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Posts Tagged ‘cura’

Il “frastornare” è “un deviare avvitato”. E “frastornati”, cioè “deviati in avvitamento” dal percorso logico e consueto, ci sentiamo a leggere gli ultimi e dolorosi fatti di cronaca di questi disgraziati tempi.

Madre che lascia la figlia, venti mesi, da sola a casa per andarsi a divertire (“volgersi altrove”, la “deviazione” appunto) col fidanzato. E intorno l’ “avvitamento”: nessuno che si ponesse domande sulla non presenza nel mondo di questa bambina, Diana, vera figlia della Luna.

Ragazzo che si schianta con l’auto ai 300 all’ora mentre un amico (?) lo filma (la “deviazione”) per un video sui social. Quasi un videogioco. E poi lo scarto ulteriore, l’ “avvitamento”: ai funerali festa con champagne e fuochi d’artificio, con lo sgommare di auto potenti quale ultimo omaggio sacrale.

Uomo che uccide, in pieno giorno e in pieno centro, un mendicante in preda ad una immotivata furia omicida. La “deviazione”. E intorno tutti filmano l’accadere, come in preda ad un “furor filmandi”, nuovi “Serafino Gubbio operatore” di pirandelliana memoria. L’ “avvitamento”.

Sorelle adolescenti che uscendo dalla discoteca all’alba, con i riflessi ovviamente stanchi, “deviano” per la stazione, luogo in cui l’attenzione è un sottotitolo non detto. E l’ “avvitamento” sta in quel trascinarsi stanco verso i binari con un treno pronto a travolgerle nella sua corsa, senza che chi le aveva notate le fermasse per una salvifica sosta.

Cosa manca? Difficile a dirsi. Forse la cura di chi è sulla “soglia” dell’evento. Forse la lentezza degli eventi stessi. Perché “frastorna” la velocità con cui tutto accade e precipita. Senza la possibilità di un ripensamento, di una riflessione. Facendo, purtroppo, tabula rasa. Di tutto, dell’uomo e della sua innata fragilità.

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Di questi tempi l’abbraccio è ancora merce rara.

A tal punto da meritare un fiocco speciale.

Come un regalo a lungo sospirato.

Ed è San Valentino…

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Forse per fare San Valentino sarebbe sufficiente stendere al sole i cuori che abbiamo incontrato.

Lasciandoli odorare di fresco bucato.

Come in quei giorni in cui abbiamo visceralmente amato.

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“National Gallery” – London

La notizia è talmente bella da sembrare una fake.

È prescrivibile in ricetta medica, come forma terapeutica, la visita gratuita al museo. Perché sono ormai evidenti le prove scientifiche sul potere dell’arte come cura, non solo per la psiche ma anche per il fisico. Tra le opere d’arte aumenta il nostro benessere perché si alzano i livelli di cortisolo e serotonina.

Adesso la cattiva notizia. Per ora la visita museale nel prontuario medico è realtà solo canadese. Peccato. Perché la bellezza ci fa stare meglio, fino ad essere meglio.

E in questi tempi cupi e oscuri e violenti è auspicabile che qualche grammo di bellezza da somministrare come cura sia possibile anche nel vecchio continente.

Forse si abbasserebbe la possibilità di un’insensata sparatoria in un mercatino di Natale.

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Chissà perché celebrare solo il giorno di Raccolta.

La vera dedizione sta nella Semina.

Che é Attenzione al terreno rivolta.

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good-houskeeping

Lo strano cammino delle parole.

Sentiamo pronunciare “attenzione“, ed immediatamente scattiamo sull’attenti.

E’ difficile del resto che “Acthung” non rievochi tempi spaventosi.

Eppure l’attenzione è anche cura per l’altro, occhio speciale e affettuoso verso qualcuno a cui vogliamo bene.

O che, semplicemente, ha bisogno di noi in quel momento.

Attraverso un gesto di attenzione. Che, se affettuosa, si fa “manutenzione”.

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addobbo

Il tempo che stiamo vivendo sembra un tempo non solo veloce ma anche appesantito, tale che gli addobbi sembrano ormai essere ciò di cui ciascuno è cronicamente “caricato”: tasse, problemi, mancanze et affini.

Eppure sistemare un addobbo di Natale, anche solo uno, rende leggeri. E attenti alla delicatezza. Perché l’addobbo, qualunque esso sia, ha bisogno di cura speciale. Ricordandoci la manutenzione più alta e più fragile. Quella degli affetti e di ciascuno di noi.

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Ci prenderemo cura di te, caro Marzo.

Per sentire rinascere le parti verdi di noi.

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La Parola

Cura:  “Pensiero attento e costante, sollecitudine affettuosa nei confronti di qualcuno o qualcosa”.

Narra la leggenda che la dea Cura, attraversando un fiume, scorse del fango cretoso e, raccoltone un po’, cominciò a dargli forma. Così nacque l’uomo (homo) dalla terra (humus), acquisendone il nome. Fu poi Giove, dietro richiesta di Cura, ad infondere lo spirito in questo essere. Dopo la disputa tra Cura e Giove sul nome da dare all’essere, Saturno così decretò: al momento della morte sarà la Terra a riceverne il corpo e Giove lo spirito, ma in vita lo possiede la Cura. Per questo motivo la Cura possiede l’uomo finché vive.

La cura è infatti condizione costante dell’essere umano. L’uomo è avvinto dalla Cura, sentendo il bisogno insopprimibile di dedicarsi a qualcuno o a qualcosa. Lo si può definire il marchio della Cura. Come scrive Franco Battiato:
“Ti salverò da ogni malinconia,
perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te…
io sì, che avrò cura di te”.

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