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Posts Tagged ‘crisi di governo’

L’aula del Senato per il discorso del presidente del Consiglio Mario Draghi – Roma, 20 luglio 2022

E così tra pantomime e azzardi la crisi di governo ha esitato in una salita al Colle del Premier (ormai ex) Mario Draghi per rassegnare al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella le dimissioni, questa volta irrevocabili. Con il Capo dello Stato che scioglie le Camere e indice nuove elezioni.

I Giochi, o meglio i divertissements, di Palazzo si sono spinti troppo oltre, e quando il dentifricio esce dal tubetto si sa che non può più rientrare.

Ora il tentativo da parte di tutti, specie quelli che l’hanno effettivamente prodotto, è sganciarsi dalla responsabilità del risultato. Nonché inneggiare al bene del Paese, quando è ormai lapalissiano che siano schermaglie personali e interessi di parte a muovere le azioni di tanti nostri politici.

Ma le evidenti sgrammaticature della forma hanno sottolineato la vacuità del contenuto. E ciò rischia di essere pericoloso per i cittadini tutti.

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Se alziamo per un momento lo sguardo dal nostro italico ombelico, leggi crisi di governo, e da quello pandemico mondiale, dobbiamo prendere atto di quanto le pratiche democratiche non siano per nulla scontate in varie latitudini.

E se il Myanmar, col suo colpo di Stato e l’arresto della leader e premio Nobel Aung San Suu Kyi, ci può apparire lontanissimo, Russia ed Egitto sono invece a noi geograficamente vicini.

La Russia, propaggine di quell’Europa portatrice di valori liberali, ha appena condannato Alexei Navalny, oppositore politico del governo Putin, a tre anni e cinque mesi di carcere. Migliaia i manifestanti fermati nei giorni scorsi, ma il Cremlino, sostiene che la mano dura della polizia è “legale e giustificata” quando ha a che fare con “teppisti e provocatori”. Così sono definiti quelli che la pensano diversamente da chi governa.

L’Egitto, l’altra riva sul comune Mediterraneo, ha prolungato ancora una volta di 45 giorni la custodia cautelare in carcere di Patrick Zaki, lo studente detenuto ormai da un anno con l’accusa di propaganda sovversiva. Quell’Egitto di Al-Sisi che dopo cinque anni ancora nicchia sulle responsabilità nell’omicidio di Giulio Regeni.

Ecco perché poi, riportando lo sguardo sul nostrano ombelico politico, torniamo a considerare fondamentali quei paletti democratici che spesso diamo per scontati. Seppur la crisi politica si stia avvitando su se stessa, rivelando forse anche una crisi di sistema.

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Tra le novità gonfiabili di questa estate troviamo la Sirena salvagente, portatrice nel nome del suo compito esistenziale. Del tutto opposto al ruolo classico della Sirena, che ammaliava seducente gli uomini d’acqua per condurli nel profondo.

Questa ricorda invece la Sirena di Manhattan, alias Daryl Hannah, che nel film di Ron Howard faceva “Splash” cercando acqua di sale tra i grattacieli di New York per poter sopravvivere.

Ps: chissà come se la passano/spassano in questi giorni le Sirene incantatrici tra i palazzi istituzionali romani… Che siano “salvagente” appare però arduo da crederlo.

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Ieri al Senato, oltre ad assistere alla fine annunciata e poi procrastinata del governo gialloverde attraverso comunicazioni esplicite dei leader politici, abbiamo ripreso confidenza con il linguaggio non verbale, il non detto, la gestualità che tutto dice pur non dicendo.

E nell’esplicito subliminale si andava a sottolineare l’infinita linea d’ombra che distingue gli uomini nella loro essenza, molto prima che nel loro agire da governanti.

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In pieno periodo ferragostano ci ritroviamo nei marosi di una crisi di governo.

Quella “crisi” di derivazione greca che originariamente indicava la “separazione”, durante la trebbiatura, della granella del frumento dalla paglia e dalla pula.

Arduo discernere oggi, nel “campo” governativo, le bionde spighe di grano.

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Guazzabùglio: mescolanza confusa di cose varie, materiali o astratte. “Un affare imbrogliato da mille circostanze diverse gli è un guazzabuglio”.

Altro che liquidità di baumaniana memoria.

Tutto in continua evoluzione, da un giorno all’altro, di minuto in minuto.

Estragone e Vladimiro che aspettano Godot, a confronto, non rientrano più nel teatro dell’assurdo.

Si naviga a vista. Ogni prassi costituzionale bypassata. Qualsiasi scenario fantapolitico all’improvviso è possibile.

Con atteggiamenti irriverenti, cambi repentini, posizionamenti schizofrenici, parole irresponsabili, visioni miopi ed egocentriche.

E le istituzioni che appaiono indebolite, la politica non più memore della propria caratteristica dialettica e la finanza in continua fibrillazione.

Un vorticoso giro di giostra in 80 ore.

Contratto nato con gestazione lunga e parto podalico. Governo giallo-verde, forse. Quirinale in diretta. Savona l’economista, non la città, quale punto cardinale. Conte il professore, non l’allenatore, quale premier poco cardinale. Governo giallo-verde, ancora. Retromarcia. Savona, sempre l’economista, quale punto dirimente. Euro no, ma anche sì, se. Diktat, veti, riserva, rinuncia. Spread su, borse giù. Offese oltralpe. Impeachment urlato. Internet impazzito. Al voto, al voto. Con le infradito? Durante la vendemmia? Piazze chiamate, e prenotate. Bandiere tirate, e ritirate. Campagne elettorali. Dirette Facebook. Strappo, forbici, Cottarelli. Governo tecnico, lista ministri, nessuna fiducia. Ancora qualche ora. Altri incontri informali. Sinistra, chi l’ha vista? Salite e discese dal Colle. Uscite laterali. Accenni e dinieghi. Impeachment anche no. Ci siamo sbagliati. Torna indietro di tre caselle. Di nuovo governo giallo-verde. Sicuri? E Savona? Si sposta di una casella. Ma è un economista, non la città. E allora fermo un giro. E poi ricominciamo. Davvero? Certo, qui non scherziamo.

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caimano

Dice che torna perché costretto. Da cosa?

Ovviamente dall’interesse per il Paese.

Che si è fatto talmente urgente da diventare privato.

Prendendo il nome di decreto sull’ineleggibilità.

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