti ed amici con immenso affetto ed a te e tutti un caldissimo abbraccio pegno di un amore eterno. Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo. Amore mio, sentimi sempre con te e tienmi stretto.”

Quanto, in termini di valore umano ed etico, è stato sottratto all’intera comunità civile?

Ps: quello stesso giorno veniva ucciso dalla mafia il giornalista Peppino Impastato. Più di “cento passi” sono quelli che percorse nel denunciare le attività di Cosa Nostra nella sua Sicilia.

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Ritrovamento-del-corpo-di-aldo-moro

La foto della Renault 4 col portellone aperto del bagagliaio a mostrare il corpo senza vita del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro resta nella storia d’Italia come una delle pagine più drammatiche e oscure della nostra Repubblica.

In modo tanto sanguinoso si concluse il 9 maggio 1978 il cosiddetto “affaire Moro”, iniziato la mattina del 16 marzo col sequestro a Roma dell’onorevole e l’uccisione dei cinque agenti di scorta da parte di un nucleo armato delle Brigate Rosse.

Dopo una prigionia di 55 giorni, durante la quale Moro fu sottoposto a un processo politico da parte del cosiddetto “Tribunale del Popolo” istituito dalle Brigate Rosse e dopo aver chiesto invano uno scambio di prigionieri con lo Stato italiano, Aldo Moro fu ucciso.

Un film che ha reso bene il punto di vista dei prigionieri, compreso lo scrupolo di coscienza di alcuni di loro, e il dramma umano vissuto da Moro, magistralmente interpretato da Roberto Herlitzka, è Buongiorno, notte, di Marco Bellocchio. Con un titolo che già sottolinea la fatica di far convivere gli opposti.

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Giulio_Andreotti

Guerre puniche a parte, mi hanno accusato di tutto quello che è successo in Italia. Nel corso degli anni mi hanno onorato di numerosi soprannomi: il Divo Giulio, la prima lettera dell’alfabeto, il gobbo, la volpe, il Moloch, la salamandra, il Papa nero, l’eternità, l’uomo delle tenebre, Belzebù; ma non ho mai sporto querela, per un semplice motivo, possiedo il senso dell’umorismo. Un’altra cosa possiedo: un grande archivio, visto che non ho molta fantasia, e ogni volta che parlo di questo archivio chi deve tacere, come d’incanto, inizia a tacere.

Dal film di Paolo Sorrentino “Il Divo – La spettacolare vita di Giulio Andreotti”

 

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